Cave Mont Blanc, un primo incontro in Valle d’Aosta con il giovane presidente della cooperativa nata negli anni ’80 Nicolas
18 Novembre 2022
Siamo tra Morgex e La Salle nell’omonima sottozona della Vallée D’Aoste DOC e l’avventura in questa regione si apre incontrando Nicolas Bovard, il giovane presidente della cooperativa di produttori Cave Mont Blanc.
Per capire al meglio il territorio ci dirigiamo tra i vigneti a poche centinaia di metri dalla cantina, vigneti che ad oggi sono complessivamente di diciotto ettari, di cui quattro sono lavorati e gestiti direttamente dalla cantina mentre gli altri quattordici sono frazionati in sessantasette proprietà differenti, di cui il socio più piccolo possiede ottanta metri e quello più grande un ettaro e mezzo. Il motivo per il quale sempre più appezzamenti sono gestiti direttamente dalla cantina è che i proprietari, con l’avanzare dell’età, rischiano di abbandonare alcuni vigneti, per evitare ciò Cave Mont Blanc si è posta come obiettivo di portare avanti il lavoro dei suoi soci più anziani.
Facciamo un passo indietro nella storia, così da capire che i comuni di Morgex e La Salle un tempo erano zone in cui la viticultura era un’attività molto diffusa per tutte le famiglie, complementare alla coltivazione di cereali, seminativi e l’allevamento di bestiame.
Dopo la seconda guerra mondiale a Morgex arriva un Parroco di nome Don Bougeat che si appassiona alla zona, comincia a fare le prime prove di vinificazione moderna e promuove il vino fino a farlo conoscere a personaggi illustri come Luigi Veronelli.
Sulla sua scia nei primi anni ’70 alcuni viticoltori si associano in quella che si chiamava “association des viticulteurs”. Nei primi anni ottanta l’associazione si strutturò sempre di più, fino alla costruzione dell’attuale cantina e la produzione della prima bollicina Metodo Classico in Valle d’Aosta nel 1983.
Tornando ad immergerci nella vigna, in questa zona della regione troviamo una sorta di monocoltura, con una varietà predominante che è il Prié Blanc, con vigne allevate a pergola. L’altezza delle piante è di circa sessanta, ottanta centimetri, per una ragione storico/climatica, così da avere l’uva più vicina al terreno e giovare del calore che sprigiona. Curiosità è che queste piante, che hanno un’età media di circa cinquanta/sessant’anni sono per lo più a piede franco e moltiplicate per propaggine, ovvero sotterrando un tralcio della vite per farlo radicare e generare una seconda pianta. Una delle caratteristiche di questa varietà è che ha un ciclo vegetativo breve, con il suo inizio nel mese di aprile e una vendemmia che solitamente si svolge tra agosto e settembre.
I vigneti che fanno parte di Cave Mont Blanc sono compresi tra i novecento e i milleduecentottanta metri, dove sorge la vigna più alta, a La Salle. Il substrato è di provenienza glaciale, con una prevalenza di terreno morenico composto da materia sabbiosa, granito, scheletro e quasi alcuna traccia di calcare; obbligando così le radici ad andare in profondità per cercare acqua e nutrimento.
I trattamenti che vengono effettuati sono uniformi per tutti i soci, con degli accordi approvati dal direttivo della cooperativa e si limitano a quattro o cinque, di media, per anno, evitando sempre di più i diserbi oltre a trattamenti fitosanitari che rilasciano residui nel terreno.
Ritornando in cantina due chiacchiere con Nicolas, fanno scoprire il suo attaccamento con il Veneto, avendo studiato Scienze Gastronomiche presso l’Università di Padova. Dopo un’esperienza in una distilleria, che produce anche vino, dal febbraio 2021 è presidente di Cave Mont Blanc, svolgendo principalmente il ruolo di commerciale, di accoglienza e di direzione dei vigneti.
Le bottiglie prodotte sono circa centotrenta/centoquaranta mila per anno con una predominanza di bollicine.
