Ciccio Zaccagnini, una giornata passata assieme all’enologo Concezio, cugino di Marcello Zaccagnini e responsabile di tutti i processi di vinificazione dei vini dell’azienda
13 Agosto 2022
Nel cuore dell’Abruzzo all’interno dell’area Casauria, precisamente a Bolognano, trova il suo quartier generale una delle più grandi e storiche aziende della regione: Ciccio Zaccagnini.
La scoperta dell’azienda comincia dalla parte esterna, con un cicerone d’eccellenza come Concezio, cugino di Marcello Zaccagnini, enologo, e responsabile di tutti i processi di cantina di questa storica realtà. Sessantasette ettari vitati circondano l’azienda con impianti che spaziano dal guyot, alla pergola abruzzese, non per avere una maggiore resa, ma perché in questo ambiente la pergola abruzzese, gestita in maniera oculata, da risultati eccellenti. Il panorama è caratterizzato dai vigneti Zaccagnini e la proprietà è più grande del paesino in cui si trova, il centro abitato, infatti, conta centoquattordici anime.
Considerando che in azienda sono occupate più di cento persone si può capire di certo l’entità e l’importanza di una realtà come questa nell’area Casauria, da cui prende il nome la denominazione Montepulciano d’Abruzzo sottozona Casauria, la quale a breve darà origine alla DOCG Casauria.
Parlando di sottosuolo si può trovare un terreno per lo più uniforme, caratterizzato da argilla e calcare. Il lavoro in vigna è presidiato da un team di agronomi che lavorano in un’ottica di lotta integrata adottando la migliore tecnologia per non essere invasivi con i trattamenti e calibrarli il più possibile. Oltre a rame e zolfo si utilizzano estratti di arancio e chitosano, cercando di limitare i trattamenti, che vengono basati sulle previsioni meteo delle varie centraline disposte tra gli appezzamenti vitati.
Il tema della sostenibilità apre un discorso parallelo legato al mondo dell’arte; il 13 maggio 1984 tale Joseph Beuys, avendo conosciuto pochi anni prima ed essendosi affezionato alla famiglia Zaccagnini, decise di tenere proprio in cantina uno dei suoi convegni in difesa della natura. Se pensiamo ai nostri tempi dove il tema è all’ordine del giorno possiamo considerare Beuys un precursore della divulgazione di tematiche care alla salvaguardia del nostro mondo, in piena epoca del consumismo. Avremmo forse dovuto ascoltarlo un po’ di più!
L’arte e l’architettura sono delle costanti nell’azienda Zaccagnini e solo nella parte esterna si possono ammirare alcune opere quali:
- un traliccio dell’alta tensione artistico, dell’italiano Franco Summa;
- una scultura di uomo e donna con in testa un cesto che rappresenta la raccolta dell’uva di Sandro Visca;
- “Celato Velato” di Diego Esposito;
- il pulcino gigante (in mezzo al vigneto) dell’artista olandese David Bade;
- la riproduzione di un meteorite dell’artista iraniano Bizhan Bassiri;
- il “Sole di Casciella”, forse l’opera più importante presente, la quale rappresenta il sole, l’acino e la foglia, esposta al G8 dell’Aquila del 2009.
Entriamo nella cantina di affinamento per scoprirne in anteprima il nuovo volto, in seguito ad un’opera di ristrutturazione e di ridisposizione di tutta la struttura. Un percorso che interseca barrique e botti di altro formato con la costante presenza delle opere artistiche. In primis un grande tavolo in marmo, che riprende i tavoli sacrificali in onore di Dioniso, il quale termina con una testa di ariete, simbolo di prosperità.
Arte che trova la sua applicazione anche nelle etichette speciali delle bottiglie Zaccagnini, come i fiori di Ivan Graziani, i segni zodiacali, gli omaggi a Joseph Beuys, le tante edizioni limitate, fino ad arrivare alle etichette celebrative del Leicester per la vincita della Premier League nel 2016. Alle pareti non mancano quadri, poster e locandine, tra cui ne balza una all’occhio la foto di un progetto ambientale, sempre dell’artista Beuys, il quale piantò, a Kassel in Germania, settemila querce, di cui la prima venne piantata proprio qui a Bolognano.
La storia dell’azienda Zaccagnini trova il suo inizio nel 1978, con il nome Fattoria Zaccagnini essendoci, come molte realtà del tempo, oltre alla produzione di vino, la coltivazione dell’olivo e la coltivazione dei cereali. Il pensiero di creare una realtà vitivinicola è emerso due anni prima, nel 1976, quando Marcello ebbe l’intuizione di voler produrre dei vini che rappresentassero il territorio abruzzese, con le uve autoctone della regione, prendendo spunto dall’attività contadina e commerciale del padre Francesco, per gli amici Ciccio, a cui è stato dedicato il nome dell’azienda. Un percorso storico che ben viene rappresentato in un’altra opera d’arte in ceramica, creata da Mimmo Paladino, nella quale viene raffigurato il percorso di Zaccagnini dal 1976 ad oggi, con simboli che ben fanno capire il duro lavoro, le diverse mani dei collaboratori e non un individualismo, il volerci mettere sempre la testa (coperta dal cappello) e un’impronta di mano che rappresenta il suo tocco nei vini.
