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giovedì, 10 Ottobre, 2024

In Contrada Buonivini, per approfondire l’Azienda Agricola Marabino, Noto (Siracusa)

Marabino, in compagnia di Anna, per scoprire una realtà dalle diverse sfumature che partono tutte dal substrato dei propri appezzamenti vitati

29 Marzo 2024

Siamo in Contrada Buonivini, in Val di Noto, poco più a sud della cittadina da cui quest’area prende il nome, per scoprire l’azienda Marabino. In compagnia di Anna, che collabora da quindici anni con questa realtà, sia nelle vesti di back office commerciale, sia come responsabile dell’accoglienza, ci immergiamo nel territorio, cominciando dalla sua parte esterna. Il nome di questa Contrada non mente e, da sempre, è stata una zona vocata per la coltivazione della vigna e la trasformazione delle uve, grazie alle caratteristiche pedoclimatiche che la contraddistinguono. Una su tutte è la vicinanza al mare, lì dove Mar Ionio e il Mar Mediterraneo si incontrano, ma anche alle catene montuose, così da essere nel mezzo di una luce brillante e correnti d’aria che regalano una costante brezza.

La storia di Marabino è relativamente breve e nasce nel 2002 dalla volontà della famiglia Messina, oggi capitanata da Pier Paolo. Le sue origini non sono nella zona in cui ci troviamo, ma a pochi chilometri di distanza, nel paese di Ispica, dove si trova Contrada Marabino e l’omonima torre saracena del dodicesimo secolo. Qui la famiglia aveva già una precedente realtà legata alla coltivazione di frutticole ed orticole.
Piccola parentesi, oggi quella struttura si è trasformata in ricettiva, con sette camere e ristorante, Torre Marabino.

Ci troviamo in una realtà che conta ventinove ettari vitati, praticamente tutti raggruppati nell’area del corpo centrale. Circa il 70% dei vigneti è dedicata ad uve a bacca rossa, esclusivamente Nero d’Avola, per poi lasciare spazio a Moscato Bianco di Noto e Chardonnay. La cosa interessante è che i vigneti godono suoli eterogenei, sistemi di allevamento, età ed esposizioni diverse.
Fino a qualche anno fa si producevano sei Nero d’Avola differenti, un vino da ogni parcella, grazie ad un importante lavoro di zonazione. I vigneti sono il “Don Paolo”, a cordone speronato, piantato su argille gialle; il “Don Pasquale” e “Conca”, suoli bianchi, calcarei con una tessitura finissima; “Coniglio”, di matrice alluvionale con terra nera argillosa; il “Lenza Lunga”, dove troviamo poca terra e un ricco substrato roccioso e infine la vigna del “Parrino” (che significa in dialetto siciliano prete, essendo situata in quello che è denominato il “Cozzo del Parroco”), un’area di quattro ettari ben esposta a nord, caratterizzata da argilla gialla e suoli bianco calcarei.

Un po’ più in lontananza, verso la parte più bassa della proprietà, si trova “Vigna Archimede”, il vigneto più vecchio, con un’età di settant’anni, da cui si sono vinificate le prime uve nel 2002. Troviamo l’alberello pachinese ad alta densità, proprio come la vigna “Rosa Nera” esposta ad est, dedicata alla produzione di Rosato, da uve Nero D’Avola. Avvicinandosi a questo appezzamento, scopriamo l’alberello “impupato”, termine che letteralmente allude alla marionetta tipica siciliana “il pupo” data la forma che prende la vite di alberello. La tecnica che viene utilizzata è quella della “mazzonatura” (da “ammazzunato” che significa “avvolto”), che comporta un avvolgimento della parte apicale dei tralci tra di loro, al fine di sostituirsi alla cimatura, concentrando l’energia della vigoria sui grappoli senza stimolare la produzione di femminelle, una vera viticoltura di territorio, presente solo qui.

Oltre alla vigna troviamo molte piante di ulivo (circa diecimila) lungo le bordure dei vigneti da cui si produce un olio extravergine. La biodiversità è un altro fattore importante che promuove Marabino, avendo piantato diversi alberi da frutto, erbe aromatiche, piante officinali, siepi e arbusti della macchia mediterranea. Questi sono ottimi alleati per creare un equilibrio tra insetti, uccelli intorno alla vigna, principalmente quando l’uva raggiunge il suo periodo di maturazione.

La mentalità di Marabino, certificata Bio dal 2012, e in regime di agricoltura biodinamica dal 2008, è quella di cercare di assecondare la vigna, utilizzando solo zolfo di miniera e avendo quasi del tutto abbandonato il rame, per una media di tre trattamenti all’anno. Si usano anche corno letame e corno silicio, alcuni infusi di erbe ed altri preparati biodinamici, si pratica il sovescio su tutti gli appezzamenti, e letame fresco bovino dove necessario.

Spostandoci nella parte interna della struttura scopriamo che l’edificio che ospita la cantina e la sala degustazioni è stato edificato ex novo nel 2007. Nella parte superiore avvengono le fermentazioni e gran parte delle maturazioni, in acciaio, avendo pensionato (circa cinque anni fa) sia botti grandi sia barrique per quanto riguarda l’elevazione dei Nero d’Avola. Tutti i vini fermentano spontaneamente senza alcuna aggiunta di solforosa, lieviti o prodotti enologici. Questo processo avviene con il controllo della temperatura iniziale e si usa l’azoto per saturare le vasche, nei vari processi di cantina. A questo piano sono presenti anche l’area di imbottigliamento ed etichettatura.

