Bertrand Bachelet, una giovane azienda giunta alla sua quarta generazione capitanata oggi da Bertrand e dalla moglie Florestine
16 Maggio 2024
Nuova tappa nell’azienda Bertrand Bachelet, una giovane realtà che trova le sue origini a Dezize lès Maranges, pur avendo costruito la nuova cantina a Sampigny lès Maranges.
Dopo esserci diretti nella prima location, Bertrand ci ha comunicato che lì è situata la parte storica di questa realtà, nonché la sua abitazione, ma il cuore pulsante dell’azienda è oggi ad un paio di chilometri.
Giunti alla nuova cantina, si può notare uno stabile di nuova costruzione, molto moderno e funzionale, che ha visto la sua prima vendemmia nel 2022, ovviando al problema di avere più ambienti dedicati ai vari processi di raccolta ed affinamento, dislocati in diversi stabili del paese, con le conseguenti, immaginabili, difficoltà.
Come prima cosa ci addentriamo negli spazi della nuova cantina, partendo dal piano terra, luogo nel quale arriva l’uva, raccolta manualmente, per essere lavorata. Nel caso dei vini bianchi tutta a grappolo intero, per ottenere il mosto fiore che viene lasciato una notte in acciaio a circa dodici/quattordici gradi, così da ottenere una naturale pulizia, per poi essere trasferito, per gravità e senza l’aiuto di pompe, nelle botti sottostanti.
La fermentazione avviene in botte, in maniera spontanea, utilizzando per lo più legno da trecentocinquanta litri, che per il 15%/20% è nuovo. La durata dell’affinamento, comprendendo fermentazione alcolica e malolattica, è di circa un anno, per poi ritornare in acciaio per una stabilizzazione ulteriore e, dopo una eventuale leggera filtrazione si imbottiglia.
Le bottiglie sono stoccate sempre in quest’area, prive di etichetta, poiché vengono “vestite” una volta che arrivano gli ordini.
Qui possiamo notare qualche bottiglia di rosato, esclusivamente dedicata al mercato giapponese, sempre a base di Pinto Nero.
Per quanto riguarda i vini rossi, le uve si lavorano tutte diraspate, dopo essere state selezionate dal tavolo vibrante di cernita. In questo caso la fermentazione alcolica avviene in acciaio, in maniera spontanea, con un contatto tra le bucce di circa venti giorni, durante i quali si effettuano alcuni rimontaggi, ma nessuna follatura, per avere così un’estrazione non troppo impattante.
Dopo la pressatura il vino assemblato viene trasferito per l’affinamento e la fermentazione malolattica in legno, questa volta da duecentoventotto litri. Per i rossi si utilizzano botti nuove in base all’Appellation, dal 20% al 50%, facendo attenzione anche all’annata e al prodotto finale che si vuole ottenere. Il tempo di affinamento spazia da un anno a poco più per poi, anche in questo caso, trasferire il vino in acciaio, e successivamente in bottiglia.
La barricaia dei vini bianchi è separata da quella dei rossi, poiché, soprattutto nella fase di fermentazione dei primi, la temperatura deve essere più elevata e diversa da quella che è necessaria per l’affinamento dei secondi.
Tornati alla sala degustazioni al piano terra andiamo ad approfondire quella che è la superficie vitata dell’azienda, quattordici ettari, che si estendono tra Marange, Santenay, Chassagne Montrachet, Saint-Aubin, Mersault, per i bianchi e Marange, Chassagne Montrachet, Pommard, Gevrey Chambertin per quanto riguarda le uve a bacca rossa. Il lavoro in vigna è praticamente organico, con trattamenti a base di rame e zolfo e senza l’utilizzo di diserbanti o pesticidi. Una scelta che è stata fatta non per ottenere il marchio sulla bottiglia, ma per il benessere di Bertrand e per i suoi collaboratori. Un lavoro ragionato, non basato sul commercio, ma su una filosofia di vita, per mantenere il più possibile un approccio meno impattante.
Tra le chiacchiere assaggiamo anche il primo vino, Santenay 2022, con uve provenienti dalle parcelle a trecento e quattrocentocinquanta metri di Charron e Les Bras, su territori prettamente calcarei. Curiosità è che Santenay è stata l’ultima Appellation della Côte de Beaune ad essere individuata. Un vino affinato per il 20% in botti nuove che si esprime al naso con note di melone, un tocco agrumato, frutti gialli, sottofondo di mandorla, per un sorso dalla discreta acidità, abbastanza minerale e sapido e con una buona persistenza.
Le bottiglie prodotte da Bertrand Bachelet sono circa sessantacinque mila, per quindici diverse etichette, che si dividono in 60% di vini rossi e 40% di vini bianchi.
Passiamo ad una seconda etichetta, sempre in bianco, il Chassagne Montrachet 2022, frutto di altri due appezzamenti, la Caniére e les Lombardes, questa volta molto più profondi e argillosi, il quale si presenta al naso con sentori agrumati più concentrati, cedro, buccia di limone, un tocco di pietra bagnata e un sottofondo di erbe aromatiche. In bocca entra più dritto, con una maggiore spalla acida e sapidità, ben equilibrato, grazie anche all’ottimo corpo e più persistenza rispetto al precedente.
Approfondendo la storia di Bertrand Bachelet dobbiamo fare un salto di quattro generazioni, con il bisnonno di Bertrand, Louis, che ha iniziato l’attività di vignaiolo a Chassagne, continuata da nonno Bernard a Dezize les Marrange e consolidata successivamente da papà Jean-Louis. Bertrand è la quarta generazione dell’azienda e dopo cinque anni di liceo viticolo, qualche esperienza tra Châteauneuf-du-Pape e in altre aziende della Borgogna, nel 2011 ha preso in mano ufficialmente l’azienda, ribattezzata a suo nome. Al suo fianco c’è la moglie Florestine, che si occupa sia della parte amministrativa e burocratica, ma anche di quella commerciale sia a livello nazionale, sia per l’export.
Passando ai vini rossi troviamo il Marange Premier Cru 2022, La Fussiere, con uve provenienti da cinque appezzamenti di questa Appellation, caratterizzati da terreni prettamente argillosi, con un’età media della vigna di cinquant’anni. Un vino che affina per il 35% in barrique nuove e si presenta con sentori di piccoli frutti rossi, abbastanza maturi, una buona ciliegia, ma anche rosa rossa, violetta e un sottofondo di rossetto, per un sorso fresco, abbastanza minerale e dalla discreta acidità e persistenza, caratterizzato da un tannino delicato.
Concludiamo con un secondo Maranges Premier Cru 2022, Les Clos Roussots, un appezzamento di soli venticinque ettari, caratterizzato da una matrice argillosa e più profonda, con la capacità di trattenere molta acqua.
In questo caso è stata utilizzata per il 30%/35% la barrique nuova e al naso si percepiscono sentori più ricchi, di amarena, spezia, tabacco dolce, un tocco ematico e di rabarbaro, per un maggior corpo e alcolicità al palato, mantenendo comunque buona beva, discreta acidità e sapidità, tannino più pronunciato e buona persistenza. Sicuramente da riassaggiare con qualche mese di bottiglia in più, trovando il suo perfetto equilibrio.
Un ringraziamento a Bertrand per averci fatto scoprire la nuova veste della storica realtà di famiglia, per lui maglietta numero 334!