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domenica, 28 Aprile, 2024

Nel ricreato Borgo Santuletta assieme a Luigi Langella, Castello (Pavia)

Nel borgo ricreato da Luigi Langella, Santuletta, alla scoperta di ogni angolo di questo posto che riporta indietro la mente nella storia delle attività agricole

24 Settembre 2023

In occasione dell’iniziativa “Oltrepò, Terra di Pinot Nero” abbiamo la possibilità di soggiornare al Borgo Santuletta, un antico Borgo, in località Castello di Santa Giuletta, rifondato dal suo ideatore Luigi Langella. Viste le due ore di anticipo rispetto all’evento ci immergiamo alla scoperta di questo luogo, cercando di approfondirne ogni angolo, dalla vista sui vigneti e gli animali, ai dettagli che arredano sia la parte esterna sia la parte interna della struttura.

Prima di chiacchierare assieme a Luigi, il racconto di Borgo Santuletta in compagnia di Maria Pia, che si occupa sia della parte di accoglienza ma anche delle visite e delle sfaccettature amministrative riguardanti la produzione del vino. Piccola parentesi, Maria Pia è nel mondo del vino da qualche anno prima della mia nascita e, dopo aver lavorato per anni in un’azienda vitivinicola e aver prestato consulenza rispetto ai temi burocratici ed amministrativi, oggi si è tuffata in questa avventura, fin dai suoi albori, mantenendo, inoltre, il suo ruolo di collaboratrice e docente in un’associazione di sommelier.

Borgo Santuletta è principalmente un agriturismo, nato dall’idea di Luigi, che voleva vivere le campagne nel fine settimana, spostandosi dalla giungla urbana di Milano.

Non solo ricettività, ma anche produzione di vino, con cinque ettari vitati, di cui uno è un nuovo impianto. Questi si estendono nelle zone di Valle Versa, Broni e Santa Giuletta e consentono la produzione di sei, più una, etichette, tutte con uve di proprietà tranne l’una citata. Facciamo un po’ di ordine, nelle fila dei vini rossi troviamo tre etichette a base del classico uvaggio dell’Oltrepò, in questo caso imbottigliate come IGT: Barbera, Uva Rara, Croatina, Ughetta. A seconda dell’annata e a seconda della prevalenza di un’uva sulle altre, si decide il metodo di affinamento, che può prevedere un anno di legno di tonneau oppure un riposo in solo acciaio. Questo è il motivo per cui ad oggi sono presenti sul mercato tre vini che hanno un uvaggio simile, ma con la prevalenza di una delle quattro uve. “Omai” 2016, dal nome che richiama un canto del purgatorio di Dante il quale significa letteralmente “finalmente” e presenta una quantità più elevata di Croatina; “Omada”, nome di fantasia che si avvicina al primo e presenta più Barbera; “Vera”, dal nome della suocera di Luigi e un equilibrio maggiore, in termini di quantità, tra le quattro uve che ha fatto decidere per un affinamento in solo acciaio. I primi due vini affinano in legno per un anno, mentre il terzo ha riposato in sole vasche d’acciaio. Tra le etichette prodotte nel Borgo Santuletta si trova anche una bollicina Metodo Classico, rigorosamente Pinot Nero, Pas Dosè, che tendenzialmente affina almeno sessanta mesi sui lieviti. Il suo nome è un omaggio al creatore di questo posto, Luigi Langella, composto dalle prime due lettere del suo nome e le prime due lettere del cognome: “Lula”. Affianco a questa importante bolla, per soddisfare i palati più semplici, è stata prodotta anche “Lulu”, un Pinot Nero di più facile interpretazione, ottenuto da una spumantizzazione con Metodo Martinotti.
Il mondo dei vini bianchi vede due etichette, un Riesling ItalicoSara”, dal nome di una parente della moglie di Luigi e “Giulè”, che riprende la parte mancante del paese di Santa Giuletta in Borgo Santuletta; un Riesling Renano, con uve selezionate da aziende terze; entrambi vinificati in acciaio.

L’avvicinamento al mondo del vino è scattato nel 2012 con la prima annata di produzione di “Omai”, ottenuto con le uve provenienti da un vigneto della suocera di Luigi. I processi produttivi avvengono in un’azienda terza, con vasche e spazi dedicati alle vinificazioni e un magazzino che possa ospitare la produzione di circa quindicimila bottiglie per anno. In loco, proprio in una delle sale dell’agriturismo, troviamo una cantina per stoccare una piccola parte dei vini, utile a soddisfare il fabbisogno di mescita e vendita delle bottiglie presso il ristorante.

