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giovedì, 10 Ottobre, 2024

Alla fine dei Monti Lessini assieme a Benedetta Dalle Ore, Trissino (Vicenza)

Tarda mattinata di inizio aprile per toccare con mano l’azienda Dalle Ore, assieme a Benedetta, che con il padre conduce questa realtà famigliare

05 Aprile 2024

Siamo tra i colli a nord di Trissino, in provincia di Vicenza, per scoprire l’azienda Dalle Ore, con una delle sue protagoniste principali, Benedetta Dalle Ore che, assieme al papà Marco, conduce questa realtà famigliare.
Ci avventuriamo alla scoperta del luogo in cui è nata l’azienda, nella parte finale dei Monti Lessini tra due valli, Chiampo e Agno, facendo così capire fin da subito il beneficio della brezza di cui possono godere le vigne, situate a corpo, ad una media di trecento metri sul livello del mare.

Prima di approfondire gli appezzamenti vitati dell’azienda, un cenno storico sulla sua origine. L’attività vitivinicola è cominciata all’inizio del ‘900 quando il bisnonno di papà Marco, Girolamo Dalle Ore, allevava sia la vigna, ma anche ulivi e seminativi. Nel corso degli anni la proprietà è passata in mano a vari parenti, di diversi rami famigliari, fino al 2007, quando Marco, appassionato di viticoltura e laureato in agraria, ha avuto la possibilità di acquistare la struttura principale e i terreni limitrofi, dando vita alla realtà che troviamo oggi. Benedetta è salita a bordo in itinere, dopo gli studi in storia dell’arte tra Venezia e Edimburgo. Era il 2018 quando, durante una vendemmia, c’è stato il vero e proprio colpo di fulmine per un’attività che l’ha assorbita a pieno, domandandosi il perché non l’avesse fatta prima.
Il settore del vino era stato “solo annusato” svolgendo il corso WSET in Scozia, pur avendo sicuramente una contaminazione nel suo DNA dell’attività di famiglia.
Oggi ricopre principalmente il ruolo di gestione della vigna e dei processi di cantina, avendo appreso e continuando ad apprendere più nozioni possibili da papà Marco.

Tornando a concentrarsi sui vigneti, che circondano letteralmente il corpo dell’azienda, troviamo circa quindici ettari vitati (nel totale dei ventidue ettari di proprietà, all’interno dei quali sono compresi un uliveto, prati per pascolo e il bosco), sia con varietà internazionali sia varietà autoctone. Nella parte anteriore troviamo un nuovo impianto di Raboso e la Durella per poi spostarci nella parte posteriore dove sorge una collinetta di Cabernet Franc e in una seconda area collinare Pinot Nero, Pinot Grigio, Garganega e Chardonnay ed infine in un’area più bassa ci sono Pinot Grigio e Riesling Renano (passione del trisnonno Girolamo che ha portato con sé le barbatelle dalla Germania). Le uve internazionali un tempo venivano preferite a quelle autoctone, poiché atte principalmente al conferimento. Per esempio il Raboso si vendemmiava tardi e non era, per tale motivo, molto remunerativo. “In ogni caso si esprimono bene e ci piace coltivarle”. Purtroppo, a causa di svariate problematiche e malattie, non si sono riuscite a mantenere le vecchie piante, ripristinando, però, quelle che erano le principali varietà allevate, integrandole con parte delle autoctone mancanti.

Tutti i vigneti sono posizionati in aree favorevoli, con buone esposizioni e in terre che non sono mai state sfruttate o spinte per la produzione intensiva. Dalle Ore è nata praticamente come azienda biologica, senza mai aver utilizzato sistemici o diserbanti. Altre due fortune sono quella di non avere altre aziende vicine e di essere circondati dal bosco, un prezioso alleato che gode di un equilibrio naturale e protegge i vari vigneti.
Siamo in quattro persone e più la vigna si aiuta da sola meglio è”. I filari sono inerbiti spontaneamente e si lavora solo il sotto fila quando necessario. Per quanto riguarda i trattamenti, si utilizzano esclusivamente zolfo e quantità irrisorie di rame.
Lo scopo è quello di aiutare e non forzare la vigna!

Parlando di substrato lo si può ben notare passeggiando tra bosco e vigna, dove si nota il terreno vulcanico che è stato in parte colonizzato dalla vegetazione, formando così un primo strato di humus e rocce molto friabili, che diventano facilmente materia sabbiosa. Dalle zone limitrofe arriva anche qualche ospite come i caprioli e da quest’anno alcuni cinghiali. Caprioli che nelle annate più siccitose cercano acqua e nutrimento negli acini maturi, un segnale che l’uva è pronta per essere raccolta, ma non da loro!

Passando ad esplorare la cantina, ultimata nel 2010, troviamo una struttura scavata nella collina, così da mantenere tutto l’anno una temperatura pressochè costante. Qui a farla da padrone è l’acciaio, con vasche di diverso formato, dove avvengono le fermentazioni spontanee e gli affinamenti della maggior parte dei vini. Solo per alcuni rossi, come Cabernet Franc e Pinot Nero si utilizzano botti grandi di legno, per l’affinamento. Ci sono anche due tonneau, che tornano utili in caso di eccedenze o di scarsi quantitativi di vino. Le varietà e i diversi vigneti si vinificano singolarmente e si tende a produrre per lo più etichette monovarietali.

