Un aperitivo bio a chilometro zero, nel bosco di pianura Habitat 3650 Organic Farm
30 Aprile 2021
Incuriosito dalla produzione di prosecco biologico ad un paio di chilometri da casa mia, in località Olmo di Martellago, contatto i titolari di Habitat 3650 per un appuntamento.
Non nego che per arrivarci ho impostato il navigatore, pur essendo all’interno del mio Comune.
Varcato il grande cancello, ci si trova davanti ad un ecosistema parallelo a quello del caos del, seppur piccolo, centro del paese. Sessantamila metri quadri di biodiversità, orzo, piante da frutto, orti, vigneto e soprattutto tanti alberi con una struttura ricettive in legno immersa nel verde.
Habitat 3650 è il nome dell’azienda, ma anche il numero di essenze arboree che il proprietario Endrius e la moglie Pamela, entrambi architetti, hanno piantato nel 2011 come prima azione aziendale, e che nel tempo da piccole piantine sono diventate il cuore di un ambizioso progetto di riqualificazione e sostenibilità ambientale. La vera sfida, racconta Endrius, era quella di far crescere quest’idea, di far dialogare architettura, natura, e agricoltura biologica all’insegna della interdisciplinarità.
Un’idea che è stata considerata folle dai più, iniziata piantando con pochi mezzi, 3650 alberi, principalmente autoctoni, tra cui querce, noci, olmi, aceri, carpini, tigli, gelsi ma anche alberi da frutto come meli, peri, ciliegi e noccioli e tanti arbusti. Ora sono più di cinquemila gli alberi e gli arbusti e oltre ad essere di importanza vitale per l’azienda biologica, lo sono anche per il nostro pianeta e rappresentano un profondo legame storico e culturale con il nostro territorio, già ai tempi della Repubblica Serenissima, infatti, si progettavano riforestazioni in pianura, racconta Endrius.
Con l’ausilio e la consulenza preziosa di alcuni agronomi tra i quali, Gianfranco Marchetti (Il “bosco delle viole” ad Oderzo) e Odino Bin, Endrius e Pamela sono riusciti pian piano a dar vita a questo nuovo Habitat, completato da una Eco-casa. Una struttura in legno di larice passiva, sostenibile dal punto di vista energetico, a zero emissioni, dedicata agli ospiti che, a 15 minuti dal centro storico di Venezia, vogliono trovare un po’ di rifugio in campagna, come facevano un tempo i nobili Veneziani.
Oltre alla permanenza nei due appartamenti, gli ospiti possono cogliere i frutti degli alberi, dell’orto e soprattutto degustare in loco il prosecco biologico. Il progetto di accoglienza di Habitat 3650 è partito in un periodo poco favorevole, in piena pandemia, ma ha riscosso già nello scorso anno un grande successo soprattutto nelle fila del pubblico europeo, che ha potuto godere sia del sano relax che offre il posto sia della centralità rispetto alle città culturali, montane o balneari che offre il Veneto.
Immersi in questo ambiente biologico ricco di biodiversità, sono presenti tremila metri di vigneto, varietà glera, allevato interamente a mano secondo la tecnica di potatura sylvoz.
Vigneto che, come l’intera azienda, viene condotto in maniera biologica, con tanto di certificazione, utilizzando rame e zolfo quando necessario, oltre a pratiche come il sovescio a filari alterni. Con le uve, vendemmiate a mano, viene prodotto un Prosecco biologico (1204 bottiglie esclusivamente numerate), fatto spumantizzare da un’azienda terza certificata, che assaggiamo tra le chiacchiere. Un vino dai sentori principalmente fruttati, dalla mela golden matura, ma anche fiori ed erbe di campo; riempie il palato con un gusto pieno ed avvolgente, con una bolla abbastanza fine, acidità e mineralità non sono molte, ma la persistenza in bocca è interessante.
L’etichetta riporta il nome Habitat con il numero 3650, formato da dei pallini in rilievo (come nel linguaggio braille). La grafica è tutta a sinistra, dividendo gli spazi in due, come fossero due parti di un campo, di cui una sembra essere solcata dalla ruota di un trattore.
I terreni della campagna veneta, a medio impasto con una prevalenza di argilla, già ai tempi di Napoleone, erano molto apprezzati per la vigna. Riscoprendo gli antichi catasti, in un periodo antecedente alla fillossera, si è potuto scoprire che in questi appezzamenti, vi era un’ingente coltivazione di uva, con l’antica tecnica delle viti maritate.
Il lavoro attento e scrupoloso dei vignaioli, passione e consigli preziosi dei tecnici, ma soprattutto la biodiversità che si è ricostruita, con il ritorno di api, farfalle, lepri, fagiani, picchi e, in questo periodo, tantissime rondini, hanno portato alla realizzazione di un prodotto veramente unico.
Per il futuro c’è la voglia di espandere l’attività puntando sull’accoglienza, al fine di far vivere agli ospiti un’esperienza al di fuori del caos quotidiano, creando inoltre un nuovo vigneto, diviso in particelle, così da ricreare anche gli impianti di un tempo, per aumentare la produzione di Prosecco, ed aggiungere un rosso da invecchiare, arrivando a circa due ettari vitati.
Un angolo di pace nel contesto urbano, per raggiungere un po’ di relax semplicemente varcando un cancello!
Maglietta numero 33 per Pamela ed Endrius, in attesa di poter tornare a toccare con mano e con bocca i frutti del loro Habitat.