Louis Roederer, alla scoperta di una delle più iconiche aziende della Champagne a pochi passi dal centro di Reims
22 Aprile 2022
A pochi passi dal centro di Reims, sorge il quartier generale dell’azienda Louis Roederer e, dopo una calorosa accoglienza in una sala dalle parvenze di una gioielleria, in compagnia di un video che presenta la Maison, la visita comincia con la guida di Olivier, responsabile dell’ospitalità e delle pubbliche relazioni.
Terminato il video introduttivo ci spostiamo in un palazzo a dieci minuti a piedi, sede di alcuni dei principali ambienti di Louis Roederer. Durante il percorso si può notare anche un altro stabile, di proprietà da circa dieci anni, dove sono contenute alcune grandi vasche di acciaio utilizzate principalmente per i blend dello Champagne Collection.
Giunti a destinazione si può notare subito un lungo corridoio che mescola storia e modernità; incontrando all’ingresso un’opera di Duy Anh Nhan Duc, frutto della conoscenza tra l’artista vietnamita e l’attuale presidente e amministratore delegato Frédéric Rouzaud. “Lignes de Vie” è il nome dell’installazione all’ingresso, composta da blocchi di gesso decorati con delle linee dorate. Un chiaro richiamo all’importanza del gesso su cui sorgono la maggior parte dei vigneti della Champagne, oltre alle radici che si spingono in profondità, facendosi spazio tra le rocce. Radici che prendono forma riprendendo i lineamenti dei palmi delle mani delle varie persone che compongono il team Louis Roederer, facendo emergere l’importanza di ogni persona, indispensabile per raggiungere il risultato finale che poi permette di avere le migliori uve da trasformare e far apprezzare in bottiglie.
L’incontro con la storia poiché il corridoio trova nelle sue pareti i quadri di quelli che sono stati i personaggi principali dell’azienda, partendo proprio da Louis Roederer, anche se l’origine dell’azienda si riconduce alla società Dubois Père et Fils, nel 1760. L’acquisto da parte di Nicolas-Henri Schreider nel 1776 attesta la fondazione della Maison proprio in quell’anno, assumendo cinquant’anni dopo, nel 1827, il nipote Louis Roederer, il quale, dopo la sua morte, nel 1833, ribattezzò l’azienda con il suo nome. La sua lungimiranza, oltre ad investire sull’acquisto di nuovi vigneti e sulla cura di questi appezzamenti, gli fece aprire nuovi mercati: America, Inghilterra e Russia, conquistando lo zar russo Alessandro I.
Nel 1870 assunse la direzione dell’azienda il figlio Louis Roederer II, a cui si attesta la creazione di una particolare bottiglia di vetro trasparente, con fondo piatto (si narra per evitare spazi per ospitare possibili ordigni esplosivi) per lo zar Alessandro II, con il nome di Cristal.
Dopo la sua morte, nel 1880, subentrò la sorella Léonie Orly e successivamente i figli Léon Orly e Louis-Victor Orly, con una produzione che ad inizio ‘900 si attestava circa su due milioni di bottiglie. In seguito alla morte di Léon Orly-Roederer nel 1932, dopo aver superato la fillossera, la prima guerra mondiale, la Rivoluzione Russa del 1917, la crisi economica del 1920 e prima della seconda guerra mondiale, l’azienda fu condotta dalla vedova Camille Orly-Roederer, che rimase al timone di Louis Roederer per i successivi quarantadue anni, aprendo nuovi mercati e consolidando quelli altalenanti a causa dei precedenti conflitti bellici, oltre ad ampliare le proprietà vitate. Dopo di lei, in un clima decisamente più stabile, subentrò il nipote agronomo ed enologo Jean-Claude Rouzaud, il quale ha puntato ad ampliare ulteriormente le proprietà, concentrandosi sugli appezzamenti di mezza collina. Da ricordare che nel 1974 è uscita la prima bottiglia di Cristal Rosè.
Dagli anni ‘80 si è cominciato anche un processo di diversificazione ed internazionalizzazione acquisendo la maggioranza della società di Champagne Deutz oltre alle acquisizioni delle aziende in Bordeaux: Château de Pez e Château Pichon-Longueville Comtesse. Spostandoci nella Valle del Rodano l’azienda Delas e ancora in Portogallo Ramos Pinto e le tenute in California.
