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giovedì, 10 Ottobre, 2024

A casa di Liana e Gualtiero nella loro Les Granges, Nus (Aosta)

Una serata passata assieme a Gualtiero Crea fondatore, assieme alla moglie Liana, dell’azienda Les Granges, nella quale ho trovato un magnifico soggiorno durante la trasferta valdostana

19 Novembre 2022

Les GrangesUn incontro nel finire di una giornata ricca di appuntamenti alla scoperta di luoghi emblematici della piccola Valle d’Aosta, una ciliegina sulla torta assieme a Gualtiero Crea, che mi ha aperto le porte della sua azienda Les Granges.

Les GrangesCi accomodiamo a chiacchierare in uno dei tavoli della parte di agriturismo dell’azienda, attività ridotta negli ultimi anni, soprattutto in seguito alla pandemia. Andando a scavare sulle origini di questa realtà si può affermare che il tutto è nato dalla passione, dall’entusiasmo e dall’amore per i vitigni autoctoni, trasmessi da papà Francesco, mamma Clara e dallo zio di quest’ultima (anche lui Francesco), tutti molto appassionati di vino e vigna.

Les GrangesSenza particolari studi di settore, Gualtiero ha cominciato fin da bambino, in un contesto famigliare, ad appassionarsi dell’allevamento della vigna, grazie a mezzo ettaro vitato, le cui uve venivano vinificate in parte per produrre del vino da bere in famiglia, oltre al conferimento alla vicina cooperativa. Les GrangesIl periodo del conferimento è stato di vent’anni, dal 1985 fino al 2005, poiché prima papà Francesco produceva qualche bottiglia con una sua etichetta. L’idea di poter riprendere gli imbottigliamenti e creare una vera e propria azienda vitivinicola è sorta nel 1991, assieme alla moglie Liana, anche lei con questa passione.

Les GrangesLa realizzazione di quell’idea è avvenuta più di dieci anni dopo, nel 2003, quando all’età di quarant’anni il pensiero è stato “o fai questa cosa adesso o non la fai più”, così è stata fondata l’azienda Les Granges, producendo il primo vino nel 2005, un Fumin vinificato in una cantina terza, il quale è stato immesso nel mercato nel 2007. Dal 2006 tutte le vinificazioni sono gestite nella cantina ricavata sotto all’abitazione.

Un periodo di evoluzione che ha portato i due a possedere oggi tre ettari e mezzo, di cui due ettari sono praticamente a corpo e gli altri sono divisi in tre diversi corpi che si estendono nel raggio di un chilometro. Il mezzo ettaro di famiglia è stato in parte sacrificato, costruendo casa e cantina.

Les GrangesGià da giovane Gualtiero si è avvicinato alla biodinamica, grazie ad alcuni amici che erano appassionati di queste tematiche, anche se in prima battuta, non è riuscito a mettere a terra a pieno quei concetti, per mancanza di tempo, esperienza e vicissitudini famigliari. Una transizione ha portato Les Granges a lavorare nel 2012, sposando i concetti della biodinamica, sia in vigna e cantina, ma anche come stile di vita. Oggi gli sforzi maggiori sono all’interno della vigna, lavorando con i vari preparati, tra cui 500 e 501, abbattendo il più possibile l’utilizzo del rame, sostituendolo con propoli, latte, olio di semi, oltre a dosi moderate di zolfo, pur consapevoli del suo effetto dannoso che neutralizza gli effetti dei prodotti naturali.

Un approccio che ricerca continuamente quell’essere spirituale nell’io, che nella sua semplicità vuole essere parte integrante ed integrata con la natura.

In cantina le fermentazioni sono attivate con un pied de cuve, preparato con uve pre-vendemmiate e schiacciate con i piedi. In realtà ogni anno si fanno almeno quattro piedi diversi, da quattro diverse vigne e si inocula quello che risulta migliore e più efficace come starter di fermentazione.

Gualtiero è la colonna portante di Les Granges, ma anche i figli Edoardo e Beatrice, sono entrati da qualche anno in azienda, supportando la parte agronomica e alcuni processi di cantina, oltre alla gestione di altri terreni, nella parte più alta della proprietà, nei quali vengono coltivate verdure, cereali e piante officinali.

Les GrangesTra le chiacchiere assaggiamo alcuni dei vini prodotti da Les Granges, che nel complesso sono di media quindicimila per anno (anche se nel 2021, una delle peggiori annate, ne sono state prodotte circa la metà), partendo dalla Malvoisie de Nus 2020, una varietà di Pinot Grigio che viene vinificata ad uva intera e lasciando il vino sui lieviti per un anno circa, imbottigliandolo poi torbido. Vino dai sentori di fiori gialli e bianchi, spunti di paglia, mela, pietra bagnata delicato al palato con una buona acidità, ricco in mineralità e sapidità, discreta persistenza.

