Al di là del confine in compagnia della famiglia Scurek, cinque figli maschi che portano avanti l’azienda, che sta ultimando i lavori di ammodernamento e rinnovo
21 Ottobre 2023
Un pomeriggio al di là del confine tra Italia e Slovenia, in località Plesivo, poco distante da Zegla, per incontrare la famiglia Scurek ed immergersi nel loro modo di fare vino.
Già dal parcheggio, nella parte più alta della proprietà, si può respirare l’aria di novità che coinvolge questa azienda, notando il cantiere in corso, che porterà alla costruzione di una lussuosa struttura ricettiva. Nella nostra prima tappa incontriamo Neic, uno dei cinque fratelli Scurek, all’interno dell’attuale wine shop, approfondendo quello che sarà il futuro di questa realtà. Come avevamo ben intuito c’è più di qualche lavoro in corso: è in fase di ultimazione la nuova struttura ricettiva con quattro camere, con tanto di piscina e spa, la quale vedrà al suo interno anche un nuovo wine shop, un paio di sale degustazioni, una cantina di affinamento per i vini in anfora e lo stoccaggio delle bottiglie di Metodo Classico.
Un progetto cominciato nel 2021, arrivato nelle fasi finali della costruzione (non ci resterà che testare le camere, con l’arrivo della bella stagione), che vedrà anche una ristrutturazione delle attuali aree dedicate ad accoglienza e cantina, con ulteriori quattro stanze nella parte più bassa della proprietà, in questo caso senza piscina, ma con qualche idromassaggio a disposizione degli ospiti. Oltre a godere del relax che offre questa zona, gli ospiti potranno giovare della meravigliosa vista sui vigneti del territorio di Brda.
Ritorniamo al passato per vedere le origini dell’azienda Scurek, che ha ufficialmente preso vita nel 1986, quando papà Stojan e nonno Ivan hanno deciso di uscire dalla cantina sociale di Brda, producendo la loro prima bottiglia nel 1989. Spingendosi ancora più indietro negli anni, balziamo al 1823, anno in cui il ceppo famigliare che ha dato vita a questa generazione si è stabilito in quella che è la sala oggi utilizzata per le degustazioni. Fin dal diciannovesimo secolo si coltivava la vigna, la quale rappresentava un terzo dell’attività agricola, completata dall’allevamento di animali e coltivazione di frutta, verdura, cereali. L’inizio della specializzazione nella produzione del vino, come professione principale è avvenuto in Slovenia con l’inizio della caduta della Jugoslavia, attorno alla fine degli anni ’80, prendendo spunto dallo stile italiano e talvolta utilizzando materiali provenienti da oltre confine.
Dai cinque ettari di vigna di un tempo e la produzione di circa dieci mila litri di vino, oggi, dopo trentasette anni, siamo all’interno di un’azienda di circa venticinque ettari che produce circa centomila litri di vino per un totale di centoventicinque mila bottiglie.
L’azienda si è ingrandita nel corso degli anni, ma non ha perso la sua identità famigliare, rimanendo condotta dai cinque fratelli Scurek e da papà Stojan, ognuno con il proprio ruolo, anche se, nelle realtà così piccole ognuno deve adoperarsi per le necessità che possono esserci in un preciso momento.
Il più vecchio del team è Primoz, che si occupa del magazzino e della maggior parte delle degustazioni, troviamo poi l’enologo Tomaz, lo specialista nei lavori col trattore Uros, il responsabile della campagna Matiaz ed in fine il più piccolo (sicuramente non di statura) dei cinque, Neic che si occupa di marketing e vendita. Papà Stojan è il direttore generale nonché “ministro delle finanze”; “dopo trentasette anni ha competenze su tutti gli aspetti di vigna, cantina e commerciale, anche se i tempi sono un po’ cambiati”.
Tornando a parlare di campagna, troviamo dieci ettari vitati in Italia, tra Zegla e la Subida, mentre la restante parte è tutta sparsa in un raggio di dieci chilometri nel territorio di Brda. A corpo è presente solo mezzo ettaro, mentre l’appezzamento più grande è al di là della collina, con sette ettari vitati. I vigneti sono per il 90% basati su ponca. La filosofia di Scurek è quella di essere un’azienda sostenibile, con l’utilizzo di soli rame e zolfo in vigna, con lavorazioni a mano e la pratica del sovescio se necessaria; anche se quest’anno, a causa delle piogge primaverili si faticano a trovare i semi. Da più di vent’anni l’azienda è certificata vegana, grazie o a causa di una ex ragazza di uno dei fratelli, e viene utilizzato solo il letame organico come concime, mescolato ai raspi e lasciato almeno un anno a riposare.
