Occasione immancabile per scoprire l’Oltrepò Pavese e le sue declinazioni di Pinot Nero nell’iniziativa Oltrepò, Terra di Pinot Nero
25 Settembre 2023
Siamo giunti alla terza edizione di Oltrepò, Terra di Pinot Nero, la manifestazione organizzata dal Consorzio Oltrepò Pavese nata con lo scopo di promuovere il Pinot Nero nelle sue declinazioni in Metodo Classico e vinificato in Rosso.
Un’iniziativa che, come ogni anno, comincia con la cena organizzata nella serata antecedente alla manifestazione. Quest’anno si è tenuta all’Hosteria La Cave Cantù, nata all’interno del prestigioso monumento architettonico la Certosa Cantù, edificato nel settecento dai monaci, proprio sopra al centro storico di Casteggio. Un’occasione per assaggiare nuove e più vecchie (sia di millesimo che di sboccatura) annate di Metodo Classico, ma anche i nuovi Pinot Nero in Rosso, alcune annate meno recenti e alcune sperimentazioni delle aziende, come l’adozione del tappo a vite in sostituzione del sughero.
Confronto diretto tra produttori e giornalisti/operatori del settore, in un clima goliardico, ma professionale e costruttivo, facilitando rapporti diretti per approfondire le terre dell’Oltrepò Pavese e le persone che hanno creato questo territorio.
Dopo una notte passata nel magico contesto di Borgo Santuletta, in una frazione di Santa Giuletta, e una precedente visita in cantina (di cui uscirà un articolo dedicato), la manifestazione si apre all’Antica Tenuta Pegazzera con il discorso della presidente Gilda Fugazza e del direttore Carlo Veronese, oltre al successivo taglio del nastro. Sotto ai portici della Villa, in una giornata dalla brezza frizzante che poi ha regalato un sole cocente, quest’anno le aziende sono trentaquattro, una decina in più della scorsa edizione.
Gli eventi principali di Oltrepò, Terra di Pinot Nero sono due: la masterclass di bollicine Metodo Classico, condotta da Jacopo Cossater e quella con focus sul Pinot Nero vinificato in Rosso, tenuta da Filippo Bartolotta.
Prima dei dettagli della masterclass a cui abbiamo partecipato, vediamo qualche numero del territorio dell’Oltrepò Pavese, grazie al confronto con il direttore Carlo Veronese. Innanzitutto c’è aria di cambiamento per il disciplinare delle bollicine, con il minimo dell’affinamento sui lieviti che verrà portato dai diciotto ai ventiquattro mesi, aumentato a trentasei per i Millesimati e con l’introduzione di una Riserva (ad oggi non presente) che dovrà affinare per almeno quarantotto mesi. Negli ultimi due anni le bollicine DOCG sono aumentate, toccando la cifra di cinquecentosessantamila, monitorata solo con la distribuzione delle fascette. Si stima che oltre a queste siano state prodotte almeno un altro milione e mezzo di Vini Spumanti di Qualità (VSQ), che non portano alcuna denominazione. I numeri sono frutto delle stime, difficilmente monitorabili, viste le millesettecento aziende in cinquantuno comuni, con duemilaottocento ettari vitati a Pinot Nero in produzione e un potenziale di bottiglie che può oscillare tra le venti e le trenta milioni per anno (sia di bollicine che di rossi). Sicuramente parlando di Metodo Classico DOCG si è visto un aumento del 20% rispetto allo scorso anno, grazie anche alla conversione di alcune aziende da VSQ alla denominazione.
Un tema a parte quello dei Rosè e dei Cruasè, dove non sono ancora stati definiti alcuni limiti e da un’intuizione di Metodo, brand creato dal Consorzio Oltrepò Pavese, si nota in questi anni una maggior richiesta da parte del pubblico, ma una controtendenza nella produzione. Le potenzialità di crescita ci sono anche in questo ambito, ma sarà da indicare qualche paletto in più per far crescere questo marchio.
È cosa certa che siamo situati nel quarantacinquesimo parallelo, al primo posto a livello nazionale per la produzione di Pinot Nero (circa il 75%) e sul gradino più basso del podio come distretto mondiale per produzione di quest’uva, dopo Borgogna e Champagne, ma è lo stesso chiaro che la direzione dell’Oltrepò Pavese non è quella di voler scimmiottare né uno né l’altro territorio.
Tuffandoci nella masterclass troviamo otto bottiglie di Metodo Classico DOCG, serviti “alla cieca”, di diversi millesimi e una fascia di prezzo che oscilla tra i ventidue e i trentacinque euro (in enoteca), oltre ad essere tutti frutto di una base vino che non ha visto passaggi in legno.
I vini assaggiati sono stati scoperti alla fine, riportati di seguito:
Bruno Verdi – Pinot Nero 85% e Chardonnay al 15% (l’unico ad avere le due tipologie), uve coltivate a centocinquanta/duecento metri s.l.m, Pas Dosè, anno 2019, sboccatura luglio 2023 dopo trentotto mesi sui lieviti;
Ca’ del Ge – Pinot Nero 100%, uve coltivate a quattrocento metri s.l.m, Pas Dosè, anno 2017, sboccatura maggio 2022 dopo quarantotto mesi sui lieviti;
Calatroni – Pinot Nero 100%, uve coltivate a quattrocentocinquanta metri s.l.m, Pas Dosè, anno 2016, sboccatura febbraio 2023 dopo settanta mesi sui lieviti (Rosè);
Alessio Brandolini – Pinot Nero 100%, uve coltivate a trecento metri s.l.m, Extra Brut, anno 2019, sboccatura giugno 2023 dopo trentasei mesi sui lieviti;
Montelio – Pinot Nero 100%, uve coltivate a duecento metri s.l.m, Extra Brut, anno 2018, sboccatura novembre 2021 dopo trenta mesi sui lieviti;
Tenuta Mazzolino – Pinot Nero 100%, uve coltivate a trecento metri s.l.m, Extra Brut, anno 2018, sboccatura aprile 2023 dopo quarantotto mesi sui lieviti (Rosè – Cruasè);
Castello di Cicognola – Pinot Nero 100%, uve coltivate a duecentocinquanta/trecento metri s.l.m, Brut, anno 2015, sboccatura febbraio 2022 dopo settantadue mesi sui lieviti (Rosè);
Quaquarini – Pinot Nero 100%, uve coltivate a centocinquanta metri s.l.m, Brut, anno 2014, sboccatura novembre 2022 dopo novanta mesi sui lieviti (Rosè);
Un percorso per scoprire come vini di più fresca sboccatura possano avere già delle ottime caratteristiche ed essere un po’ nervosi, con il bisogno di farli risposare in bottiglia, mentre altri dove la sboccatura è di un paio di anni fa che hanno raggiunto un ottimo equilibrio. Metodo Classico che dopo alcuni mesi sui lieviti presentano qualche nota ossidativa in più e altri che restano sui lieviti ancor di più e ci arrivano al calice freschi ed equilibrati.
È sicuramente necessario uno studio più approfondito, che possa coinvolgere sia l’affinamento sui lieviti, ma anche il grado zuccherino e ancora, la parte più fondamentale che è il terroir: sottosuolo, esposizione, la tipologia della pianta, i metodi di coltivazione e tutto quello che viene fatto sul campo, definendo una zonazione e analizzando minuziosamente sia quanto può donare la natura, ma anche la filosofia dei produttori.
Un ringraziamento al compaesano veneto Jacopo Cossater, al Consorzio dell’Oltrepò Pavese e agli amici di Zedcomm per la gestione della promozione e comunicazione dell’evento.