Tornando a parlare di vigna, troviamo una conduzione che sposa la lotta integrata, cercando di limitare gli interventi e utilizzando se necessario dei sistemici, per combattere principalmente la flavescenza dorata, affidandosi poi a rame e zolfo. Non si utilizzano diserbi e si taglia l’erba con il decespugliatore, operazione che ovviamente viene fatta a mano, come tutta la vendemmia, con una produzione che si attesta sui cento quintali ettaro, circa. Non solo produzione di uva, ma numerosi sono gli orti, con verdure che vengono utilizzate nelle cucine dell’agriturismo.

Dando uno sguardo all’agriturismo troviamo un luogo di altri tempi, con angoli unici arredati da oggetti legati alla campagna, ma non solo, teletrasportando così i suoi visitatori indietro di uno o due secoli. Le varie sale hanno la parvenza di un museo e sono attrezzate per la ristorazione, degustazioni, meeting, team building e piccoli eventi. Il ristorante offre la possibilità di consumare una selezione di antipasti, un primo, un secondo ed un dolce (a scelta tra tre proposte), godendo di prodotti a chilometro zero e altri provenienti da piccole aziende locali.

Dopo una prima carrellata di informazioni su Borgo Santuletta, da parte di Maria Pia, passiamo all’assaggio di qualche etichetta. Partiamo con l’unica bottiglia rimasta di Metodo Classico dell’ultima sboccatura, ma la sfortuna vuole che sappia di tappo; cose che succedono (ho portato a casa una bottiglia della sboccatura più recente da testare). Passiamo così al Riesling Renano 2022, che si esprime al naso con sentori floreali, di gelsomino, ma anche una pera croccante, pompelmo, pietra bagnata. In bocca un buon corpo, con una spalla acida ad equilibrarlo, discreta mineralità e abbastanza persistente.
Un assaggio anche del rosso “Omai” 2016, che affina dodici mesi in tonneau e presenta una percentuale maggiore di Croatina. Al naso emergono sentori di frutta rossa, sotto spirito, prugna, marasca, cuoio, tabacco, liquirizia, anice stellato, una nota verniciata e di sottobosco. Al palato una buona acidità, minerale, discreta sapidità, le parti dure bilanciano il suo grado alcolico e il suo corpo, offrendo una piacevole beva e verticalità nei sorsi, un vino pieno e persistente, con un tannino percettibile ma integrato.

Salutata momentaneamente Maria Pia, iniziamo la chiacchierata con il visionario ideatore di questo luogo bucolico, Luigi Langella. Un napoletano (trepidante per l’imminente inizio della partita del Napoli), che da quarant’anni vive a Milano. Per dieci anni ha lavorato in banca e per altri trenta nel mondo del marketing e pubblicità, all’interno della giungla urbana meneghina, fino ad arrivare alla meritata pensione e al desiderio di fuggire dal caos quotidiano. Nel 2014, assieme alla moglie Daniela (cardiologa di professione, “ma fa anche i letti dell’agriturismo se necessario”), si è innamorato di questo borgo ormai diroccato e in stato di semi-abbandono, che comprendeva una villa padronale, le case dei mezzadri, oltre a stalle, rimesse e magazzini di stoccaggio. Uno stabile del diciannovesimo secolo che era conforme alla vita agricola di quel tempo, nel quale, oltre all’allevamento di bestiame, le attività più comuni erano la coltivazione di grano e seminativi e parte di vigna, soprattutto per il vino da autoconsumo. Un’opera di restauro che è durata diversi anni per riportare in luce il borgo di un tempo, ovviamente con un tocco personale di Luigi, che ha trovato una casa per la sua collezione quarantennale di oggetti vintage legati al mondo agricolo, ma non solo. “Da diversi anni frequento Saint-Tropez e non ho praticamente mai visto il mare, perché la mattina mi sveglio presto e vado nei frequenti mercatini vintage – Brocante – per scovare qualche pezzo unico da aggiungere alla mia collezione”. Ho creato così il mio stile terruncel-provenzale, decorando le pareti a mio piacimento e se un giorno mi dovessi stancare di un determinato arredamento ho sempre la facoltà di modificarlo”.