Les GrangesIl fratello maggiore è sempre della stessa varietà, ma in questo caso viene effettuata una macerazione di cinque, sette giorni e si presenta al naso con note agrumate, di arancia, piccoli frutti rossi, spunto speziato, rabarbaro, note erbacee, più morbido al palato ma comunque con una buona spalla acida, minerale, sapido e più lungo in bocca.

Nel 2022 è stata effettuata una prova di macerazione più lunga e non si sa ancora tra quanto verrà svinata, oltre che i risultati che può offrire in bottiglia.

Tra le varie sperimentazioni Gualtiero mi racconta che è stata piantata qualche anno fa una vigna di Vuillermin, vitigno autoctono che è stato vinificato nella sua prima annata nel 2020; oltre a questo anche una vigna di Ner d’Ala, un’uva rossa aromatica che da cinque esemplari rimasti all’Institut Agricole. Les Granges arriverà ad avere circa cinquecento piante produttive nel 2023.

Questa varietà è probabilmente autoctona del canavese, anche se molto rara in quelle terre.

Les GrangesUn sorso di Pinot Nero 2019, di cui una parte viene affinata in tonneau ormai esauste, poiché “di legno non c’ho quasi niente, solo due botti”. Fresco al naso, sentori di piccoli frutti rossi, ciliegia, melograno, rabarbaro, leggera spezia per un sorso delicato, con una buona acidità, elegante, minerale, sapido, buona la persistenza e tannino setoso.

Se vogliamo essere meticolosi condividiamo che non ha ancora raggiunto il suo pieno equilibrio, con un colore leggermente velato e non ancora maturo, principalmente in bocca.

Les GrangesUn sorso anche del “Nus” 2020 che, dipendentemente dall’annata, può avere al suo interno di media un 60% di Vien de Nus, 30% di Petit Rouge e un 10% misto tra Majolet, Premetta ed altre uve a bacca rossa. Un vino che da parecchio da lavorare, ma viene considerato come il vino quotidiano, dai sentori di frutti di bosco, rosa, sottobosco, buona beva, minerale, sapido e dalla discreta persistenza.

Les GrangesApprofondendo il nome Les Granges scopriamo che proviene da quelli che un tempo erano granai romani, i cui resti si trovavano anche oggi proprio su queste montagne. A testimonianza di quest’epoca è stata, di recente, trovata una vecchia azienda agricola di epoca romana, uno scavo archeologico visibile poco più su della cantina, nel villaggio di Messigniè.

Ci spostiamo poi nella cantina sottostante, dove assaggiamo praticamente tutte le vasche, con molte anteprime di vini che dovranno andare in bottiglia nei prossimi anni. La filosofia di base di Les Granges è quella di portare uve estremamente sane e selezionate in cantina, che vengono lasciate riposare ed appassire per una media di dieci/venti giorni, così da raggiungere il massimo della loro maturazione e sprigionare al meglio i sentori che le rappresentano. Les GrangesLa solforosa è materia rara, per non voler “ingessare” i vini, principalmente causando il blocco della fermentazione malolattica, che viene svolta naturalmente. Le vasche sono collegate ad un impianto di refrigerazione, che però è stato utilizzato nelle fasi iniziali, solo un paio di anni.

Les GrangesNascoste dietro ad altre vasche si trovano due barrique, nelle quali sono contenuti due vini passiti di Malvoisie de Nus, rispettivamente annata 2017 e 2019; vini che si presentano con un grado zuccherino molto elevato, ma mantengono un buon equilibrio, vista la spalla acida e le parti dure presenti. Il meno giovane leggermente più ossidato, ma comunque piacevole, mentre il secondo già quasi pronto per essere imbottigliato.

Dai tanti assaggi preleviamo il nuovo Cornalin 2022, per confrontarlo con l’annata 2020, attualmente in commercio. Possiamo definirlo come la punta di diamante dell’azienda Les Granges, volendone valorizzare la sua tipicità e quell’essenza autoctona. I sentori sono erbacei in quello più giovane, ma trovano un buon equilibrio in quello imbottigliato, con note di piccoli frutti rossi, spezie, una buona struttura, sostenuta da acidità, mineralità, buon tannino e lunghezza al palato.

Les GrangesLa serata si è conclusa a base di Coralin e chiacchiere assieme a Gualtiero, sulla vita, la storia, la filosofia. Un posto dove ti senti a casa, tra le meraviglie della Valle d’Aosta, con un risveglio poetico quando apri la finestra della camera, poiché Les Granges è anche agriturismo, con la possibilità di soggiornare su prenotazione e per copiose compagnie anche di cenare o pranzare con i manicaretti a chilometro zero della cuoca Liana.

Les GrangesPer Les Granges maglietta numero 205!

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