Un veloce incontro con Fabio, titolare di Cingilia, grazie all’amico Fernando, professore di agronomia presso l’istituto agrario di Alanno
17 Agosto 2022
Avendone assaggiato i vini il giorno prima assieme a Fernando Di Benigno, professore di agronomia presso l’istituto agrario di Alanno, decidiamo di andare a toccare con mano la piccola realtà creata da Fabio Di Donato, Cingilia. Ci troviamo a Cugnoli, in provincia di Pescara, paese a cui è stato dedicato il nome della cantina, essendo Cingilia l’antico nome romano della cittadina. Il papà di Fabio ha da sempre avuto meno di un ettaro di vigna (precisamente 0.3 ettari) che allevava, conferendone poi il frutto alla vicina coperativa.
Fabio è diventato enologo nel 2010, anche se i primi esperimenti di vinificazione all’interno del garage di casa iniziarono già nel 2004, per poi costruire una vera e propria cantina nel 2013. Oggi troviamo un’azienda che si compone di sei ettari, i quali si estendono nei pressi della cantina, con varietà sia a bacca bianca sia a bacca rossa tra cui: Cococciola, Pecorino, Passerina, Trebbiano e Montepulciano. I terreni sono diversificati, con alcune aree più basse e sabbiose, ricche di scheletro, mentre altri più profondi ed altri ancora di origine alluvionale, privi di roccia madre. Nelle colline limitrofe si trovano anche argille grigie, terreni dove sono piantate le varietà a bacca rossa, mentre le uve a bacca bianca si trovano nella parte più bassa, in procinto di un torrente.
Cingilia è certificata bio dal 2022, effettuando trattamenti con rame e poco zolfo, sostituito sempre di più da oli essenziali di arancia. Si pratica il sovescio, piantando principalmente graminacee e favino e, pur essendo a favore dell’inerbimento, nei mesi estivi viene lavorato il terreno per evitare che questo si spacchi, a causa della siccità.
Dando uno sguardo alla cantina, si possono notare solo vasche in acciaio, collegate ad un impianto di raffreddamento, utilizzato con moderazione. Sono presenti una pompa, una piccola pressa e un torchio, pochi strumenti a voler sottolineare la ridotta tecnologia, che lascia spazio alla tecnica. Il legno non viene usato per scelta e filosofia, al fine di non coprire e standardizzare i vini, volendone valorizzare le caratteristiche varietali e del territorio circostante, anche se non bisogna, secondo Fabio, denigrare il legno di alta qualità e come viene utilizzato da alcuni produttori.
Le fermentazioni vengono avviate da un piede, “come si prepara è un trucco del mestiere”, e si lavora con lo scopo di ottenere vini puliti e non difettati. Anche l’uso di solforosa è molto limitato, aggiungendola, se necessario, solo in fase di imbottigliamento. Per monitorare l’andamento delle vinificazioni e non lasciare nulla al caso, Fabio si è dotato di un microscopio ottico, così da intervenire il meno possibile nel processo di trasformazione delle uve e accompagnarle al loro divenire vino.
Le bottiglie prodotte sono poco più di venticinquemila, mantenendo una parte di vino che viene venduta sfusa o in bag in box.
Tra le chiacchiere un calice di Passerina 2021 dai sentori agrumati, di cedro, ma anche una nota ammandorlata, una leggera salvia e fiori bianchi, per un sorso fresco e di beva, ricco in acidità e discreta persistenza.
Le etichette Cingilia sono in totale sette, con i bianchi che escono d’annata, essendoci un’elevata richiesta e i vini rossi che affinano almeno due inverni. Tra la gamma di etichette spunta anche un rifermentato a base di Cococciola che incontra un 20% di Passerina, vini che vengono fatti rifermentare in bottiglia con il mosto dell’anno successivo. L’ispirazione di questo ultimo vino è stata trovata durante una visita a Valdobbiadene, dove si è scoperta la vecchia, e ormai tornata in auge, tecnica di produrre il prosecco, con seconda fermentazioni in bottiglia.
Per il futuro è in programma la costruzione di una nuova cantina e l’ampliamento del magazzino così da poter realizzare la volontà di uscire con i vini bianchi tre anni dopo la vendemmia. Inoltre si sta investendo sulla ricerca di un contenitore di affinamento alternativo da introdurre, meditando sulle anfore o sulle uova di cemento.
Ringraziando Fabio per l’incontro improvvisato e lasciandolo ai suoi appuntamenti, per lui maglietta numero 186!