Dal 2006 il presidente e CEO di Louis Roederer è Frédéric Rouzaud, figlio di Jean-Claude e settima generazione della Maison.
Proseguendo nel corridoio si può toccare con mano un piccolo museo che conserva alcuni dei cimeli che hanno segnato la storia dell’azienda, tra cui le diverse etichette e la riproduzione dei bicchieri in cristallo Baccarat con cui lo zar di Russia era solito bere lo Champagne Cristal. Più avanti sono esposte anche varie bottiglie delle aziende che fanno parte del gruppo e una foto che raffigura una cena avvenuta nel 1997 con trenta vignaioli di grido, di cui si possono notare i nomi in un foglio autografato, posto sopra alla foto: Chateau Margaux, Romanée Conti, Chateau Petrus, Yquem, Lafite Rothschild, Haut Brion, Latour, Solaia, Sassicaia…
Alzando gli occhi si può notare una parte di soffitto creata con i fondi di bottiglia delle magnum di Cristal!
Oggi gli ettari di proprietà sono circa duecentoquarantatre, spalmati nelle zone di Montagne de Reims, Vallée de la Marne e Côte des Blancs con una coltivazione sostenibile, (centoquindici ettari biologici biologica e centoquaranta condotti in biodinamica). Per capire meglio la mentalità Louis Roederer, Olivier attiva un programma nel quale è stata fatta una zonazione digitale di tutte le parcelle in possesso dell’azienda, con l’indicazione delle uve coltivate, l’esposizione, il terreno e le caratteristiche principali che possono essere ritrovate nell’uva. Un lavoro immenso, effettuato su quattrocentodieci appezzamenti diversi per avere un costante monitoraggio sulle terre ed ottenere le migliori uve da destinare ai vini. Un esempio è per il Cristal, a cui sono dedicati quarantacinque appezzamenti.
Il fabbisogno di uve è soddisfatto per l’80%, mentre la rimanente parte viene fornita da viticoltori che devono rispecchiare delle peculiarità ben precise, sia nelle lavorazioni sia nel possedere vigneti con determinate caratteristiche, che spaziando dall’area geografica, all’esposizione, al sottosuolo.
Negli anni c’è stato un forte cambio di paradigma nelle lavorazioni e nei trattamenti, arrivando ad eliminare i diserbanti e favorire sempre di più la sostenibilità dei vigneti e di ciò che li circonda. Le pratiche biodinamiche stanno prendendo il sopravvento, con l’utilizzo dei vari preparati, corno letame, corno silicio, ma anche di infusioni e tisane a base di erbe, provvedendo a fare il proprio compost. Si è tornati, per circa trenta ettari (dedicati per lo più al Cristal) alle pratiche di lavorazione con i cavalli, per la precisione che questi animali possano avere e per la diversa modalità, meno frenetica, che può trasferire maggiori informazioni sui vigneti a chi li “guida”. Negli anni è stato modificato anche il metodo di potatura, adottando quello di Simonit e Sirch, per la maggior parte delle piante: non si pota a ridosso del tronco per non seccare quest’ultimo e lasciare una parte di linfa che va a giovare la vite.
In vendemmia sono coinvolte dalle seicentocinquanta alle settecento persone, e tutte le uve vengono nel più breve tempo possibile trasferite ai tre punti di pressatura limitrofi ai vigneti e dopo una decantazione di dodici/ventiquattro ore, si trasferiscono i mosti in botte o contenitori di acciaio per avviare le fermentazioni tramite pied de cuve.
Nello stabile in cui ci troviamo è situata anche una gran parte della cantina e tra le varie sale si può notare quella dedicata alla vinificazione in acciaio, al piano superiore, mentre le botti di vario formato e varia tipologia di legno si trovano al piano inferiore. Le botti, principalmente di grandi dimensioni sono circa centosessanta e, in alcune, si possono notare gli intagli che rappresentano la produzione del vino, dalla vendemmia alla sboccatura.
In una di queste sono rappresentati dei mulini a vento, simbolo del paese di Verzenay, nel quale fu acquistato il primo appezzamento nel 1841.
