Seconda tappa nella zona di Vittoria, in un’altra iconica azienda siciliana, Azienda Agricola Arianna Occhipinti
29 Marzo 2024
Ci spostiamo poco più a nord di Vittoria, dove incontriamo Francesco, responsabile dell’accoglienza e delle degustazioni dell’Azienda Agricola Arianna Occhipinti. Assieme a lui ci tuffiamo subito nella storia di questa realtà, fondata nel 2004, e giunta al suo ventesimo compleanno, proprio da Arianna Occhipinti. Un amore per il mondo del vino trasmesso dallo zio, incontrato nella tappa precedente, Giusto Occhipinti, che chiese ad Arianna, allora sedicenne, di partecipare a supporto dell’azienda Cos ad un Vinitaly.
Da li si è aperto un nuovo mondo, iniziando ad appassionarsi di vino e viticoltura, iscrivendosi all’università di viticoltura ed enologia a Milano, parallelamente alla coltivazione delle prime vigne.
I primi vigneti lavorati, un ettaro di Frappato e uno di Nero d’Avola erano in affitto, per poi acquistare alcuni appezzamenti in zona “Fossa di Lupo”, dove oggi, oltre a produrre l’omonimo Cru, sorge il Baglio Occhipinti (gestito dalla sorella di Arianna), struttura ricettiva con nove camere, piscina e ristorante. Solo nel 2014 si sono conclusi i lavori di costruzione della cantina dove ci troviamo oggi, trasferendo tutta la produzione e piantando nuovi vigneti in questo corpo. Si può ben notare che la cantina è in fase di ampliamento, con la costruzione di una nuova area di stoccaggio, un’area per l’imbottigliamento dell’olio e una nuova sala degustazioni, vista vigneto, dedicata a giornalisti ed operatori del settore. La proprietà comprende anche l’antica villa (oggi abitazione di Arianna), al cui interno è stato ritrovato un vecchio palmento che, dopo essere stato ristrutturato, fa parte della sala degustazioni.
In una giornata con visibilità limitata andiamo a scoprire la parte esterna dell’azienda, circondata da vigneti, ma anche da un grande orto, alcuni ulivi, un carrubeto e alcuni terreni dedicati alla semina del grano antico siciliano “tumminia” (da cui si ottiene farina per pasta e panificati). Dal piano superiore della cantina, costruita in maniera poco impattante per l’ambiente esterno, con tanto di prato che cresce rigoglioso sul tetto, si possono scorgere parte dei vigneti. Curiosità è che nelle limpide giornate di sole si può scorgere l’Etna, oggi invisibile, oltre al vicino promontorio dei Monti Iblei.
L’Azienda Agricola Occhipinti alleva solo vitigni autoctoni della Sicilia, con una percentuale dell’80% di uve a bacca rossa e un 20% di uve a bacca bianca. Oggi si contano circa trenta ettari vitati disposti sia a corpo, sia in altre aree che si estendono fino agli Iblei, Bastonaca (poco più su di Baglio Occhipinti) e nell’area adiacente a Marina di Acata. Nella zona di Bombolieri, a corpo, troviamo cinque ettari di Frappato e Moscato di Alessandria e possiamo notare con i nostri occhi un terreno variegato, che cambia da un metro all’altro, dove si alternano sia tracce di scheletro e calcare con roccia sub-appenninica, sia un terreno più argilloso e più ricco di ferro. Interessante vedere che i vigneti ad alberello sono sorretti da pali di castagno, che provengono dai boschi dell’Etna.
Spostandoci ad analizzare le zone da dove provengono gli altri due Cru di Frappato troviamo “Fossa di Lupo”, dove l’argilla ricopre una copiosità di calcare e “Pettineo”, vigneto di sessantacinque anni su suolo che, in questo caso, diventa sabbioso.
Tra i già citati Monti Iblei sorge una vigna di Grillo, denominata “Santa Margherita” a circa quattrocentonovanta metri sul livello del mare, tutta ad alberello e con una pendenza del 35% in un terreno prevalentemente calcareo e una componente gessosa.
Le lavorazioni sono certificate Bio, dal 2004, utilizzando solo rame e zolfo per i trattamenti, oltre ai preparati biodinamici 500 e 501. In tutti i vigneti si adottano sovesci per arricchire i terreni, a base di oltre quindici diverse piante, tra cui leguminose e graminacee come grano, fave, piselli.
Nel 2023 a causa delle abbondanti piogge di maggio e giugno la peronospora ha attaccato molte delle piante, facendo perdere circa il 40% della produzione.
Dal 2021 viene anche coltivato un orto, adiacente alla vigna, dal quale si ottengono prodotti di stagione, sia da utilizzare nella cucina in loco (dedicata esclusivamente al supporto delle degustazioni o per eventi privati), sia per autoconsumo, ma anche finalizzato a completare quell’idea di biodiversità per non arrivare a rendere queste terre una monocultura. Non solo vegetali, ma anche qualche ospite animale, con due galli e qualche gallina, che trovano dimora vicino all’orto, in un comodo recinto, che le tiene distanti dalle volpi.