All’interno della cantina c’è anche un laboratorio di analisi, fortemente voluto da Marco, con lo scopo di produrre vini in maniera più sostenibile o naturale possibile, pur consapevole che la fermentazione è un processo biochimico che va tenuto sotto controllo. Un alleato è il controllo delle temperature, soprattutto nella prima fase di fermentazione, oltre alla decantazione statica con l’aiuto del freddo. La solforosa è aggiunta solo se strettamente necessaria una volta che il vino va in bottiglia.

La produzione si attesta sulle sessantamila bottiglie per anno, anche se vi sarebbe una potenzialità di centomila. A definire le etichette e i vini prodotti è l’andamento dell’annata, non essendoci una costante matematica nelle referenze Dalle Ore, interpretando quelli che sono i frutti ottenuti dalle varie vendemmie. Per esempio il 2023 è stato il primo anno in cui si è prodotta una Garganega non macerata, in bianco, poiché si è valutato che le uve non erano così qualitative da stare a contatto tra di loro. Nel 2022, invece, la Durella è maturata molto e prima del previsto, evitando così di fare il Metodo Classico e dirottando la sua vinificazione su un bianco macerato e un Metodo Ancestrale. Il 2022 è stato anche l’anno in cui il Riesling si è prodotto in sole centottanta bottiglie, data la pochissima produzione di uva e la flavescenza dorata.

Se proprio vogliamo identificare le referenze che di norma produce l’azienda Dalle Ore o che ha prodotto negli ultimi anni, possiamo elencarle come: Raboso Veronese dalla vendemmia 2023, sia rifermentato in bottiglia sia fermo; Cabernet Franc, Pinot Nero, Pinot Grigio; Pinot Grigio macerato; Garganega; Riesling Renano; Chardonnay; l’assemblaggio “Mappale” di Chardonnay, Pinot Grigio e Riesling (quest’ultima fino al 2022) e per concludere Durelloin tutte le salse”.

In cantina preleviamo un assaggio di Raboso, che sta riposando in acciaio, il quale si esprime con sentori molto fruttati, di frutti scuri e frutti di bosco, per un sorso molto tagliente, ricco di tannino, una buona spalla acida e mineralità e un residuo zuccherino ancora presente. Un vino decisamente muscoloso e verticale che potenzialmente sarà domato con un passaggio in legno.

Lasciata la cantina ci trasferiamo nella sala degustazioni, ricavata nel piano inferiore della storica abitazione in cui un tempo viveva il mezzadro ed era anche dedicata alla stalla. Nel 2010 ne è stato restaurato un piando, dedicandolo all’accoglienza. Qui, dopo un saluto al gatto Telma e alle galline che amano sostare nel sottoportico, ci addentriamo negli assaggi di alcuni vini Dalle Ore partendo da “Eristico”, l’ancestrale di Durella 2023. Un vino dai sentori di frutta a polpa gialla, mela golden, pera, albicocca, ma anche un tocco di fiori di campo, camomilla e un sottofondo erbaceo. Vino dalla buona beva, bolla abbastanza fina, discreta sapidità e mineralità, oltre ad una discreta persistenza.
Il nome di questo vino è stato ideato da Benedetta, scovando una parola ormai estinta, ritrovata nella filosofia post-sofistica. Una sorta di presa di posizione, quasi ingannevole e polemica, nell’arte di vincere attraverso il dialogo. Questa ha ben rappresentato il concetto della Durella nell’annata 2023, che ha fatto un po’ quello che ha voluto lei, trasformata poi in un Ancestrale.
Un’etichetta sorella a questa è “Acronia”, Durella ferma da pressa diretta, con un colore che sembra il frutto di una macerazione sulle bucce, ma che non lo è. Un vino decisamente spiazzante e “fuori dal tempo”; con l’anagramma del suo nome che forma la parola “Arancio”.

Una particolarità di questa linea di vini sono le etichette, rappresentate da un’amica di Benedetta, che disegna riprendendo lo stile del pittore Gustav Klimt.

Della linea più classica assaggiamo il Riesling 2022, che veste un’etichetta bianca, più classica, con la scritta del nome dell’azienda in evidenza. Qui troviamo un vino ancora giovane dai sentori agrumati, di fiori bianchi, gelsomino, tè verde, per un sorso ricco in acidità, buona mineralità e sapidità, beva, freschezza e discreta persistenza.

Non poteva mancare “Uno B”, il primo vino prodotto da Benedetta, in questo caso dell’annata 2022. Un Pinot Grigio ramato, frutto della macerazione di cinque giorni sulle bucce, che si apre con sentori di piccoli frutti rossi, un sottofondo erbaceo, nota di sanguinella che fa capolino, ma anche note leggermente sulfuree e di pietra bagnata. In bocca ha un discreto corpo, buona spalla acida, mineralità, discreta sapidità, persistenza e un velato tannino finale.

La conclusione con il Vermouth (fatto produrre da un’azienda terza), a base di Pinot Nero e decine di erbe tipiche del territorio, come timo, mentuccia, rosmarino, cardamomo… Un tripudio di profumi e un sorso verticale, secco e dal retrogusto amarotico, con una persistenza che ha accompagnato gran parte del viaggio in macchina per raggiungere una seconda cantina.

Un ringraziamento a Benedetta per il tempo passato assieme; per lei maglietta numero 321!

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