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martedì, 11 Febbraio, 2025

Enotria Tellus – San Polo di Piave (Treviso)

Enotria Tellus, un “viajo” tra innovazione e tradizione

11 Gennaio 2020 – 23 Maggio 2020
Conosciuti ad una manifestazione locale, Formaggio in Villa, a Santa Maria di Sala (VE) ho promesso di andare a trovare Anisa e Fabio a stretto giro e dopo quasi un anno finalmente ce l’ho fatta!
Le visite sono poi diventate due, una pre ed una post quarantena, in cui ho potuto vivere al meglio la storia dell’azienda e la filosofia dei due giovani ragazzi che l’hanno creata ex-novo.

Enotria Tellus

Senza svelare troppo sono stato accolto con un calice di vino, la novità del 2020…per ora posso dire solo che è bianco, è buono e ho sbagliato ad indovinarne il vitigno!

La storia di Enotria Tellus comincia “ufficialmente” nel 2016 quando Fabio prende in gestione i vigneti del papà e del nonno dando vita ad un nuovo progetto con un nome che teneva custodito gelosamente in un cassetto della mente. La terra del vino, letteralmente, un termine latino che si trova spesso in letteratura poichè l’Italia, molto coltivata a vigneti veniva così denominata dagli stranieri che un tempo sbarcavano sulle coste mediterranee.

Di fianco all’ingresso della rinnovata cantina si entra subito nell’affascinante bellussera, un impianto di circa 40/50 anni nel quale le viti di glera si abbracciano tra loro guidate da cavi di acciaio, ad un’altezza di circa due metri. Una sorta di immenso tendone, che ti ripara e ti accoglie dentro di sè.
Noi ci siamo accomodati con un calice in mano e qualche fetta di sopressa nell’altra, ma un tempo venivano piantate sotto alle vigne, patate, granturco, legumi, erba spagna…per sfruttare tutto lo spazio a disposizione nel campo.

Enotria Tellus conta circa venti ettari ma la produzione di bottiglie è ancora limitata rispetto all’uva prodotta.
Ci troviamo in un territorio dal suolo diversificato con una strada che divide due conformazioni molto diverse: a destra troviamo più sassi e sabbia mentre nel lato sinistro predomina l’argilla.
Vigneti nei quali si limitano gli interventi, sia di irrigazione sia nei diserbi e nella chimica, nel rispetto della certificazione SQNP, che prevede di giustificare ognuno di questi.
La vendemmia dipende dall’annata e dal clima, rigorosamente manuale per il Merlot, mentre per le altre uve anche a macchina per far arrivare al più presto l’uva in cantina.
Con i macchinari moderni non viene danneggiata l’uva e possono essere un valido supporto per mantenerne qualità, freschezza evitandone l’ossidazione.

Ad oggi vengono prodotte sei etichette:
due di prosecco, un brut ed un extra dry con uve provenienti da vigneti diversi, per accentuare alcune delle caratteristiche più favorevoli alle due lavorazioni.
un pinot grigio spumantizzato, il più secco di casa,
un bianco frizzante, cuvèe di glera e pinot bianco,
due rossi che seguono lavorazioni diverse con le stesse uve di partenza, merlot e raboso, ovviamente Piave. Da un lato il richiamo alla terra con l’utilizzo delle anfore d’argilla e una macerazione di una parte delle uve che è arrivata a toccare i cento giorni, mentre dall’altro l’utilizzo del legno, francese ed americano (di primo, secondo e terzo passaggio).
In entrambi viene utilizzata per una percentuale delle uve la tecnica dell’appassimento del raboso, in fruttaia per poco più di un mese.

Fabio mi svela alcuni segreti sulla tecnica che segue per la lavorazione degli spumanti tra cui i costanti assaggi olfattivi e gustativi (almeno mattina e sera), la fermentazione che viene “lasciata andare”, anche per quindici giorni, e le puntigliose analisi per ricercare la perfezione nei vini.

Per quanto riguarda i vini rossi i segreti sono simili e la tradizione vuole che ci si ritrovi in compagnia, di anno in anno, per definire l’uvaggio ideale per la creazione dei vini da imbottigliare.

E’ il momento di fare un focus sui nomi e sulle etichette disegnate dalla creativa Anisa, delle opere d’arte che identificano i vini, il lavoro che vi è dietro e la storia dell’azienda con riferimenti storici/scientifici e un aspetto moderno ed innovativo.

Enotria Tellus

Viajo“, pinot grigio, che prende il nome dal viaggio in dialetto rappresenta l’inizio dell’avventura dell’azienda, che, tramite le numerose strade che sta percorrendo, li ha portati da zero ad un prodotto che fa sicuramente breccia (io sono di parte SI!). Un viaggio dell’uva, dalla pianta al bicchiere che accompagna il prezioso liquido nella bocca dei consumatori. Una bici guidata da una persona bizzarra con una testa di papavero, simbolo  di Enotria Tellus, che ricorda la stravaganza di alcuni vini e i profumi floreali racchiusi all’interno di essi.

Balikwas, una parola filippina, per un uvaggio di pinot bianco e glera, semplice, conviviale ma con personalità. Il termine significa oltre il muro ed è proprio li che se scavalchi la tua zona di confort puoi trovare qualcosa di più bello. Oltre il muro ci sono i papaveri, prima non li vedevi, avevi le tue certezze e perdevi queste meraviglie.
In testa mi si accende subito il campanello degli amati Pink Floyd!

Piradobis, una parola che non esisteva, ottenuta traslitterando un termine in lingua georgiana che significa identità. L’omaggio ad una culla storica del vino e alle anfore di terracotta utilizzate per la sua lavorazione e l’identità delle uve di raboso, biglietto da visita del Piave.
Nell’immagine, dove predomina l’anfora, si scorge una formula matematica, la formula dell’identità di Aulero, nella quale il risultato è UNO. La stessa cosa vale per il vino, se sommi più fattori e aspetti della lavorazione ciò che otterrai sarà UN unico prodotto.

Ars et Ingegnum, dal latino tecnica e creatività, i due ingredienti che rappresentano il risultato che ci delizia le papille gustative, metaforicamente Fabio ed Anisa.
Il protagonista dell’etichetta è un uomo con la testa di papavero che doma diverse sfere di dimensioni differenti, le quali rappresentano le varie lavorazioni legate al vino.
La spirale aurea le collega e apre lo scenario in cui avviene la fase creativa dove gli amici si ritrovano a fare gli assaggi del miglior uvaggio da imbottigliare.

Per il futuro di Enotria Tellus c’è in programma il rifacimento delle etichette del prosecco ad oggi rappresentate da un papavero disegnato ad acquerello, ma con lo stelo digitale, l’uscita di un nuovo vino e l’idea di creare una struttura ricettiva per accogliere gli ospiti in cantina.

Arrivederci ragazzi, continuate così!

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