All’inizio l’idea era quella di tenere il posto come casa per le vacanze e per ospitare qualche amico, ma con il passare del tempo si è fatto sentire il desiderio di condividere il risultato di quest’opera, che possiamo definire museale. Nel 2018 sono state aperte le cinque camere e una limitata area per la ristorazione, dedicata agli ospiti che vi pernottavano. Con il passare del tempo e la strutturazione di una squadra di collaboratori ha preso forma l’agriturismo, per come lo vediamo oggi.

“Sono stato quarant’anni in un frullatore con le pale che giravano sempre a mille, ma un giorno mi sono chiesto, che cosa farò una volta in pensione? Giunto il fatidico giorno del pensionamento, ho acquistato una barca per uscire a pesca d’altura; progetto durato circa un mese. Non era il mio stile. Poi mi sono innamorato di questo posto incantato, per i suoi sapori, odori e angoli che permettono una tale introspezione; ho amato quello che ti restituisce e così ho cominciato una nuova avventura”.

La filosofia di questo posto d’eccellenza nell’Oltrepò Pavese si può riassumere in due importanti punti:
la qualità del cibo ad un prezzo congruo, sicuramente di molto inferiore dei prezzi della vicina Milano e un’attenzione particolare alla clientela.

Borgo Santuletta offre decine di angoli da vedere, fotografare, toccare con mano, che portano a riflette e meditare, nel pieno del relax (che si può trovare a soli quarantacinque minuti da Milano).

In questo posto sono nati diversi progetti di scrittori, poeti, artisti; tra i quali troviamo un libro di una ragazza che scrive per bambini, dove è raccontata la storia di alcuni animali che giudicano le persone che passano. L’ispirazione in questo caso è stata trovata spostando lo sguardo oltre alle staccionate del giardino esterno, dove abitano oltre trecento animali “da compagnia”, tra cui: asini, pecore, capre, più di cento capi tra oche, anatre, faraone, ma anche galli e conigli. Gli animali sono amici di Borgo Santuletta e non vengono utilizzati in cucina, dedicandogli degli appositi spazi.

A Borgo Santuletta passano persone di ogni estrazione e gli episodi da raccontare sono centinaia. Per esempio con alcuni giornalisti si vorrebbe creare il progetto “Il rifugio delle sinapsi”, descrivendo cento angoli di questo posto dove ogni persona può immergersi in un suo percorso introspettivo.

La cassa è il palco del mio teatro, ma anche il centro delle potenziali sinergie che si possono creare”.

Prima di lasciare Luigi alla partita del Napoli ci facciamo raccontare alcuni ultimi episodi accaduti a Borgo Santuletta. Il primo riguarda una coppia di New York, clienti da quattro anni della struttura, i quali erano soliti soggiornare cinque giorni ogni anno. I due ospiti non volevano mai far riordinare la stanza, si fermavano la sera a cena, consumando due bottiglie di vino e non avevano mai rivolto la parola a Luigi. Un giorno chiesero la possibilità di prenotare la suite per altri quattro anni, sempre nello stesso periodo. Il titolare gli rispose ironicamente che non aveva la garanzia di essere li altri quattro anni. In seguito è emerso che lei era una famosa giornalista che proprio in quel luogo ha scritto due articoli, ricevendo tanto di premi, mentre lui ha scritto un libro, anche in questo caso premiato. Entrambi, dopo diverso tempo, sono riusciti a “far uscire le parole giuste” solo in quel posto, trovando ispirazione nel Borgo creato da Luigi.

Bisognerebbe passare giorni interi per scoprire tutte le avventure di Borgo Santuletta, dai bisticci con la signora che pretendeva sempre il suo posto anche se occupato, alla modella francese con l’ingegnere americano specializzato in intelligenza artificiale, con il dono della musica. Sicuramente ne ricaveremo un bel libro, dello spessore minimo dei romanzi di Ken Follet.

Un salto indietro nel tempo, in un posto che trasmette vibrazioni rilassanti e ti permette di immergerti in te stesso, sicuramente da vivere con più calma, relax, serenità e meno stress.
Nella speranza ci sia la possibilità di tornare per un più tranquillo pernotto, godendo della cucina e magari anche della piscina di Borgo Santuletta, per il momento maglietta numero 282 per Luigi Langella.

Un buon riposo nella camera “Vera”, curata nei minimi particolari con mobili e arredamento che riportano a ‘900.

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