Cadibon, un pomeriggio passato con Luca Bon alla scoperta della sua realtà e l’evoluzione dei suoi vini, con qualche annata meno recente
16 Dicembre 2022
Dopo esserci passato davanti decine di volte, finalmente c’è stata l’occasione di conoscere Luca Bon, nella sua azienda Cadibon, a poche centinaia di metri dal centro di Corno di Rosazzo.
L’origine del nome è abbastanza palese: ottenuto dalla composizione del cognome di famiglia, Bon, e dalla casa in cui sono nati sia papà Gianni sia Luca che la sorella. L’azienda trova le sue origini a Medana, da nonno Stanislao Bon e nonna Olga che, ai tempi della seconda guerra mondiale, si trovava in Italia. Finito il conflitto la cittadina è diventata slovena e i nonni di Luca diventarono profughi, lasciando tutti i possedimenti e scendendo a bordo di un cavallo nel paese più vicino al confine, in territorio italiano. Qui iniziarono da zero l’attività, grazie ad alcuni amici che gli diedero la possibilità di lavorare nella loro stalla che, nel corso degli anni è stata trasformata nell’attuale casa e poi cantina. La prima bottiglia di vino è stata prodotta a Natale 1977. Il figlio, Gianni, ha mantenuto i tre ettari vitati, ereditati dai genitori, pur svolgendo tutt’altra attività e dal 2006 Luca è entrato ufficialmente al timone di Cadibon, dopo gli studi da perito agrario.
Prima di sederci a chiacchierare diamo uno sguardo al punto vendita, con sala degustazioni, inaugurata nel 2012 nella quale si possono assaggiare i vini prodotti accompagnati da qualche cicchetto locale.
Affianco troviamo la cantina divisa in due principali aree: una parte dedicata all’affinamento, dove sono contenute barrique, tonneau e alcune vasche in cemento e l’altra, più vicina all’esterno, nella quale sono presenti le vasche in acciaio. Particolarità della prima zona è un pozzo, quasi sempre pieno d’acqua, che favorisce la presenza di umidità.
Cadibon oggi possiede poco meno di tredici ettari con la maggior parte di uve autoctone quali Ribolla Gialla e Friulano, ma anche Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay, Malvasia, Verduzzo; mentre per le rosse troviamo il Merlot che la fa da padrone, oltre a Cabernet Franc, Schioppettino, Refosco dal Peduncolo Rosso e Pignolo. Le aree in cui si estendono i vigneti sono sia nel Collio, a Ruttars, sia nei Colli Orientali, con un’estensione da Corno di Rosazzo a Gramogliano. I terreni più alti sono a formati da ponca, mentre scendendo si trova un substrato a medio impasto, fino a limo-argillosi che arrivano a valle con una prevalenza di ghiaia.
Nel 2008 Cadibon è stata certificata BIO, ma nel corso degli anni ci si è accorti che il disciplinare non soddisfava a pieno la gestione del vigneto, tornando a fare un’agricoltura sostenibile, trattando con rame e zolfo, ma potendo avere delle armi più efficaci in caso di bisogno. “Voglio che le mie vigne siano vigorose e performanti e per questo motivo non devono andare in stress; vigne stitiche non producono uva di qualità. Il segreto sta nell’apparato fogliare, se una foglia protegge un grappolo vuol dire che la natura ha deciso così”.
Le concimazioni sono organiche, solo in caso di bisogno, i terreni inerbiti e si lavora il sotto fila a varie riprese, al contrario di un tempo che si sfalciava solamente, per dare una sufficiente areazione alla pianta. Non si vuole stressare troppo nemmeno il terreno e si cerca di mantenere la massima pulizia. Non c’è comunque un processo di lavorazione standard, poiché dipende dalle aree in cui si trovano le vigne, la loro età e da che cosa necessitano.
In cantina si lavora distinguendo le uve che provengono dai vari appezzamenti anche se, come nel caso della Ribolla Gialla, da quattro vigneti si producono due vini, differenziando l’uno dall’altro semplicemente per l’età delle piante. Un altro esempio è quello del Friulano, che trova spazio in sette diverse aree, ma si producono tre etichette, per non avere una gamma troppo ampia di vini. Per filosofia aziendale le uve vengono tutte diraspate e non stanno a contatto tra di loro, se non per qualche ora, prima di essere pressate. Una produzione media annua di circa cinquantacinquemila bottiglie che si dividono in tredici/quattordici etichette, tra le quali si trovano vini più semplici che affinano in solo acciaio e vini più strutturati che finiscono la fermentazione in barrique e svolgono un successivo affinamento in legno. Tra questi troviamo un Friulano, la Malvasia, Chardonnay e il Verduzzo, mentre tra le fila dei rossi tutte le referenze, Merlot, Schioppettino, Refosco e Cabernet Franc, fanno un passaggio in legno.
