Klinger Winery, trekking tra le strade del vino in compagnia di Umberto, che assieme alla famiglia porta avanti questa nuova realtà vitivinicola
18 Settembre 2021
Alla scoperta di Klinger Winery con Umberto, che conduce l’azienda assieme alla famiglia, in un percorso tra i sentieri e le vigne delle colline Avisiane di Pressano.
Una storia di viticoltura che trova le origini grazie al bisnonno di Umberto, il quale nel 1921 comprò il Maso Clinga, fondato nel 1921 dalla famiglia tedesca Klinger nel 1500, poco più su dell’attuale abitazione. Il nome Klinger si attribuisce al suono dei picconi che risuonavano dalle vicine miniere d’argento, in tedesco il termine “risuonare” è appunto “klingen”.
Una storia che è continuata tra viticoltura, allevamenti e altre coltivazioni con il nonno di Umberto, prima, il quale aveva undici fratelli, e suo padre poi, altra ricca famiglia con otto figli. Alcuni numeri per capire il frazionamento ereditario che ha poi spartito i vari terreni, diversificandone le proprietà e rendendo talvolta difficile avere degli appezzamenti vitati a corpo unico.
Oggi la famiglia Pilati possiede alcuni piccoli appezzamenti, circa venticinque ettari tra vigneti e alberi di mele, oltre ad alcune proprietà in gestione. L’azienda Klinger è nata ufficialmente nel 2018 lanciando sul mercato la propria linea di bottiglie a marchio, pur mantenendo una produzione di uva dedicata al conferimento. Al timone ci sono papà Felice, Umberto, enologo, il fratello Enzo, perito agrario e la sorella Lorena, che oltre a gestire un locale, aiuta nei vari processi la famiglia.
Come anticipato nel titolo di questo racconto la scoperta dell’azienda è itinerante, con Umberto alla guida di un percorso che è partito dalla casa/azienda famigliare e si è immerso tra i sentieri delle colline di Pressano, toccando con mano i punti salienti di questa realtà, potendo scoprire più da vicino anche le varie differenze territoriali. Un excursus tra sasso giallo, terre bianche e grigie per poi spostarsi nella parte più alta con la prevalenza di terra rossa.
I principali appezzamenti dell’azienda sono situati nei pressi di Mas Nani, dove viene coltivata la vigna principalmente di Chardonnay; Klinger Winery, con il Traminer “il rosso dei bianchi” e Maso Toldin, dove vengono condotti, in gestione, quattro ettari di Nosiola.
Quest’ultimo appezzamento vitato è stato il punto finale del nostro percorso e si sono potute apprezzare a pieno le caratteristiche di piante che spaziano dai quaranta agli oltre cent’anni d’età, ovviamente tutte a pergola trentina. Un focus sulla Nosiola, di cui in Trentino (e nel mondo) ne esistono ormai solo cinquanta ettari, con le sue caratteristiche uniche e il ciclo di vita più lungo rispetto alle altre uve. Interessante notare come la produzione delle piante ultra centenarie sia ancora ben attiva, con grappoli molto più spargoli, ma una concentrazione qualitativa maggiore negli acini. Una varietà che, purtroppo, soffre molto del mal dell’esca ed è molto meno resistente di altre; anche per questo motivo negli anni se n’è ridotta la sua produzione.
Interessante vedere il Maso di cui appartengono questi terreni nella sua forma originaria, abitato da una coppia di anziani, ormai ultra novantenni.
Coccolati dal venticello dell’ora del Garda e giovati dal sole splendente, un approfondimento sulle tecniche di conduzione della vigna che Umberto afferma essere legate alla lotta integrata, con un approccio mediato ed interventi correlati alle sole emergenze, pur imbattendosi con le condizioni talvolta avverse del territorio.
Tornati al punto di partenza l’ingresso in cantina è stato del tutto particolare ed insolito, a luci spente, con una candelina, immergendosi nella piccola grotta sottostante, trovando una tavola imbandita per assaggiare i vini prodotti da Klinger Winery.
Le bottiglie sono circa dodici/quindici mila per anno tenendo in considerazione che la prima annata è stata il 2018, ma c’è già uno sguardo verso il futuro con un Trento DOC in affinamento sui lieviti, oltre alla volontà di aprire un punto vendita direttamente in cantina.
La grotta dove si è tenuta la degustazione era la vecchia cantina, dove si effettuavano le varie prove di vinificazione e affinamento, attività oggi trasferite nel piano superiore.
La filosofia di Klinger Winery è quella di concentrarsi sulla produzione di un minor numero di etichette potendo offrire nel tempo anche una profondità di annate, così da poter rendere partecipe il consumatore finale nell’evoluzione di alcuni vini, erroneamente considerati di annata o di immediato consumo.
Il punto di partenza di questo percorso è stato con due Nosiola, 2019 e 2018. In entrambi i casi la vendemmia è avvenuta verso la metà di ottobre, le uve hanno passato una notte in celle frigo per poi essere diraspate e lasciate in pressa per una seconda notte, prima della pressatura e di una macerazione di qualche ora per ottenere una maggiore estrazione.
L’affinamento avviene per metà della massa in acciaio e per l’altra metà in legno per circa sette/otto mesi, prima di essere unite e procedere con l’imbottigliamento. Entrambi i vini presentano note fruttate, con un agrume predominante, una frutta più fresca nel primo mentre più tonda e matura sul secondo, note di erbe aromatiche, con quest’ultimo vino che sprigiona anche qualche nota sulfurea e un principio di idrocarburo.
Entrambi al palato sono verticali, minerali con un’ottima acidità, più presente nel vino più giovane e leggermente attenuata nel fratello maggiore del 2018.
Curioso sarà assaggiare questa Nosiola negli anni a venire.
Il secondo vino è l’uvaggio “Pizpor” 2018, a base di uve Chardonnay all’85% e Pinot Bianco per il restante 15% che vengono vendemmiate e vinificate assieme seguendo un processo simile alla Nosiola. Il nome di questo vino deriva da un termine dialettale che sta ad indicare uno strumento con punta d’acciaio (che si può vedere in foto) utilizzato per eseguire fori nella roccia nelle già citate miniere d’argento.
Al naso spicca la frutta fresca, note agrumate, gelsomino, fiori di sambuco per un palato diretto e verticale, la costante acidità e mineralità tipiche del territorio e una discreta persistenza.
In conclusione l’aromatico Traminer 2019 che affina in solo acciaio, dai sentori floreali, di rosa, frutta, agrume, mela, frutti tropicali; profumi ben equilibrati e mai invadenti.
Più alcolico e “pieno” dei precedenti, bilanciato da una buona acidità e mineralità che non fanno stancare il palato e permettono di sorseggiare anche un secondo calice.
Le bottiglie sono tutte chiuse da tappo a vite e le etichette dei tre vini sono uniformi con le sole scritte che variano di nome e colore: per la Nosiola è stato scelto l’argento, il Pizpor l’oro, mentre per il Traminer un colore ramato.
Una degustazione accompagnata da salumi e formaggi locali con diverse tipologie di panificati del territorio, in un ambiente d’altri tempi.
Un grazie alla famiglia Pilati e maglietta numero 84 per Umberto.
Prima di andare via un souvenir raccolto dall’albero il giorno precedente, ovviamente una mela trentina degli alberi di Klinger Winery!