In realtà ci sono stati due episodi scatenanti che hanno voluto far investire la famiglia Zaccagnini in una nuova area di business. Francesco un tempo vendeva le uve ad alcuni commercianti e nel 1976 si trovò davanti a due diverse fregature, un pagamento con un assegno falso e un secondo pagamento con un assegno circolare rubato. Due disavventure che hanno portato ad una sorta di crisi aziendale ed è proprio da questo periodo di instabilità che sono nate le prime duemila bottiglie.
Tornando alla cantina, le opere non sono concluse e nel percorso si può trovare una piccola scultura, “Vita Nova” di Pietro Cascella che ha viaggiato nello spazio a bordo della navicella spaziale Soyuz, il disegno del cappello di Joseph Beuys su una parete, un’installazione dell’artista Mountandon con alcuni cartoni più o meno interi che rappresentano le persone e la società che si stanno disgregando e una bottiglia in equilibrio, simbolo di speranza, ad indicare la voglia di ripresa,
l’evoluzione delle bottiglie Zaccagnini che si concludono con il tralcetto, un disco di spago di Dino Colalongo con alcuni nodi che rappresenta la vita e le sue difficoltà, un quadro creato da Laura Baldini con ottomila tappi che vanno a formare una bottiglia “big bottle”, simbolo di sostenibilità.
A vegliare la sulla porta della barricaia due Guerrieri di Xian, opere di Sandro Chia, che fanno parte di una collezione di dieci pezzi unici.
La cantina ha avuto diverse evoluzioni nel tempo, partendo dal primo capannone del 1981, un secondo ampliamento nel 1990, un terzo nel 2006 per poi arrivare al restauro e ulteriore ampliamento del 2022. I lavori sono in fase conclusiva e si completeranno con un nuovo punto di degustazione e vendita adiacente alla bottaia.
Uscendo dal cancello per andare a pranzo, notiamo altre due opere, prima del cancello sulla destra “Una Porta Universale” di Dino Colalongo;
mentre il portone d’ingresso dell’azienda è rappresentato da un volto di uomo e uno di donna con un bicchiere in mezzo, in segno di benvenuto, dell’artista Pietro Cascella.
Un pranzo veloce con l’assaggio del Montepulciano d’Abruzzo 2020 della linea “Tralcetto”, affinato in solo acciaio, dai sentori freschi e semplici come vuole essere un vino quotidiano. Profumi di frutti rossi, ciliegia, ma anche amarena e prugna, con alcuni spunti speziati e di sottobosco; in bocca ha un buon corpo, con un tannino morbido, buona freschezza, mineralità e persistenza. Ben si abbina ad un tagliere di salumi tipici abruzzesi, per entrare nel giusto modo nella tradizione regionale.
Le bottiglie prodotte dall’azienda Zaccagnini sono circa sei milioni per anno e si dividono in alcune diverse linee: Cru, Chronicon, Le Selezioni di Marcello Zaccagnini, Tralcetto, Terre dell’Abate, oltre ai liquori, spumanti e passiti.
Dopo pranzo una capatina ad uno dei simboli principali limitrofi all’azienda: l’Abbazia di San Clemente un complesso monumentale situato a Castiglione a Casauria, iniziato a costruire nell’871, il quale ospitò le reliquie di papa Clemente primo, rubate successivamente dai francesi. Francesi che rubarono anche il libro Chronicon Casauriense, oggi conservato al museo del Louvre di Parigi, il più importante manoscritto che racconta la storia dell’abbazia fino al 1182.
Tornando in azienda terminiamo l’esplorazione con i lavori in corso in uno stabile speculare alla cantina, a poche centinaia di metri di distanza, dove è in fase di ultimazione un bed & breakfast con sei camere e piscina. La struttura Zaccagnini non finisce qui, avendo anche un secondo stabilimento poco distante, dove avvengono i processi di imbottigliamento, etichettatura, imballaggio e stoccaggio, oltre all’applicazione del famoso tralcetto per la linea che ne porta il nome, rigorosamente a mano, con un team di tre persone.
In questo stabilimento è stata creata una sorta di agorà per i collaboratori, comprensiva di mensa a palestra, essendoci un’attenzione particolare per il benessere di chi permette all’azienda di andare avanti, evolvere e migliorare.
L’azienda Zaccagnini è inoltre il locomotore di un’associazione di quindici realtà vitivinicole che si sta battendo per ottenere il riconoscimento della DOCG Casauria.
Esperienza a tutto tondo assieme al mitico e vulcanico Concezio, che merita la maglietta numero 179!