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martedì, 11 Febbraio, 2025

Ultima tappa tra i Castelli della Loira a Chateau de Plaisance, Anjou (Francia)

Chateau de Plaisance, alla scoperta dell’azienda di Vanessa Cherruau, vignaiola nel cuore di Anjou, ambasciatrice dei territori di Chaume

25 Agosto 2023

Di ritorno dalla Bretagna non poteva mancare un’ultima tappa tra i Castelli della Loira, nell’azienda Chateau de Plaisance condotta da una vignaiola: Vanessa Cherruau. Prima di conoscere la sua protagonista principale, impegnata nelle fasi di pre-vendemmia, andiamo a scoprire le caratteristiche principali di questa realtà, assieme al responsabile delle visite e degustazioni, Eliott.

Ci troviamo precisamente a Rochefort-sur-Loire, all’interno della zona di Chaume, con venti ettari a corpo, un altro paio situati nei pressi di Quarts de Chaume e ulteriori tre ettari a Savennieres. Curiosità è che nel Premier Cru di Chaume sono presenti settanta ettari, mentre nel Grand Cru Quarts de Chaume ce ne sono venticinque, per un totale di cinquanta diversi proprietari. L’area a corpo è denominata Plaisance, dando così il nome all’azienda. Da una mappa che Eliott ci mostra si può notare come la zona di Chaume sia divisa in aree territoriali di diversa composizione, dove ogni colore rappresenta una tipologia di substrato. A farla da padrone è sicuramente lo scisto, ma sono presenti anche arenaria, pietra vulcanica, gres e una roccia sedimentaria clastica chiamata “poudingue”. Spostandoci, invece, nella zona di Savennières, precisamente nelle parcelle di “Gabillard” e “Les Mauriers” troviamo uno scisto stratificato, più friabile, che si arricchisce di sabbia di riporto. In quest’area sono state piantate alcune vigne nel 2020, proprio da Vanessa, pur essendoci già qualche appezzamento, pertanto le piante cominceranno la loro produzione il prossimo anno.

Chateau de Plaisance trova le sue origini negli anni50, grazie alla famiglia Rochais, che per due generazioni ha condotto l’azienda, fino al 2019 quando i figli di Guy non hanno voluto continuare l’attività. Un nuovo inizio nel 2019, quando Vanessa, ha acquistato il Domaine, circondandosi di collaboratori amici e compagni di studi. Il suo background famigliare non vede alcun vignaiolo, ma il suo percorso di studi universitari in viticoltura ed enologia ad Angers, l’hanno portata ad appassionarsi a questa attività. Dopo due anni di esperienza tra Portogallo, Ungheria e Champagne e l’attività di consulenza per aziende terze, principalmente sulla transizione alla conduzione biologica, la decisione di intraprendere il proprio progetto personale.

L’azienda è certificata BIO dal 1995 e, dal 2008, è stata portata avanti una transizione verso la biodinamica, con tanto di conseguente certificazione Demeter. In vigna si utilizzano bassissime quantità di rame e zolfo, alcune tisane a base di ortica, menta, valeriana ed altre piante naturali, oltre ai preparati biodinamici 500 e 501. Tra i circa venticinque ettari vitati ne troviamo venti di Chenin, oltre a Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.

Nella storia aziendale venivano prodotti principalmente vini più liquorosi, ma oggi le cose sono cambiate, poiché si tende a produrre vini più secchi e lasciare spazio ai liquorosi solo nelle migliori annate. La media di bottiglie per anno è di circa settantamila, che si dividono in dodici diverse etichette.

