Secondo giorno in Borgogna che comincia a Santenay, paese a sud di Beaune, con la scoperta di Domaine Jessiaume, in compagnia di Zelda
16 Maggio 2024
Sveglia presto per sfruttare al meglio tutta la giornata di giovedì 16 Maggio, iniziata con la scoperta di Domaine Jessiaume, storica azienda situata a Santenay, paese a sud di Beaune.
Ad accoglierci è Zelda, la quale si occupa sia della parte di cantina, assieme al direttore tecnico e commerciale (o come si definisce in francese: Règisseur) William, conosciuto a Wine Paris, sia del supporto commerciale e fieristico, ma anche del lato burocratico. Come già si può capire siamo davanti ad una piccola/media realtà, dove i ruoli dei protagonisti principali sono versatili e ognuno si occupa di un po’ di tutto, dipendentemente dai periodi di lavoro.
Domaine Jessiaume è un’azienda di circa quindici ettari che lavora principalmente Pinot Nero, un 65% della produzione, per lasciare poi spazio a Chardonnay e una minima percentuale di Aligotè. Questa realtà è certificata BIO e in vigna si utilizzano solo rame e zolfo, alternati ad alcuni estratti come l’equiseto, ma anche un aiuto da parte del bicarbonato. Si effettua, inoltre, un sovescio, dove necessario, a base di piante azoto-fissatrici.
Gli appezzamenti vitati sono situati in diverse parti dell’area borgognotta, le principali a Santenay, nel cuore della Côte de Beaune dove si trova il Domaine, Pommard, Volnay, Auxey-Duresses, Santenay e Chassey Le Camp.
Per comprendere di più il tema delle vinificazioni ci immergiamo in cantina, che si estende a lato e sotto alla storica residenza della famiglia Jessiaume. Nella parte laterale dello stabile troviamo l’area di ricezione delle uve, vendemmiate tutte a mano in piccole cassette.
Per quanto riguarda le uve a bacca bianca si procede con una pressatura diretta, per poi riposare una notte in acciaio, così da ottenere un mosto fiore “pulito”, che viene poi trasferito in barrique per la fermentazione alcolica e successivamente la malolattica. In questa fase non vengono aggiunti né lieviti né solforosa.
Le uve a bacca rossa, invece, dopo una cernita sul tavolo vibrante si diraspano, per poi essere trasferite in acciaio, dove avviene la fermentazione alcolica, anche in questo caso in maniera spontanea e senza l’utilizzo di solforosa.
Dopo la successiva pressatura il vino viene trasferito per gravità nella bottaia per l’affinamento e la fermentazione malolattica. Le botti, che ad oggi contengono il vino del 2023, sono di diversi formati, da duecentoventotto, trecentocinquanta e cinquecento litri; quelle con maggior capienza sono dedicate ai vini bianchi, così da avere più spazio e meno contatto tra vino e legno.
Il tempo di affinamento e la percentuale di legno nuovo variano dalla tipologia di vino, con le Appellations Regional che restano circa nove mesi, fino ad arrivare ai rossi, sia Premier che Gran Cru, i quali riposano fino a quindici mesi (esclusivamente in botti da duecentoventotto litri).
Parlando un po’ di storia di Domaine Jessiaume, dobbiamo tornare indietro fino al 1850, quando l’omonima famiglia ha iniziato l’attività di produzione di vino, costruendo la residenza in cui vivevano (oggi sfruttata solo al piano terra, con gli uffici e rimasta quasi intatta nel ricordo del passato) e la cantina. Nel 2006 l’azienda è stata venduta ad un Lord scozzese, pur mantenendo operativi nelle diverse attività i discendenti della famiglia. Nel 2020 c’è stato un terzo cambio di proprietà, che ha portato nelle mani di un dottore francese il Domaine, trascinando però il team, capitanato da William, veterano che lavora in azienda da dieci anni.
Tra i cunicoli limitrofi alla barricaia, che compongono una sorta di labirinto di diverse decine di metri, si può scorgere la libreria delle vecchie annate, con bottiglie che arrivano addirittura al 1908.
