Un pranzo in compagnia all’azienda La Roccola, tra i Colli Euganei, con assaggi dei vini prodotti e delle pietanze che offre l’agriturismo di famiglia
11 Settembre 2022
Dopo quasi un anno di attesa finalmente riusciamo ad organizzare un pranzo in compagnia tra i Colli Euganei, presso l’agriturismo La Roccola, dove ad accoglierci c’è Alberto, ultima generazione dell’azienda e, diciamo, tuttofare!
Siamo a Cinto Euganeo in quella che un tempo era la struttura nella quale abitavano i mezzadri dell’adiacente Villa Rodella, un’abitazione veneziana venuta alla ribalta qualche anno fa, essendo la residenza di un ex presidente della Regione Veneto. I bisnonni e nonni di Alberto erano, durante lo scorso secolo, mezzadri della proprietà e coltivavano gli adiacenti campi, compresa la già esistente vigna, oltre ad allevare cavalli e vacche. La proprietà fu prima donata all’Istituto Cottolengo di Padova e poi acquistata dalla famiglia, diventandone così, a tutti gli effetti, i proprietari. Nel 1972 papà Antonio iniziò la produzione di vini in bottiglia con il nome La Roccola, in riferimento alla torretta di caccia agli uccelli presente nella collina poco più su dell’azienda, anche se per dieci anni furono imbottigliati da un’azienda terza. Curiosità è che la torretta di epoca veneziana è da sempre denominata “Il Roccolo”, ma vista la forte presenza di donne in azienda è stata chiamata al femminile. “Mi dicono sempre che ho rubato il lavoro a mamma Antonella”, afferma Alberto!
Per gli amanti delle passeggiate, dal Roccolo, si arriva in un paio di ore a piedi alla Busa dei Briganti, un vecchio nascondiglio nel quale trovava rifugio una comunità di ladri, che scendevano dalle colline per saccheggiare le città vicine
Oggi troviamo venticinque ettari di vigneto, tra proprietà e affitti storici, che si estendono tra Cinto Euganeo, dove soggiornano le uve a bacca bianca, Valle San Giorgio (con sette ettari in affitto, principalmente allevate con uve a bacca rossa), Arquà Petrarca, con Moscato e “le Bordolesi”; Lozzo Atestino, dove si sta portando avanti un progetto legato al Raboso, sia di varietà Piave sia Veronese, dedicato alla produzione di vini spiumanti rosati.
I terreni sono di conformazione vulcanica, con un substrato esterno morenico e dopo tre/quattro metri si incontra la trachite. Sul Monte Gemola e ad Arquà, dove il microclima è più caldo, si trova un terreno formato da un iniziale scintillio vulcanico, che non è riuscito a sfogare tutta la sua potenza. Nella parte circostante all’azienda il microclima è generalmente più continentale e freddo. Per quanto riguarda i trattamenti La Roccola è certificata SQNPI e si cerca di entrare il meno possibile in vigna, utilizzando rame e zolfo, ma anche trattamenti per abbassare l’impatto dei due precedenti; viene effettuato un diserbo meccanico e utilizzato il sovescio a base di piselli e fave.
Passando ad esplorare la cantina si può trovare un grande spazio ricco di vasche in acciaio, cemento e le autoclavi per la spumantizzazione, con la filosofia di utilizzare più tecnica e meno chimica possibile. Le fermentazioni avvengono sia con un piede, da uve raccolte una settimana prima della vendemmia, sia con lieviti selezionati e le vinificazioni seguono diversi processi, viste le venticinque etichette prodotte da La Roccola, per un totale di circa duecentomila bottiglie per anno (continuando la produzione dello sfuso, come da tradizione).
La barricaia si trova ad Arquà Petrarca, in seguito all’acquisizione di un’altra piccola azienda e i relativi spazi; barrique e botti di altro formato che vengono acquistate senza tostature, al fine di non inficiare sulle caratteristiche dei varietali.