Non vi sono mai affinamenti superiori ai dieci anni, per mantenere la freschezza del vino e, oltre a questo, qui riposa anche la liqueur utilizzata per colmare le bottiglie dopo la sboccatura. Il vino mediamente viene imbottigliato tra marzo e giugno, dopo rigorosi assaggi che il team per prassi effettua alla cieca, così da non essere influenzato da alcun bias e dedicare il giusto vino base alla eventuale creazione della cuvée che poi finisce in bottiglia, dalle caratteristiche comuni che si vogliono ottenere in tutti i vini Louis Roederer, complessità a finezza. Le bottiglie riposano “Sur Latte”, negli appositi contenitori orizzontali, al fine di evitare eventuali scoppi, molto comuni nell’ottocento e parte del novecento.
La messa in punta avviene tramite giropalette automatizzate, tranne per i formati più grandi, dai tre litri, con una procedura ancora manuale, e per le bottiglie di Cristal, la cui produzione avviene solo nelle migliori annate e dalle quarantacinque parcelle risultate più idonee.
Dal 2012, primo millesimo in cui si è incominciato a vedere il cambiamento climatico in Champagne, si è deciso di conservare parte del vino dell’annata in acciaio, al fine di produrre una Reserve Perpétuelle (con più annate), che concorre all’assemblaggio del Collection, cuvée che ha sostituito il Brut Premier nel 2021.
Proseguendo verso i piani inferiori, a dodici metri sotto terra, si trova il tesoro dell’azienda Louis Roederer; in un ambiente buio, a temperatura e umidità naturali, riposano le bottiglie di Cristal, sui propri lieviti. Risalendo si può notare una targa in ricordo delle messe celebrate durante la prima guerra mondiale, anni nei quali gli ambienti della cantina fungevano sia da chiesa, ma anche da scuola e da abitazione.
Un esperimento proposto da Olivier, prima degli assaggi, è quello di strofinare più volte un dito sul muro composto da gesso, per sentire la sensazione morbida e setosa, caratteristica che si può trovare nel Blanc de Blancs Louis Roederer.
Tornati alla luce del sole, in una delle stanze adibite alla degustazione iniziamo gli assaggi di alcune etichette dell’azienda, che produce in media cinque milioni di bottiglie per anno, da uno stock di circa ventiquattro milioni. Il primo vino è lo Champagne Rosé 2015 nel quale il Pinot Nero viene prodotto col metodo dell’infusione, si macera a freddo per l’estrazione del colore e viene fermentato assieme a un 38% di Chardonnay. Al naso sentori di piccoli frutti rossi, molto delicati, fragoline di bosco, petali di rosa, note agrumate spunti di pietra bagnata, per un gusto fragrante, un buon corpo, ben minerale, ricco e persistente.
Il secondo assaggio Louis Roederer è dello Champagne Collection 242, composto per il 34% dalla Reserve Perpétuelle (vini dal 2012 al 2016), per il 10% di vini di riserva che affinano in legno e la restante parte di cuvée dell’annata 2017. Il blend totale vede un 42% Chardonnay, 22% Meunier e 36% Pinot Nero. Al naso sentori di frutta, ananas, leggera pasticceria, un tocco ammandorlato, ma anche piante aromatiche, salvia, una nota fumè che appare rimanendo nel bicchiere. In bocca è fresco, largo, con una buona acidità e buona persistenza.
Champagne multimillesimati, composti da un blend di annate, come il Collection, sono affinati sui propri lieviti per tre o quattro anni mentre i millesimati per quattro/cinque e; dopo il dégorgement, le bottiglie vengono fatte riposare per altri sei mesi prima di essere commercializzate.
Passiamo poi al Vintage 2014, con un 71% di Chardonnay e un 29% di Pinot Nero, nel quale emergono spunti di crosta di pane, note agrumate, pasticceria. Più complesso, ma comunque fine e delicato, fresco, con una persistenza che supera i vini bevuti precedentemente.
Infine il Blanc de Blancs 2014, ovviamente Chardonnay al 100% dal villaggio di Avize, che sprigiona sentori di frutta bianca, pesca, ma anche fiori bianchi come il gelsomino e un leggero tocco mentolato. Effettivamente si nota il suo aspetto delicato, che avvolge il palato, con un’estrema eleganza e ottima chiusura di bocca.
Di media tutti i vini assaggiati hanno un residuo zuccherino di otto grammi per litro e in tutti si ritrova una bolla fine e un ottimo equilibrio tra freschezza e complessità.
Un’esperienza nella storia di Louis Roederer e della Champagne, in una delle Maison più emblematiche, grazie ad Olivier, guida estremamente professionale e preparata.