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sabato, 1 Aprile, 2023

Masiero Verdugo, con mamma Francesca e la figlia Giulia, Trissino (Vicenza)

Masiero Verdugo Vini, in compagnia di mamma Francesca e la figlia Giulia, oltre a papà Franco che fa capolino con la sua produzione di grappa

19 Settembre 2022

Masiero VerdugoUna stretta strada in salita mi porta a Selva di Trissino, un piccolo paesino di un tempo che ha la parvenza di una località montana d’altri tempi, dove sorge l’azienda Masiero Verdugo, una piccola realtà famigliare condotta da mamma Francesca, la giovane Giulia e papà Gianfranco, da tutti chiamato Franco.

L’accogliente Francesca mi fa scoprire la parte esterna di questa piccola realtà, dove si vede l’ettaro e mezzo a corpo piantato a Merlot, nel 2001, e Pinot Nero, nel 2011. Quest’ultima varietà ha avuto negli ultimi anni la sfortuna di essere soggetta alla flavescenza dorata, pertanto non si sa il suo destino futuro, se verrà mantenuta o sostituita da qualche altra tipologia di uva. Gli appezzamenti più vicini alla cantina si completano con altri tre ettari, in affitto dal 2014, nella zona di Sant’Urbano, nei pressi di un campetto da calcio. Masiero VerdugoQui oltre ad un Tai Rosso a piede franco c’è una diversificazione delle piante che spazia da Pinot Grigio a Garganega, Pinot Nero, Merlot, Chardonnay e Cabernet Franc, in un substrato misto tra parti vulcaniche e calcaree, che si differenzia da quello a corpo che è prettamente vulcanico, con terra violacea e pietra lavica di colore nero.
In previsione c’è la volontà di piantare un altro mezzo ettaro, da una selezione massale delle vecchie piante di Tai Rosso, al fine di preservare la varietà storica di questi territori.

Parlando un po’ di storia di Masiero Verdugo, possiamo individuare l’anno zero dell’azienda nel 1998 quando Franco e la sua famiglia si sono trasferiti nel casolare di collina che troviamo oggi restaurato e ampliato. Il suo lavoro principale è in tutt’altro settore, ma la passione per il mondo del vino lo ha portato a provare a pigiare l’uva presente in alcuni filari adiacenti all’abitazione (dove oggi sorge la piscina) e sperimentare come si poteva produrre, ricordando le lavorazioni del papà e del nonno che come tutte le famiglie di un tempo aveva la propria vigna. Da li il primo impianto di mezzo ettaro, per poi espandersi, arrivare ai giorni nostri e contagiare con la sua passione prima la moglie e poi una delle due figlie che si sta dedicando a pieno all’azienda, principalmente nei lavori di cantina. Da sottolineare come all’inizio del percorso Franco si è appoggiato ad un consulente per le lavorazioni, partendo da una base vitivinicola pressocchè nulla, per poi iniziare a frequentare alcuni corsi di biodinamica al fine di essere protagonista delle scelte di vigna e cantina. Le lavorazioni oggi sono molto calibrate e mirate dipendentemente dall’ecosistema che avvolge e su cui poggia la vigna. Si utilizzano corno letame e talvolta corno silicio, dove necessario, come il sovescio, utilizzato solo in alcune zone; oltre a rame e zolfo quando serve. Masiero Verdugo è certificata bio, più per la richiesta dei mercati esteri che per la convinzione che possa essere un sistema vincente. Sicuramente favorevoli sono gli appezzamenti boschivi che circondano i vari terreni dell’azienda, garantendo una biodiversità arricchente per la vigna e per la sua salvaguardia.

Masiero VerdugoSpostandoci in cantina, nel pieno delle operazioni di svinamento del Merlot, si possono approfondire le tecniche di vinificazione, con macerazioni sia sulle uve a bacca bianca, in cemento, sia sui vini rossi, in tini di legno; fermentazioni spontanee ed affinamenti che possono spaziare dallo stesso cemento, al legno fino alle vasche in marmo. Masiero VerdugoVasche da cinquecento litri fatte costruire appositamente da Franco per permettere al vino di riposare senza trovare ossidazione, grazie all’impatto del carbonato di calcio che si lega con i radicali liberi del vino, rallentando questo processo. I serbatoi refrigerati di acciaio si utilizzano solo per la conservazione del mosto, utilizzato l’anno successivo, per la rifermentazione del Metodo Classico. Masiero VerdugoProprio il Metodo Classico è una grande passione di Franco, che ne produce con orgoglio alcune migliaia di bottiglie per anno, se l’annata lo consente, con sboccatura dopo quarantotto o sessanta mesi. Di media si lasciano le basi spumante sei mesi in cemento e solo dopo la fine dell’inverno si procede all’imbottigliamento della “parte pulita”, ottenuta per decantazione statica, facendola così rifermentare in bottiglia.

