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martedì, 11 Febbraio, 2025

Rainoldi, a Chiuro, in compagnia di Erica e della terza generazione Aldo (Sondrio)

Rainoldi, alla scoperta di una storica azienda della Valtellina, insieme ad Erica e Aldo, terza generazione

04 Dicembre 2021

RainoldiUna fredda mattina valtellinese, con la temperatura sotto lo zero e il parabrezza dell’auto ghiacciato, mi porta alla scoperta dell’azienda Rainoldi, dove ad accogliermi è Erica, ragazza che lavora in questa realtà, ormai da diversi anni.

Rainoldi è una delle aziende più storiche della vallata, fondata da Aldo Rainoldi nel 1925, fatta crescere dal figlio Giuseppe, che intravediamo durante la mattinata e oggi condotta dal nipote di Giuseppe, anche lui con lo stesso nome del fondatore: Aldo.

RainoldiAldo Rainoldi, come molti altri in Valtellina, nasce come commerciante di vino (venduto principalmente sfuso ai quei tempi). L’azienda l’ha creata da zero ed i locali visitati ne testimoniano il percorso di crescita negli anni.

Parto dallo shop all’ingresso per continuare nella parte sotterranea, dove sono conservate le botti e le barriques per l’affinamento. Sempre nello stesso edificio, nel lato nord al primo piano, ho modo di visitare uno dei due fruttai nel quale riposano le uve in appassimento per la produzione dello Sforzato.

RainoldiNei “sotterranei”, si possono notare le vecchie vasche in cemento piastrellato, oggi in disuso, riconvertite per la sosta delle vecchie annate dell’azienda, che arrivano fino agli anni cinquanta: per lo più aperte nelle verticali dedicate agli iscritti al wine-club o in altre occasioni speciali. Tre annate da mettere in evidenza sono il 1956, 1959, 1964, con bottiglie che sono arrivate ai giorni nostri mantenendosi in ’ottimo stato. Vini che non sono stati prodotti con la tecnologia che abbiamo oggi, afferma Aldo Rainoldi, ma che testimoniano il potenziale insito nel terroir della Valtellina.

I vasi vinari principali sono botti da venticinque e cinquantasei ettolitri oltre alle barriques. I tempi di sosta cambiano in funzione dell’annata. Il legno, al contrario di un tempo, in cui si utilizzava il castagno, è tutto rovere ed è considerato da Aldo necessario, se viene utilizzato in maniera equilibrata, per esaltare le caratteristiche del “Nebbiolo di montagna”.

E’ proprio nella barricaia infatti che incontriamo la terza generazione RainoldiAldo, intento a movimentare alcune botti. Ci imbattiamo in una chiacchierata legata alla comunicazione di un territorio come la Valtellina:

Qui facciamo un vino diverso dagli altri territori e con gli altri intendiamo le Langhe e l’alto Piemonte. Nel rispetto di questi territori di successo, vogliamo produrre un vino stilisticamente diverso. Coltiviamo un’uva chiamata Chiavennasca, che si è auto-selezionata e dalla quale si ottiene un vino originale, che porta la firma della montagna, le cui caratteristiche principali sono freschezza e ottima beva”. “E’ riduttivo continuare a parlare continuare di viticoltura eroica, questo è un dato certo, come lo è in altre decine di zone in Italia”.

Lasciato Aldo ai lavori in barricaia scopriamo una stanzetta nascosta, tutta in sasso nella quale si effettuano degustazioni e si conservano alcuni grandi formati.

RainoldiScoprendo il piano superiore dell’edificio Erica mi spiega che Rainoldi produce due etichette di Sforzato: quello che resta in appassimento a 350 m s.l.m. nelle cassettine presso la sede ed un secondo Sfirsat denominato “Ca’ Rizzieri”, le cui uve riposano su graticci di bamboo in un fruttaio a 500 m s.l.m. situato nei pressi del vigneto.