Spostandoci in cantina si può notare una prima sala dedicata al cemento, con vasche per lo più non vetrificate e solo quattro rivestite di vetroresina. Qui avvengono la maggior parte delle fermentazioni, in maniera spontanea, vinificando le singole vigne per mantenere e valorizzarne l’identità. In cemento avvengono anche una parte di affinamenti e gli assemblaggi finali prima di imbottigliare i vini.
Nell’area sottostante si trova anche la barricaia, dove non ci sono barrique, ma solo botti grandi, dai cinquantacinque ai venti ettolitri. Qui sono presenti anche le prime due botti utilizzate da Arianna Occhipinti per gli affinamenti, conservate per ricordo e come tocco ornamentale. Questa è stata scavata nella roccia, lasciando una parte della parete a vista, così da toccare con mano il substrato della zona.
Le bottiglie vengono imbottigliate ed etichettate in loco. Curiosità è che fino alle ottantamila bottiglie, che venivano riempite da terzi, Arianna applicava manualmente tutte le etichette. Per i Cru e i vini più importanti si utilizza la cera lacca per la rifinitura e copertura del tappo, questa ancora applicata manualmente.
Nell’area di imbottigliamento e magazzino sono presenti anche tre vasche di cemento a forma di diamante, da venti ettolitri, dedicate ai tre Cru, che affinano li per dodici mesi, con un battonage naturale, per poi passare in vasche di cemento sempre della stessa misura, ma a forma di parallelepipedo per riposare un altro anno, prima di essere messi in bottiglia.
L’Azienda Agricola Occhipinti ha conservato, fin dal 2004, alcune decine bottiglie, per poter vedere come si comportano i vini negli anni, creando anche momenti per assaggi di verticali o orizzontali.
La produzione si attesta sulle centotrenta/centoquarantamila bottiglie per anno, divise in più di una decina di etichette: “Siccagno”, Nero d’Avola in purezza; Passito di Nero d’Avola, “Passonero”; il Cerasuolo di Vittoria Classico “Grotte Alte”; “SM Grillo” dove la sigla sta per il nome del vigneto, in questo caso Santa Margherita; “SP68” Bianco e Rosso a base rispettivamente di Moscato d’Alessandra/Albanello e del blend Frappato/Nero d’Avola; oltre ai tre Cru di Frappato e un quarto Frappato chiamato “Il Frappato”.
Per assaggiare alcune delle referenze prodotte dall’Azienda Agricola Occhipinti ci accomodiamo nella sala degustazioni, ricavata in una parte del vecchio palmento. Cominciamo la degustazione con il Grillo “Santa Margherita” 2022 il quale, dopo una macerazione di quarantotto ore e successiva fermentazione, affina un anno per circa metà della massa in cemento e l’altra metà in legno grande, per poi invertire i ruoli. Vino dai sentori agrumati, di bergamotto, un tocco floreale, di camomilla, origano, macchia mediterranea e sottofondo sulfureo. In bocca entra schietto e verticale, con un’ottima acidità, ma anche sapidità e mineralità oltre ad una buona persistenza.
Entriamo subito nel mondo dei rossi con il Frappato “PT” 2021, Cru del vigneto Pettineo, dal suolo sabbioso, che regala sentori di piccoli frutti rossi, di ciliegia, fragola, molto elegante al naso, con un tocco ematico e una buona beva, ricco in acidità, freschezza, tannino setoso, vino che mantiene la sua eleganza anche al palato. Diverso dall’altro Cru “BB” 2021, proveniente da Bombolieri, il quale si avvicina più ad una frutta scura, con note balsamiche, ma anche sentori di spezia e peperoncino, con un sorso più pronunciato, un maggiore corpo, tannino ed acidità, oltre ad una buona persistenza.
Passiamo a “Il Frappato” 2021, che in questo caso affina circa diciannove mesi in botti di legno grande, per regalare sentori più pieni di frutta rossa matura, arancia sanguinella, tabacco dolce, un tocco di cuoio e cioccolato. Al palato entra più morbido, con un buon equilibrio, sapidità, discreta spalla acida, tannino gentile e buona persistenza.
Concludiamo con il Nero d’Avola 2021 “Siccagno”, dove i mesi di affinamento in legno arrivano a ventiquattro. Un’alternanza di sentori floreali con quelli di frutti di bosco, che lasciano poi spazio a note speziate, di noce moscata, ma anche sottobosco, per un sorso comunque ricco, ma equilibrato da una buona spalla acida, discreta mineralità e sapidità, tannino setoso e persistenza.
Un ringraziamento a Francesco, in attesa di conoscere anche Arianna Occhipinti, ma anche di poter toccare con mano il baglio Occhipinti e i vigneti circostanti, dove ha avuto origine questa iconica realtà.