Masiero VerdugoL’uso dell’acciaio è limitato ai travasi pre-imbottigliamento, mentre le botti da dieci ettolitri in legno sono dedicate ai rossi Merlot, Pinot Nero e Cabernet Franc, che rappresentano le riserve dell’azienda Masiero Verdugo.

Masiero VerdugoPer concludere il ciclo delle uve è stata creata una piccola distilleria, così da distillare le vinacce, con la tecnica “a bagno maria” e lo zampino di un grande maestro del territorio come Vittorio Gianni Capovilla. Masiero VerdugoUn ciclo diviso in tre parti, con quella finale, dopo due o tre anni antecedente all’imbottigliamento, che consiste nell’ingresso della grappa in una sorta di casco dalla parte superiore ghiacciata, brevettato proprio da Capovilla, il quale permette l’estrazione degli acetati e della parte più “sporca” dei profumi per rendere più piacevole ed equilibrato il prodotto finale.

Franco mi fa vedere con orgoglio il suo regno, che trova una particolare insegna sulla porta, il calco della sua mano a fianco al calco della mano di Capovilla.

Masiero VerdugoManca solo un passaggio per concludere la scoperta dell’azienda, ovvero gli assaggi, e per questo ci spostiamo nel portico dell’abitazione di famiglia, dove faccio la conoscenza della neo-mamma Giulia. La degustazione comincia con “Lazaro”, Garganega 2020 con una parte di uve, provenienti da un vigneto a pergola) che sta in macerazione sei mesi e un’altra affinata nelle botti di marmo. Vino dai sentori di cedro candito, nespola, fieno, pepe bianco, zafferano, erbe aromatiche che entra in bocca fresco, con una buona acidità, minerale, un tannino che si sente ma non dà fastidio e una buona persistenza. Dal 2020 è stata prodotta anche la sorella di Lazaro, “Martha”, una Garganega che resta in macerazione solo quattro giorni sulle bucce.

Masiero VerdugoPassiamo subito ai rossi con il MerlotCampo da Calcio” 2020, che macera in tini di legno per il tempo necessario, per poi essere trasferito in cemento a fermentare ed affinare circa un anno. Le uve provengono dal vigneto di Sant’Urbano, limitrofe al campo da calcio del paese, per un vino dai profumi di mora, ribes nero, rosa rossa, un leggero tabacco, spunti di sottobosco. Palato fragrante e di beva, “polposo”, buona acidità, discreta mineralità e persistenza.

Masiero Verdugo produce ad oggi circa quindicimila bottiglie, anche se a target il desiderio è quello di arrivare ad una produzione di ventimila bottiglie per anno. Curiosità sul nome Verdugo è che prende spunto dal soprannome affibbiato alla famiglia Masiero, essendoci innumerevoli Masiero nelle zone circostanti.

Masiero VerdugoIl terzo vino è “Urban” 2018, che vede al suo interno un mix di uve con prevalenza Merlot al 40% e 30% di Tai Rosso, per poi lasciare un’’ultima percentuale a quelle presenti nel vigneto di Sant’Urbano. Da sottolineare l’etichetta che rappresenta una sorta di grattacielo verde, come fosse un campo, e i segni lasciati da un trattore sul terreno. Processo di vinificazione simile al precedente con affinamento in solo cemento. Al naso note di frutti di bosco, spunti ematici, di sottobosco, fiori rossi, per un palato dove aumenta l’acidità, mantenendo ottima beva e freschezza, minerale e abbastanza persistenze.

Masiero VerdugoInfine un assaggio di Tai RossoGiusto” 2018, con una produzione di quattrocento/cinquecento bottiglie per anno. Vino che affina per una parte in cemento ed una in legno per poi essere imbottigliato. Il suo colore è più scarico degli altri, tipico di queste uve, con profumi floreali, leggermente speziati, di piccoli frutti rossi, rabarbaro, per un sorso dalla buona spalla acida, abbastanza minerale, di grande beva, tannino delicato e buona persistenza.

A completare la gamma dei vini Masiero Verdugo: il Metodo Classico ottenuto da Pinot Nero e Chardonnay, le tre riserve a base di Merlot, “Verdugo”, Pinot NeroCiano” (in onore di un vecchio notaio di Trissino) e a tendere un Cabernet Franc in purezza, da uve precedentemente destinate al blend di “Urban”. Infine un Pinot Grigio macerato “Moki”, dedicato all’altra figlia Monica, ma non ci si vuole fermare qui investendo sulle varietà autoctone come Durella e Perverella, un’uva originaria di Castelgomberto e riportata in Italia dal Brasile, in cui arrivò nel periodo delle grandi migrazioni dopo le guerre.

Masiero VerdugoUn grazie alla famiglia Masiero anche per la bottiglia di grappa di Garganega numero sei di sessantotto, che mi porto a casa; per Giulia maglietta numero 188!Masiero Verdugo

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