Oggi l’azienda produce circa centottantamila bottiglie per anno, con lo scopo di valorizzare le qualità di ogni appezzamento e ogni sottozona in cui sono coltivate le vigne (sia quelle di proprietà che quelle dei vari conferitori). Gli ettari in conduzione sono undici e si contano circa settanta conferitori, supervisionati attentamente da un agronomo.
La Chiavennasca la fa da padrona, ma viene prodotto anche del Sauvignon Blanc, del Traminer Aromatico e in futuro altri vitigni a bacca bianca oltre a del Metodo Classico prodotto da Chiavennasca e da percentuali minori delle due autoctone Pignola e Rossola.

RainoldiDopo un tuffo nella storia e nei luoghi più salienti della Rainoldi, torniamo al piano superiore dove è situata la sala degustazioni. Cominciamo ad assaggiare i vini a partire dall’Inferno 2017, che presenta in etichetta un’incisione rupestre ritrovata a Chiuro (frazione Castionetto) e risalente a quattromila anni fa. L’affinamento avviene per circa venti mesi in botti di rovere per poi riposare in bottiglia almeno altri sei mesi. Sentori di frutti rossi, ribes, pepe nero, frutta secca, liquirizia, tabacco dolce, per un palato fresco, con una buona acidità e mineralità oltre alla discreta persistenza.

RainoldiIl secondo assaggio è di Valtellina Superiore “Vigna degli Apostoli” 2015, Cru nato nel 2013 e prodotta per la seconda volta nel 2015, con uve provenienti dall’omonima vigna. Dopo due anni trascorsi in botte di rovere, viene travasato in acciaio tre mesi prima della messa in bottiglia. L’aspetto più interessante sta nel fatto che il vino riposa per almeno tre d’anni in cantina prima di essere venduto. Note di frutta sotto spirito; erbe aromatiche, spezie e una spiazzante nota di idrocarburo. Rispetto al precedente presenta una maggior acidità e una trama tannica più intensa, senza essere invadente in entrambi i casi. Il vigneto è stato ripristinato da Aldo, trovando in vecchie mappe presso l’archivio di stato di Sondrio che lo identificavano come “Vigna degli Apostoli”.

Parlando di conduzione della vigna Rainoldi effettua trattamenti con la massima attenzione alla sostenibilità, seguendo i principi della lotta integrata, senza diserbi, ma con trinciatura manuale, cercando di essere il più tempestivi possibile negli interventi, al fine di giovare il decorso della vigna.

RainoldiAvendolo citato più volte, un assaggio anche dello Sfursat Ca’ Rizzieri” 2018, ottenuto dalle uve appassite nell’omonimo fruttaio Ca’ Rizzieri e un affinamento per circa diciotto mesi in barrique nuove, oltre ad almeno un anno di riposo in bottiglia. La prima etichetta di questo vino è stata prodotta nel 1995. Il fruttaio, come già asserito, si trova a 500 metri s.l.m.. Un vino che presenta sentori di frutti rossi sotto spirito, marasca, note di sottobosco, erbe aromatiche, tabacco, china. Al palato è intenso, avvolgente, con una buona freschezza, discreta mineralità e un tannino più pronunciato, ma non invadente.

RainoldiRainoldi

Forse provocato dal riscontro, assolutamente positivo, inerente alla giovinezza dei vini assaggiati, dopo qualche minuto Aldo ritorna con una bottiglia “alla cieca”, che si è dimostrata un Valtellina Superiore Inferno Riserva 1999. Una sorpresa trovare un vino ancora così fresco, con note fruttate in secondo piano e sentori di cuoio, sottobosco, marasca, leggermente speziato; per un palato intrigante, dal tannino tenue, buona acidità e finezza di beva.

Rainoldi RainoldiUn piacere essersi tuffati nella storia della Valtellina, in un’azienda prossima al compimento dei suoi primi cent’anni, con una bottiglia che ci riporta indietro ai tre quarti della sua storia. Maglietta numero 119 per Aldo, ovviamente in condivisione con Erica!

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