In azienda Alberto si occupa sia della cantina, essendo enologo e avendo negli anni lavorato in altre realtà tra Veneto e Friuli, sia della sala; affiancato da papà Antonio, mamma Antonella e la sorella Anna, che gestisce la parte amministrativa, il punto vendita e collabora anche lei in agriturismo.
Ed è proprio nell’agriturismo, aperto nel 2000, che ci aspettano gli assaggi di alcune delle etichette dell’azienda, oltre ai manicaretti che offre questa realtà. Il punto di partenza è il Serprino 2021, un frizzante dai sentori freschi, di mela verde, spunti agrumati e leggermente floreali; vino di beva, dalla bolla fine, discreta mineralità e acidità.
Una seconda bolla è il “Movida”, un Moscato Cannelli, del vecchio vigneto del nonno, che un tempo veniva prodotto come spumante dolce, oggi rivisitato e prodotto come Dry. Vino dai profumi di zagara, frutta secca, leggera spezia, note ammandorlate e di confetto, per un gusto ben bilanciato, discreta acidità, mineralità e discreta persistenza.
Dal Dry ci avviciniamo ad un gusto più secco con il “Battista” Extra Dry, Raboso Piave spumantizzato direttamente dal mosto per circa quattro mesi di autoclave. Vino dai sentori di petali di rosa, piccoli frutti rossi, ciliegia, ricco di acidità, bolla fine, bilanciato, elegante, con una buona persistenza e freschezza.
Passiamo ai bianchi fermi con “Breo” 2021, un Moscato Giallo secco, nome che proviene probabilmente dal vecchio proprietario di religione ebraica. Un vino che affina in solo acciaio per esprimere i suoi sentori aromatici, di frutta e fiori, albicocca, zagara, pesca, gelsomino, un leggero spunto mentolato; percezioni che tornano al palato, dove entra diretto, con buona mineralità, sapidità, persistenza e una chiusura leggermente amarognola.
Il mondo dei rossi si apre con “Quintus” 2019, dal nome latino di Cinto Euganeo, trovandosi al quinto miglio dalla cittadina di Este, un bordolese a base di 60% Merlot e 40% Cabernet, provenienti dal Monte Gemola. Dopo un anno di botte e altrettanto riposo in bottiglia si esprime con sentori di prugna, frutta rossa matura, note vanigliate, sottobosco, leggera liquirizia. Il vino storico prodotto da papà Antonio entra al palato fresco, morbido, con una discreta acidità, mineralità e sapidità, in attesa di trovare il suo equilibrio perfetto.
Abbandonato il Cabernet passiamo ad un Merlot 100%, “Giaretta” 2019, che prende il nome dalla via in cui si trova il vigneto. Anche in questo caso dodici mesi in legno, nello specifico barrique, e si esprime con sentori di frutti di bosco, frutti rossi, rosa rossa, una leggera spezia, per un palato di corpo ma con una buona beva, rotondo, minerale e persistente.
Dulcis in fundo un magnum di “Maroneria” 2017, punta dell’azienda La Roccola, a base di uve 60% Merlot, 30% Cabernet Franc e 10% Syrah con un affinamento in legno di rovere francese, in questo caso dalla media tostatura, per un paio d’anni. Ci spostiamo nei sentori di frutta molto matura, note di sotto spirito, tabacco, pepe, noce moscata, una leggera vaniglia, per un vino dal palato morbido, di buona beva, con un ottimo equilibrio tra parti dure e morbide e una lunga persistenza.
Il vero dulcis in fundo è stato con il dolce fatto in casa e gli assaggi di due versioni di Moscato, spumante Fior d’Arancio e Moscato passito, entrambi perfetti in abbinamento con la torta fatta in casa, poggiata su un letto di crema. La bolla più vicina all’abbinamento con la torta, mentre il passito con la crema.
Un ottimo pranzo a base di prodotti locali e la guida di Alberto che oltre a vegliare sulla sala è stato un ottimo padrone di casa e cicerone, pertanto merita la maglia 187!