Scendendo al piano inferiore si trova quella che un tempo era la barricaia, oggi rimasta orfana di molte botti, poiché si preferisce far affinare i vini in acciaio o cemento al fine di avere nei vini aromi e sapori che provengano esclusivamente dalle uve dei vigneti e non dai legni. Le barrique di ciliegio e gelso rimaste sono dedicate al Moscato, che, in una delle sue interpretazioni, viene maturato in legno per circa trenta mesi per poi essere unito alle vecchie annate, nell’ottica di produrre un “Metodo Perpetuo”, affinato poi al sole per circa un anno.
Come si può notare, all’ingresso della struttura sono riposte alcune piccole damigiane tonde di vetro, sia chiaro che scuro, per produrre questo vino in stile ossidativo, giunto al suo secondo anno.
Nella cantina si possono notare oltre alle barrique anche due anfore, dedicate al “Rosanera”, prodotto con la tecnica “Pista e Mbutta”, ossia pigiando le uve direttamente e poi messe nelle botti per poi essere vinificate. La maturazione avviene in questi vasi vinari e in barrique di ciliegio, frassino, gelso, rovere e castagno per circa sei mesi.

Infine, non si possono non notare i due contenitori sferici di cemento, di fattura francese, dedicati ai due Cru di Nero d’Avola, provenienti dai vigneti “Parrino” ed “Archimede”, lasciati in questi vasi vinari, che hanno sostituito il legno, per circa un anno.

Ogni anno Marabino conserva alcune bottiglie che alimentano la riserva storica, posizionata in un’area dedicata della cantina, così da poter toccare con mano l’evoluzione dei propri vini nel corso degli anni.
C’è da sottolineare che qui la maggior parte dello spazio è occupato dal magazzino, che non è mai abbastanza ampio, dato che la mentalità aziendale è quella di uscire almeno due anni dopo la messa in bottiglia dei vini.

Tornati alla luce del sole approfondiamo assieme ad Anna le varie etichette che produce l’azienda, per un totale di circa centomila bottiglie per anno. Cominciamo con “Eureka”, 100% Chardonnay; “Muscatedda”, Moscato secco; il più volte citato “Rosanera”, rosè di Nero d’Avola; “Terre Calcaree” e “Terre Argillose”, due Nero d’Avola riassunto di vigneti caratterizzati dalla diversità dei suoli; “Rosso di Contrada”, blend di diversi appezzamenti di Nero d’Avola (etichetta più rappresentativa dell’azienda, che ricopre quasi la metà della produzione); “Parrino” ed “Archimede” i due Crudi Nero d’Avola ed infine il “Soleggiato”, Metodo Perpetuo di Moscato. Nel corso degli anni è stato prodotto anche un vino passito, sempre a base di Moscato, con uve lasciate ad appassire nei graticci, prima della Torre Marabino, poi in azienda. Dal 2022, questo è diventato un vino liquoroso senza solfiti, addizionato di acquavite prodotta dalla distillazione dello stesso vino.

Cominciamo gli assaggi con l’unico bianco disponile, “Fondo alla Palma” 2018, un Moscato secco con uve che effettuano una macerazione di circa quindici giorni per poi affinare in barrique di gelso per circa due anni. Al naso si esprime con sentori di albicocca disidratata, zagara, miele, tè verde, macchia mediterranea, cucuncio, frutta secca. Riprende i profumi di cui abbiamo potuto godere durante la passeggiata in vigna, della primavera siciliana, per passare ad un palato ricco, fresco, sapido, abbastanza minerale, con una discreta spalla acida, equilibrio e buona persistenza.

Ci tuffiamo subito nel mondo dei rossi con “Terre Calcaree” e “Terre Argillose”, entrambi 2021, con il primo vino che proviene dai vigneti “Lenza Lunga” e “Conca”, mentre il secondo da “Don Paolo” e “Parrino”, riassumendo nei loro nomi le rispettive caratteristiche del sottosuolo. Nel primo assaggio troviamo al naso note di frutta fresca, ciliegia, lampone, fiori rossi, mentre nel secondo la frutta matura, trovando spunti di mora, marasca, viola mammola. In bocca entrambi sono diretti, verticali e con una buona spalla acida, ma nel “Terre Calcaree” c’è più finezza, beva, equilibrio, mentre nel secondo assaggio incontriamo più corpo, maggiore alcolicità, tannino e persistenza.

Non poteva mancare il “Rosso di Contrada” 2019, il più rappresentativo dell’azienda Marabino, riassunto dei diversi vigneti di Nero d’Avola, che regala sentori di frutti rossi, frutti di bosco, un tocco di liquirizia e un sottofondo di spezia, pepe nero, ma anche peperoncino, che ritorna al palato. In bocca entra con una buona acidità, abbastanza minerale e sapido, tannino setoso, discreta persistenza e versatilità di beva.

Concludiamo con i due Cru, “Parrino” 2018 e “Archimede” 2019, con un primo vino che si esprime con note di frutta, che tendono al sotto spirito, spunto di mirtillo e mora, ma anche sottobosco, con un tocco balsamico, di menta, rabarbaro e delicata spezia. Nel secondo vino si passa a sentori anche terziari come tabacco dolce, cioccolato, pur mantenendo note fruttate e floreali. Al palato il primo vino è già ben equilibrato, con una beva, mineralità, discreto corpo, tannino integrato, mentre il secondo assaggio è ancora scalpitante, pur avendo un anno in più, ha una maggiore acidità, trama tannica e buona persistenza.

Ringraziando Anna, che avanza una maglietta Winetelling (causa bagagli limitati in aereo), foto di rito e un arrivederci per scoprire le innovazioni di Marabino nel corso dei prossimi anni.

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