Ad aprire la strada troviamo “l’Anjou Blanc”, da vigne giovani di Chenin (meno di vent’anni) con un affinamento di massimo una decina di mesi in acciaio; “Ronceray”, Chenin che un tempo veniva prodotto solo liquoroso, ma che diventerà presto un Cru di vino secco, ottenuto da un affinamento tra acciaio, botti da quaranta ettolitri e anfore in gres; “La Grande Piece”, Chenin di parcella (ottomila metri) affinato un anno tra barrique usate e gres; “Zerzilles”, altro Chenin di un’unica parcella (seimila metri) affinato un anno in barrique usate e per completare la gamma dei vini secchi lo Chenin ottenuto dai terreni di Savennieres, anche in questo caso con un affinamento in barrique usate per circa un anno. Chateau de Plaisance produce un’unica bolla a base di Chenin, un non dosè che affina almeno ventiquattro mesi sui lieviti. Passando ai rossi troviamo “Sur la Butte” e “Grand Lopin”, entrambi assemblaggi di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, il primo circa 50% e 50% (“se il gelo non si prende il Franc”) che affina tra acciaio e cemento, mentre il secondo vede il Cabernet Franc in maggiore quantità e un affinamento di circa 70% in barrique e 30% in anfore di terracotta. Infine i vini Liquorosi di cui le annate in commercio sono state prodotte dai predecessori di Vanessa, ma messe in bottiglia da lei. Tre diverse etichette: “Coteaux du Layon Premier Cru Chaume”, “Quarts de Chaume Grand Cru” e “Confidence”, “Quarts de Chaume Grand Cru”.

Prima degli assaggi è d’obbligo un giro in vigna, tra piante più giovani e piante che raggiungono anche i sessanta/settant’anni d’età. Si può notare che il suolo viene lavorato tra i filari delle piante più giovani, con alcune zone dove si effettua un sovescio, mentre per le vigne più storiche non si interviene con la lavorazione del terreno. Quasi tutti i vigneti sono circondati da alberi e piccoli boschi che svolgono il ruolo di barriera naturale contro il vento, oltre a favorire l’ecosistema. È sempre affascinante vedere come i terreni nella stessa area cambiano in maniera così repentina, cosa che avviene anche nello stesso filare, dove un terreno muta da un metro all’altro.

Un giro anche in cantina, dove si effettuano vinificazioni partendo da un pied de cuve e intervenendo il minimo possibile con la solforosa aggiunta. Qui si possono trovare botti da quattrocento litri, bordolesi e barrique da duecentoventicinque litri, di provenienze borgognotta.
Inoltre, sono presenti vasche in cemento, ripristinate e vetrificate, utili alla vinificazione delle uve per parcella e vasche in acciaio per assemblaggi e parte di affinamenti.

Lo Chateau principale oggi è utilizzato come sede degli uffici, ma si vorrebbe rivalutare creando una struttura ricettiva con camere e piccolo ristorante, che può far godere agli ospiti un’incantevole vista sui vigneti.

Tornati al punto di partenza e prima di rimetterci in marcia nella strada del ritorno verso casa assaggiamo alcuni dei vini prodotti da Chateau de Plaisance.

Partenza con “Ronceray” 2021, vino dai sentori fruttati, ma anche di tiglio, albicocca, bergamotto, una buona spalla acida, freschezza, sapido, abbastanza minerale e di discreta persistenza.

Continuiamo con il vino di singola parcella “La Grande Piece” 2021, che si carica di note più erbacee, ma anche di lime, limone, gelsomino e un tocco di rosmarino. Anche qui troviamo un vino teso, “mordente” tipico dello Chenin, con una buona spalla acida, fresco, più verticale del precedente, di buona sapidità e discreta persistenza.

Finiamo con “Zerzilles” 2021, all’interno del quale spuntano sentori iodati, una freschezza percettibile al naso, con un agrume che viene mantenuto, ma si arricchisce anche di uno spunto incensato. Qui troviamo leggermente meno acidità, più ricchezza e corpo al palato, mantenendo sapidità, un tocco minerale e mai esagerata persistenza.

Un assaggio anche di rosso “Grand Lopin” 2020, che si esprime con uno spunto di peperone, frutti di bosco, rosa rossa secca, liquirizia, per un palato teso, verticale, buona beva, abbastanza sapido e minerale e anche qui discreta persistenza, concludendo con un tannino delicato.

Infine il vino liquoroso “Confidence Quarts de Chaume Grand Cru”, annata 2015, prodotto dalla precedente proprietà. Tra la fretta e l’arrivo di Vanessa con cui ci siamo messi a chiacchierare, non c’è stata purtroppo molta attenzione nella degustazione. Ahimè, capita anche questo!

Sarà d’obbligo tornare con calma nello Chateau per vedere la realizzazione del sogno ricettivo, ma intanto scambio di magliette “Chaume Must Go On” per me e la numero 276 di Winetelling per Chateau de Plaisance.

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