Il vitigno più importante è la Ribolla Gialla, che rappresenta circa il 30% della produzione, in quattro diverse vinificazioni, fattore che anticipa che le etichette di Scurek sono sicuramente numerose. L’azienda produce tre diverse linee, che si contraddistinguono dal colore dell’etichetta: l’etichetta bianca per i vini più freschi, di pronta beva, che affinano in solo acciaio, tranne per lo Chardonnay e per i rossi che riposano in legno di tonneau usato per sei mesi. Qui troviamo una Ribolla spumantizzata in Metodo Martinotti, Ribolla Gialla “Rumena Rebula”; “Jakot”, Tocai; “Sivi Pinot”, Pinot Grigio; Rosè; Cabernet Franc; Cabernet Sauvignon; Merlot. I vini vestiti dall’etichetta marrone e dorata sono prodotti con fermentazioni spontanee, macerazioni a freddo o non controllate e invecchiamento in legno, dalla barrique ai seicento litri. Tra queste etichette troviamo “Stara Brajda Bela” ottenuto da vecchi vigneti a bacca bianca; “Sivi Pinot Orange”; “Jazbine”; Malvazija; “Dugo”; “Modri Pinot”, Pinot Nero; “Stara Brajda Rdeca”, con uve a bacca rossa di vecchi vigneti. Infine la linea più alta è la selezione UP, “Uzivaj Pocasi”, che in sloveno significa “Goditelo lentamente”, solo quattro vini, prodotti nelle migliori annate, due bianchi e due rossi provenienti da singoli vigneti, con una selezione maniacale delle uve, che devono raggiungere una maturazione completa. I vini sono Pikolit; Rebula; un uvaggio in Rosso con uve; ed infine Merlot. La fermentazione e l’affinamento avvengono in tonneau da cinquecento litri di rovere francese nuovo e solo le migliori botti si selezionano per produrre tra le mille e le duemila bottiglie per tipologia.
Alcune caratteristiche generali nella produzione dei vini Scurek sono dettate dalle macerazioni in contenitori chiusi, pertanto non ossidative, volendo esprimere il territorio il vitigno. L’utilizzo di solforosa è molto moderato e talvolta non viene nemmeno aggiunta. Lo scopo è quello di ottenere un “vino bevibile”, non solo un bicchiere, ma il cliente deve essere invitato anche ad un secondo calice.
“Siamo sei critici, se uno di noi dice che il vino non è adatto alla vendita non si mette fuori. Non tutti abbiamo lo stesso gusto ma sappiamo qual è il vino buono e quale non lo è”
Il logo dell’azienda è rappresentato da un grillo, poiché letteralmente Scurek significa scarafaggio in sloveno e grillo in dialetto. L’ispirazione del disegno è stata quella della storia per bambini legata alla formica lavoratrice e il grillo cantante e fannullone. Alcune leggende vogliono che durante i lavori di ristrutturazione della cantina sia stato ritrovato un violino, suonato dagli avi della famiglia.
Non solo arte in termini di musica, ma la cantina è contaminata di opere d’arte di ogni genere, soprattutto grazie ad un progetto che è iniziato nel 1997, coinvolgendo quattro cantine ed alcuni artisti sloveni i quali hanno iniziato un movimento per portare colleghi di tutto il mondo in terra slovena al fine di poter promuovere la propria arte negli ambienti vitivinicoli. Il progetto si è allargato nel corso degli anni, formando nel 2011 l’Art Cercle, nel quale sono coinvolte ventuno aziende, sia cantine, ma anche strutture ricettive, che ogni anno ospitano artisti internazionali. Gli artisti coinvolti offrono una o più opere d’arte per l’ospitalità ricevuta. Nello specifico Scurek è legata alla delegazione tedesca, coinvolgendo principalmente artisti di tale nazionalità, in questo progetto che contamina vino ed arte, mettendo in relazione persone di diverse estrazioni. “Qualche volta gli artisti bevono anche un po’ troppo, ma solo per prendere ispirazione”.
Prima di concentrarci negli assaggi andiamo ad esplorare le aree più nascoste dell’azienda Scurek, cominciando dall’esterno, dove si trovano due trattori che hanno fatto la storia di questa realtà e del territorio. Uno dei due, di colore verde, è stato il primo ad essere arrivato a Brda a supporto della lavorazione delle terre; mezzo tutt’oggi funzionante. Si possono vedere alcune botti colorate, una delle tante installazioni di uno degli artisti che è passato da quelle parti.
Entrando in cantina, in una prima area sono presenti vasche in acciaio, all’interno delle quali avvengono fermentazioni, alcuni affinamenti ed assemblaggi. Tra questi contenitori, si può notare una vecchia conoscenza, un uovo in acciaio prodotto dagli amici di Egginox.