Quando è stata inaugurata la cantina si è iniziato a lavorare con lieviti indigeni e fermentazioni spontanee, processo che è durato tre o quattro anni per poi tornare ad utilizzare lieviti selezionati, per una maggior efficacia nel processo fermentativo.
Curioso vedere che nelle etichette viene indicato il comune dove si trova la vigna, il mappale e l’anno dell’impianto, come nel caso del primo vino che assaggiamo, la Ribolla Gialla 2021, che vede le scritte: F.8 (comune), MAP.9 (mappale), vigneto 1931 (anno dell’impianto). Un vino che viene vinificato ed affina solo in acciaio, dai sentori agrumati di pompelmo, tropicali, bergamotto, spunti di erbe aromatiche, salvia, leggera nota speziata per un palato di buona mineralità ed acidità, verticale, fresco, di beva, con una discreta persistenza.
Il secondo vino assaggiato è il “Bontaj” 2021, annata nella quale la maggior parte delle uve hanno avuto fermentazioni molto lunghe, anche di un mese e mezzo o due. Le caratteristiche principali di questo Friulano al naso sono la frutta a pasta gialla, albicocca, spunti erbacei, di camomilla, per un palato più avvolgente del precedente, “morbido”, sostenuto da una buona mineralità e sapidità. Entrambi i vini devono riposare qualche mese in più in bottiglia.
Cadibon ha creduto molto nelle autoctone Friulano e Ribolla Gialla fin dagli anni ’90, fatto che ha permesso di avere oggi vecchie piante e poter assaggiare vecchie bottiglie. Nel corso degli anni si è notato che nella Ribolla Gialla si avevano non pochi squilibri nell’acidità, cosa che dal 2015 circa, grazie o a causa dei cambiamenti climatici si è molto moderata, ottenendo vini sempre più equilibrati, dall’alcol non eccessivo e dalla buona beva.
Per capire al meglio l’evoluzione della Ribolla Gialla, apriamo un 2017 e un 2016 due annate totalmente diverse tra di loro, caratterizzate rispettivamente da una maggiore piovosità e dall’altro canto, siccità e calore. Nel vino più giovane si percepisce una frutta più fresca, note floreali di gelsomino, timo e una maggiore acidità al palato, con un’ottima freschezza, ma se vogliamo più esile del 2016. Un 2016 che fa discutere, con le sue note di frutta più matura, mela cotta, grafite, miele, tiglio, frutta secca, liquirizia; sicuramente più importante al palato, con una buona beva, meno acidità, ma più persistente. Entrambi mantengono una buona mineralità e sapidità.
Un assaggio anche di Malvasia 2021, con uve che provengono da un vigneto del 1971; vino che finisce la fermentazione tra tonneau e barrique. Al naso spunta da subito una buona balsamicità, note erbacee, erbe aromatiche, rosmarino, un tocco mentolato, pepe bianco per un palato ricco, dalla buona sapidità e mineralità, discreta acidità e persistenza. Il destino di questo vino sarà la vinificazione in solo acciaio, per fare emergere maggiormente le caratteristiche del vitigno.
Passando al Friulano “Epoca” 2020, troviamo un vino che anche in questo caso finisce la fermentazione in barrique dove affina per circa un anno. Si presenta al naso in maniera strutturata con note di agrume, vaniglia, timo, tiglio, erbe aromatiche per un palato che fa emergere le caratteristiche del substrato in cui si trovano i vigneti: ricco in sapidità, minerale, buon corpo e buona persistenza.
Concludiamo con il Sauvignon 2021, annata in cui la fermentazione è durata addirittura due mesi. Al naso una potenza di sentori, tra i quali note di peperone verde, foglia di pomodoro, pepe, spunti mentolati, per un gusto verticale, dalla buona sapidità e mineralità e persistenza.
La giornata si è conclusa da mamma Ameris che a San Giovanni al Natisone conduce l’Osteria Cadibon, dove si possono gustare ottimi manicaretti “de casada” della tradizione friulana. Per Luca maglietta 2012!