Sass de Mura vini di montagna da vigneti a dir poco eroici
Venerdì 17 Luglio 2020
Un venerdì 17 fortunato, la fortuna di poter visitare l’azienda Sass de Mura di Edda e Mauro a San Gregorio nelle Alpi.
Una piccola azienda conosciuta grazie al locale di un amico e ritrovata a Vini da Terre Estreme a Mogliano Veneto, l’ultima fiera a cui siamo stati nel 2020 prima del lockdown.
Edda ci aspetta sotto casa e ci fa montare nel suo Kangoo rosso per andare a far visita ai vigneti, un ettaro abbondante che dalla strada di montagna scende fino in fondo alla valle.
Una terra caratterizzata dalla Dolomia, la roccia da cui prende il nome la catena montuosa delle Dolomiti, nella parte più alta del vigneto fino alla valle, dove il terreno è di riporto, più limoso ed argilloso. E’ proprio da una montagna delle Dolomiti che l’azienda prende il nome, il Sass de Mura, oltre ai muri di sasso della vecchia casa presente vicino ai vigneti.
L’appezzamento è limitato da due corsi d’acqua e diventa superfluo dire che le piante non vanno mai in stress idrico.
Ci troviamo a 500 metri sul livello del mare e l’escursione termica tra il giorno e la notte è notevole, questi due fattori impattano sui sentori e caratteristiche uniche che hanno l’uva prima e il vino poi.
L’idea di Sass de Mura è nata inizialmente da un progetto di rivalutazione dei vigneti e del territorio di Veneto Agricoltura e si è poi sviluppata con la passione di Edda e Mauro nella voglia di sperimentare, lavorare la terra e la vigna.
L’azienda lavora in biologico dal 2008 e i due titolari sono i fondatori dell’associazione Dolomiti Bio. Rispetto dell’ambiente con trattamenti limitati e finalizzati ad equilibrare il meteo poco clemente ed estremamente piovoso. Proprio per questi motivi le rese sono bassissime e dipendenti dall’andamento dell’annata, che talvolta può dare come produzione uno spiacevole zero.
Nei terreni dell’azienda troviamo diverse tipologie d’uva:
Pinot Nero, sia spargolo sia compatto, Souvignier Gris, Cortis (vitigno Piwi), Chardonnay, Traminer, Bronner (vitigno Piwi).
Le uve vengono raccolte a mano e portate in una cantina che le vinifica, non essendoci l’attrezzatura in loco, con una costante supervisione di ogni processo da parte dei due titolari.
Nel rispetto della biodiversità e dalla passione per l’agricoltura oltre alle vigne si scorgono altri piccoli appezzamenti dove sono coltivati principalmente fagioli e altri ortaggi destinati alla vendita o all’autoconsumo.
I vini che caratterizzano Sass de Mura sono principalmente tre, uno su tutti il Pinot Nero frizzante rifermentato in bottiglia; un vino piacevole per l’aperitivo e che si accompagna perfettamente a piatti di pesce. Un 100% Pinot Nero che non fa né macerazione né passaggi in legno.
Il fratello maggiore è un Metodo Classico, 100% Pinot Nero, che viene sboccato di anno in anno, con un minimo di 24 mesi sui lieviti, per vedere l’evoluzione che ha e immettere prodotti sempre diversi sul mercato.
Infine, un terzo vino fermo bianco, uvaggio di Traminer, Chardonnay e, dal 2019, anche Bronner. Ogni anno le percentuali possono cambiare, a seconda della produzione; per esempio, nel 2017 questa è stata zero.
Il numero di bottiglie è estremamente variabile e può raggiungere un massimo di 5000 nelle annate più favorevoli, con protagonista di maggioranza il Pinot Nero rifermentato in bottiglia.
Prima di andare via assaggiamo con Edda l’uvaggio bianco 2018 (60% traminer e 40% chardonnay, un perfetto equilibrio delle uve, un’importante sapidità, in armonia con la freschezza e la mineralità. Un po’ timoroso dell’aromaticità del traminer che però trovo estremamente bilanciato con le altre uve.
Un duro lavoro in vigneti eroici con un clima sfavorevole che però viene ripagato dalla soddisfazione dei consumatori che apprezzano i vini di Sass de Mura, uno su tutti il Pinot Nero rifermentato in bottiglia.