Spostandoci nella parte più bassa ed interrata, troviamo la barricaia, in una sala a volte, che contiene decine di barrique e qualche tonneau per l’affinamento dei vini. Qui l’occhio cade sulle barrique dipinte negli anni dai vari artisti, che si sono sbizzarriti in diverse rappresentazioni, che richiamano o meno il mondo del vino. Tra i vari vasi vinari Neic ci fa notare una particolare barrique, all’interno della quale sono state inserite le uve, intere, di Ribolla Gialla e Chardonnay, dopo essere state diraspate a mano. La fermentazione avviene spontaneamente in legno, senza alcuna aggiunta di solforosa, lasciando le uve in macerazione sulle bucce per dieci mesi, imbottigliando poi il vino direttamente dalla barrique, senza alcun ulteriore passaggio. In questo modo viene prodotto il vino, non citato prima, “Kontra”, dal 2001, da sette botti dedicate, delle quali solo le migliori vengono selezionate, al fine di ottenere tra le milleduecento e le duemila bottiglie per anno.
Proseguendo alla scoperta dei vari ambienti troviamo una stanza dedicata alle vecchie annate, dove sono conservate bottiglie fin dagli anni ’80.
Oltre alle riserve storiche è stato creato uno spazio per gli amici e clienti della cantina, i quali possono conservare le proprie bottiglie in spazi riservati, ottenuti con un minimo d’ordine iniziale dei vini Scurek. Oltre a questa clausola un’altra regola per non perdere il posto è quella di condividere un assaggio dei vini aperti almeno con un membro della famiglia Scurek.
Tra una sala e l’altra sono stati creati piccoli spazi per degustazioni più intime, arredati con opere d’arte di artisti internazionali e locali, donate, anche in questo caso, in occasione dell’ospitalità offerta dall’azienda, nel contesto del progetto citato nelle battute precedenti. Un’ultima sala è quella dedicata alle degustazioni per gruppi più consistenti di persone, vista vigneti.
Ritornati al punto di partenza, all’interno del wine shop dove non mancano le t-shirt di amici sportivi dal mondo del calcio a quello del ciclismo, ci immergiamo nella degustazione dei vini Scurek. Partiamo dal Pinot Bianco 2022 della linea più semplice che si presenta con note floreali, fiori bianchi, pesca bianca, una punta di erba aromatica, note erbacee, leggere note ammandorlate. In bocca entra con una buona beva, leggerezza, discreta acidità, abbastanza minerale, sapido, non troppo persistente.
Gli assaggi continuano con l’enologo Tomaz, il quale ci fa assaggiare “Stara Brajda”, blend di Ribolla Gialla, Tocai, Malvasia, Picolit, Glera, che si presenta con note di frutta matura, albicocca, note di miele, una parte erbacea, spezie dolci, un tocco di burro e vaniglia per un palato pieno, complesso, ma di piacevole beva, sapido, abbastanza minerale e con una buona persistenza.
Un passaggio anche di Malvazija 2020, che fa emergere fin da subito le sue note iodate, ma anche di pesca, spezia, erbe officinali, macchia mediterranea; note iodate che tornano in bocca, dove entra con una buona acidità, sapidità, discreta mineralità e buona persistenza.
È il turno di “Dugo” 2020, blend di uve Chardonnay e Pinot Bianco, che si vinificano assieme essendo in un unico vigneto del 1963. Dopo una macerazione sulle bucce di circa sette giorni il vino affina per circa due anni in legno da seicento litri, per un vino che esprime note agrumate, tropicali, di ananas, tiglio, leggere note vaniglia in sottofondo ed una punta speziata. Caratterizzato da una costante sapidità, un po’ meno minerale dei precedenti vini, più “cremoso”, con una discreta acidità, corpo e persistenza.
Piccola parentesi: uno dei gadget aziendali è rappresentato degli occhiali a marchio Scurek, idea nata da un episodio in Cina, dove, durante una fiera un collaboratore dell’azienda è arrivato con un paio di occhiali, imitazione di quelli prodotti dal marchio originale. Questo ha suscitato la battuta di Stojan “Fake Ray Ban, Real Wine”.
È il momento di un vino senza etichetta! Blend di 60% Ribolla Gialla e 40% Malvasia, che sarà una nuova uscita, annata 2020, con il nome di “Barbana”. Le uve affinano in barrique di rovere di slavonia e legno francese per due anni per metà nuove e per l’altra metà di secondo passaggio. Vino dalla buona speziatura, dove emergono note erbacee, di mentuccia, macchia mediterranea, origano selvatico e un sottofondo iodato. In bocca una buona acidità, sapido, abbastanza minerale, con un sorso pieno e ricco di corpo, con una buona persistenza.
Dopo averne approfondito il metodo di vinificazione andiamo ad assaggiare una delle poche bottiglie di “Kontra”, annata 2020. Al naso si presenta “pulito”, con una nota leggermente ossidativa, ma piacevole, un tocco di agrume, pompelmo, bergamotto, albicocca disidratata, erbe aromatiche per un palato caratterizzato da una buona acidità, beva, sapidità, tannino in chiusura e discreta persistenza.
Un ringraziamento ai fratelli Scurek, con scambio di magliette, 286 e 287 Winelling, oltre a cappellino ed immancabili occhiali brandizzati.