Si narra che la famiglia Jessiaume sia riuscita a mettere in salvo la propria produzione dai saccheggi dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, murando la cantina.
Oggi si mantiene ed incrementa lo storico aziendale, aprendo le vecchie annate per colmarle con lo stesso vino, ovviamente se ancora buono, tappandole successivamente con nuovi tappi.
La produzione si attesta sulle, circa, centodieci mila bottiglie, che vengono stoccate tutte “nude” in magazzino, prima di essere etichettate, di volta in volta a seconda degli ordini, e spedite nei vari mercati.
Per assaggiare alcune delle etichette di Domaine Jessiaume ci accomodiamo al piano terra della villa ottocentesca, dove è stata ricavata una sala degustazioni.
Il primo vino è un Bourgogne Chardonnay, prodotto con uve sia di proprietà sia acquistate, scoprendo che l’azienda in realtà si divide in due: il Domaine Jessiaume e Maison Jessiaume, per splittare l’attività di produttori con uve proprie e quella di Négociant. Un 2022 che viene affinato tra barrique e acciaio il quale si presenta al naso con note fresche, tropicali, ma anche di fiore giallo, tiglio e un tocco di mandorla. In bocca è molto immediato e di beva, con una buona freschezza, discreta sapidità e mineralità e moderata persistenza.
I vini successivi sono due Premier Cru: Santenay Beauregard e Santenay Les Gravières, con piante che crescono rispettivamente su terreni calcarei, nel primo caso, e marnosi nel secondo. I vigneti di Beauregard sono stati piantati nel 2019 e il 2022 è la prima annata di produzione per un vino molto giovane e fresco, con note agrumate, un tocco minerale, ma anche di erbe aromatiche, tra cui timo e origano. Il secondo vino presenta note di frutta più matura, principalmente di albicocca e pesca, alternata a fiori gialli. In bocca sicuramente Les Gravières presenta una maggior complessità, meno spalla acida, un buon equilibrio e persistenza, sicuramente da aspettare e pensare in prospettiva il secondo assaggio.
Concludiamo i bianchi con un terzo Premier Cru, Auxey-Duresses Les Ecussaux 2022, ottenuto da un vigneto vicino a Mersault, che affonda le sue radici su un terreno argilloso. Vino dalle note più verticali, caratterizzato da sentori vegetali, un tocco più aromatico e di pietra bagnata, con un profumo di lavanda che ritorna al palato, dove entra dritto, più minerale, dalla discreta spalla acida e persistenza.
Il mondo dei rossi si apre con il Bourgogne Pinot Noir 2022, vino caratterizzato dalla poca estrazione e dai sentori di piccoli frutti rossi freschi, tra cui ribes e lampone, senza avere note terziarie. In bocca rispecchia i profumi percepiti all’olfatto e l’immediatezza che può offrire, con ottima beva, freschezza, discreta acidità, tannini tenui e non troppa persistenza.
Continuiamo con Santenay La Cassière, un Village 2022 ottenuto da vigneti posizionati in un suolo calcareo, il quale presenta note di frutta che lasciano spazio a sentori più speziati e balsamici, regalando un sorso più minerale, con una maggior spalla acida, note sapide, tannino setoso e buona persistenza.
Concludiamo con il Santeny Premier Cru Les Gravères, sempre annata 2022, ottenuto da una cuvée di cinque differenti appezzamenti, che al loro interno contengono vecchie piante. Queste vengono vinificate in maniera separata e assemblate successivamente in acciaio. Vino dalle note più intense al naso, con una frutta rossa, tra cui ciliegia e amarena, un tocco speziato e una nota più ematica che si spinge fino al rabarbaro. In bocca entra comunque fresco, di beva, con una buona eleganza, discreta acidità, buona mineralità, abbastanza sapido, i tannini sono delicati e buona la persistenza.
Con la nuova proprietà il Domaine sta espandendo maggiormente la produzione, sia con i vigneti di proprietà sia con l’attività di Négociant. Magari un giorno verrà anche riportata ai fasti dell’epoca la storica villa, destinandola al suo più corretto utilizzo.
Tra passato e presente di questa storica realtà, grazie a Zelda, che merita la maglietta 333!