Per la produzione delle bollicine Metodo Classico l’uva viene vendemmiata rigorosamente matura e si è constatato che l’affinamento ottimale in bottiglia del Prié Blanc spazia dai venti ai trenta mesi. Le etichette sono ad oggi quattro: “Blanc de Morgex et de La Salle”, un Brut che affina circa venti mesi sui lieviti, il “Glacier”, Pas Dosè che affina oltre i venti mesi sui lieviti (in entrambi i casi la prima fermentazione viene fatta in tini troncoconici di rovere), il 1187, Extra Brut che prende il nome dai metri di altezza del vecchio castello presente a Morgex e “Cuvée de Prince” (dedicato ad Amedeo di Savoia, principe e amico delle guide alpine di Courmayeur), che affina circa settantadue mesi in bottiglia.
Da circa vent’anni viene prodotto il “Cuvée des Guides” che si vinifica e riposa sui propri lieviti a duemiladuecento metri di altitudine, in una cantinetta adiacente all’arrivo della prima funivia del Monte Bianco. Non è ancora dimostrato empiricamente, ma sembra che a questa altitudine avvenga una diversa presa di spuma, che rende la bollicina più fine e delicata, tale effetto poiché il lievito soffre dell’alta quota e lavora in maniera più lenta.
Ogni anno vengono fatte affinare dieci bottiglie di questo vino anche nella cantina “a bassa quota”, per poterne verificare l’evoluzione e confrontarle con quelle ad alta quota.
Esplorando la cantina si possono trovare per lo più vasche in acciaio, oltre ad un tino troncoconico di rovere (con tre doghe in larice, pianta tipica e molto comune in queste zone) ed alcune barrique non tostate, ma piegate a vapore. Barrique introdotte da un paio di anni per l’affinamento di una parte della base del Prié Blanc “La Piagne” e per destinare un 5% di base affinata in legno alla bollicina Brut. Le barrique sono utilizzate anche per l’affinamento di un Ice Wine, vino sempre più difficile da produrre, a causa delle condizioni climatiche.
Per mettere in punta le bottiglie si utilizzano le giropalette, ad eccezione delle magnum e del settantadue mesi sui lieviti.
Non solo bollicine e Ice Wine, ma a completare la selezione dei vini Cave Mont Blanc ci sono anche tre bianchi fermi, un Prié Blanc che affina in acciaio, un secondo che affina un po’ di più, sempre in acciaio “Rayon” (raggio di sole) e “La Piagne”, ottenuto da un Cru del vigneto più alto di Prié Blanc.
Gli assaggi esordiscono con il bianco più classico, vendemmia 2021, che si presenta con note delicate di fiori bianchi, un tocco agrumato, note erbacee e leggeri sentori di frutta secca. Il sorso è ben teso, ricco di mineralità, sapidità, spalla acida, discreta persistenza e un ritorno anche in bocca della frutta secca.
Un assaggio anche di “Rayon” 2020, etichetta destinata ad uscire dalla gamma dei vini Cave Mont Blanc, il quale carica i suoi sentori, con note di fiori gialli che tendono ad essere essiccati, frutta a pasta gialla più matura, frutta secca per un palato più “tondo”, dove però mantiene la sua acidità, mineralità e sapidità.
Passando alle bollicine assaggiamo il Brut, vendemmia 2019, affinato venti mesi sui lieviti che si presenta con un colore abbastanza intenso, spunti erbacei al naso, note officinali, leggero richiamo alla pasticceria, frutta secca, per un sorso teso, con una bolla fine, buona acidità e un residuo zuccherino molto limitato, che lo fa percepire ben verticale.
La seconda bollicina è il Pas Dosè 2018 che si presenta al naso con sentori simili al precedente, con note che tendono alla pesca bianca e ad essere ancora più erbacee ed officinali, con spunti di salvia e frutta secca. In bocca la bolla è fine, rimane verticale, ma più equilibrato del primo, grazie al suo affinamento maggiore sui lieviti.
Per il futuro ci sarà in previsione una bollicina Rosè, a base di un’uva autoctona Roussin. Inoltre si vuole aumentare la produzione della Cuvée des Guides, che oggi conta circa mille bottiglie per anno, oltre a concentrarsi nella produzione di un Brut frutto di assemblaggi di più vini base, anche di diverse annate.
Maglietta 199 a Nicolas e un ringraziamento per questa prima tappa Valdostana!