Spolert Winery, una nuova azienda nel cuore di Prepotto sui Colli Orientali del Friuli
Più volte nel 2020 post-Covid
C’è chi in tempi di Covid si dispera e chi cerca con entusiasmo una via alternativa!
Un incontro fortuito tramite social trasformato in una collaborazione tra omonimi al fine di trovare uno spazio per Spolert Winery anche all’interno di un periodo a dir poco sfidante.
Un ingegnere gestionale, specializzato in energie rinnovabili ed efficienza energetica, con la grande passione per il mondo del vino. Questa la storia di Riccardo, che dopo un’importante esperienza in Toscana dove con due amici aveva un’azienda a Montalcino, nel 2017 decide di investire in Friuli Venezia Giulia. Una regione a lui cara, conosciuta già durante la sua prima attività di ingegnere e soggetta ad importanti cambiamenti climatici.
Più precisamente ci troviamo a Prepotto, nel cuore dei Colli Orientali del Friuli, tra il Parco Naturale delle Prealpi Giulie e la riviera dell’Alto Adriatico a 100 metri dal Bosco Romagno.
La classica domanda che tutti gli fanno è: perchè da Montalcino proprio in Friuli?
La risposta è racchiusa, oltre al già citato cambiamento climatico, nei concetti cardine che Riccardo vuole trasmettere con i suoi vini e la sua realtà: tradizione, innovazione, sostenibilità.
L’obiettivo di portare qualcosa di nuovo in quelle colline dove si è sempre fatto il vino, valorizzando le varietà autoctone con strumenti innovativi e a basso impatto per l’ambiente circostante. Emerge qui l’aspetto del vignaiolo ingegnere con il suo modello del fare di meglio usando il meno possibile, sia in vigna sia in cantina.
Otto ettari di vigneto, in un terreno caratterizzato dalla tipica “ponca” un impasto estremamente friabile di marna ed arenaria, un giorno sembra una pietra ed il giorno dopo diventa polvere. Nei vini dell’azienda si trovano due caratteristiche principali che vengono date da questo tipo di terreno, sapidità ma soprattutto una piacevole mineralità.
L’azienda in origine produceva vini da più di 50 anni in grande quantità, ma il lavoro di Riccardo che ha dato vita a Spolert Winery ha fatto si che venissero rivalorizzati i vigneti autoctoni curandoli fino al minimo dettaglio, con lavorazioni che rispettano i canoni del biologico, anche senza alcuna certificazione, per ora.
Un meticoloso lavoro anche in cantina volto a valorizzare il varietale, la vera essenza delle uve. Un utilizzo intelligente di anfore in cocciopesto, che tendono a rallentare il processo di ossidazione, e tonneaux, oltre alla rivalutazione dei vecchi contenitori in cemento già presenti in azienda.
Ma veniamo alle bottiglia, che catturano l’occhio per le etichette, giovani, fresche, dinamiche, oserei dire insolite per una cantina del Friuli.
I protagonisti delle etichette di Spolert Winery ricordano celebri personaggi, dalla scienza al cinema, vestono da sinistra a destra Friulano, Schioppettino, Rosato di Refosco, Ribolla Gialla associando ai vini caratteri distintivi come genialità, eleganza, femminilità, sagacia.
Vini caratterizzati da estrema freschezza, piacevolezza nella beva, verticalità, con un terreno ed un lavoro fatto in cantina che si ritrovano in bottiglia. I passaggi che vengono effettuati non prevalgono sul vino, ma accompagnano valorizzandone i sentori.
Vediamo più da vicino i vini assaggiati in più occasioni, nelle quali sono sempre stato entusiasta (e scopri di più sulle etichette Spolert leggendo L’articolo dedicato):
Friulano, un vino di cui sono grande fan, vinificato per il 70% in bianco ed il restante 30% per alzata di cappello e conseguentemente un’affinamento in cemento per dieci mesi. Friulano che fa emergere il suo varietale con i tipici sentori di mandorla amara, salvia, mela, ma anche erbe di campo e camomilla. Perfettamente equilibrato con note minerali e sapide facilmente riconducibili al terreno.
Ribolla Gialla, affinata anch’essa dieci mesi in vasche di cemento, senza lavorazioni particolari viene esaltata dalla mineralità del territorio esprimendo sentori di agrumi, rosa bianca, acacia, fieno.
Rosato di Refoso, frutto del salasso del fratello maggiore (Refosco dal Peduncolo Rosso, in uscita…), si presenta come un delicato ingresso nel modo delle uve a bacca rossa, con sentori di piccoli frutti e rose selvatiche. Caratteristiche comuni con gli altri vini la freschezza e mineralità che accompagnano una finezza e piacevolezza di beva.
Schioppettino, “il principe dei vini friulani” è il frutto della macerazione sulle bucce per circa 18 giorni ed un affinamento per un terzo in cemento, un altro in legno ed il rimanente in anfore di cocciopesto. Emergono la viola, i lamponi, la ciliegia fresca, un mirtillo in un vino fresco ed armonico, oserei dire che non stanca e non impegna il palato nella sua facilità di beva.
Non vi ho detto una cosa, lo Spolert che da il nome a Spolert Winery è la cucina economica in friulano, uno dei simboli del passato, trovato in azienda da Riccardo e a cui è stata intitolata l’azienda stessa.
Un’azienda in cui si possono vivere iniziative diverse, tra cui quella organizzata l’11 luglio con una decina di winelovers a tema Friulano.
Tredici diverse bottiglie di friulano 2018 per un’orizzontale su questo vitigno autoctono (o quasi autoctono poichè si racconta fossero dei cloni francesi di Sauvignon in gergo “sauvignonasse”).
Esperienza che ha coinvolto bottiglie di aziende come:
Norina Pez, Bastianich, Ferlat, Visintini, Iole Grillo, Sturm, Vigna Petrussa, Specogna, Raccaro, Simon di Brazzan, oltre a tre bottiglie Spolert (con una piacevole anteprima).
Altra iniziativa interessante di settembre una “Vendemmia Didattica” dove i partecipanti sono stati coinvolti nel approfondire come gestire i processi in vigna fino alla diraspapigiatura del mosto lasciato poi fermentare in autoclave di acciaio.
Si mira a produrre un friulano naturale, senza lieviti aggiunti, vedremo quale sarà il risultato di questa giornata!
Nei prossimi mesi saranno in uscita nuovi protagonisti in una linea di vini superiori, capitanata da un Friulano oltre a Merlot, Refosco dal Peduncolo Rosso e lo Schippettino di Prepotto.