A Fuissé, nell’estremo più a sud della Borgogna, terra di vini bianchi, per incontrare Marcel Couturier e scoprire la sua realtà
16 Maggio 2024
Un pomeriggio che ci porta nella parte più a sud della Borgogna, al confine con le terre del Beaujolais, per incontrare la prima generazione dell’azienda Marcel Couturier, focalizzata sulla produzione di vini bianchi.
La prima tappa, pur sotto la pioggia, è in vigna, per toccare con mano uno degli appezzamenti in cui il team di collaboratori di Marcel, compreso il figlio Auxance sta portando avanti i lavori di gestione del terreno e della pianta. In questi giorni, pur non avendo il meteo dalla propria parte, si deve procedere con la zappatura del sottofila, eliminando le piante che talvolta circondano la vigna, frutto di una crescita spontanea. Oltre a tale operazione, in questo periodo, in calare di luna, è necessario eliminare anche le femminelle per dare più respiro alla pianta e garantire una maggiore qualità dell’uva a venire.
Ci troviamo in uno dei quattordici ettari di proprietà dell’azienda, precisamente a Pouilly-Loché, dove tra le piante svetta una chiesetta del sedicesimo secolo, con vigne che arrivano fino agli ottant’anni di età e altre piante, frutto del rimpiazzo delle fallanze, ottenute da una selezione massale delle prime. Gli altri appezzamenti vitati si trovano a Sait-Véran, Mâcon-Loché, Pouilly-Vinzelles, Pouilly-Fuissé.
Marcel Couturier lavora in maniera organica certificata dal 2017, pur avendo da sempre adottato questa modalità di lavoro in vigna e cantina, spingendosi negli anni anche ad un approccio biodinamico, fino ad ottenere la certificazione Demeter. I trattamenti sono a base di rame e zolfo, cercando di adottare anche dei sostitutivi più naturali, come macerati di ortica o equiseto, per diminuire i quantitativi dei primi due. Si adottano anche i preparati biodinamici 500 e 501 e si presta attenzione al calendario lunare per la gestione di ogni processo, sia di vigna, sia di cantina. Interessante vedere esposta questa informazione in un cartello che definisce lo stoccaggio di alcune bottiglie in magazzino, imbottigliate con “Lune descendante”.
Tornati alla cantina possiamo esplorare le aree principali della struttura, con un primo ambiente dedicato alla ricezione delle uve, vendemmiate manualmente in cassetta, all’interno del quale si trovano anche le vasche in acciaio per una prima pulizia del mosto fiore e per la fase finale dedicata agli assemblaggi.
Proprio in questo periodo si stanno assemblando le barrique per ottenere il più corretto blend da mettere in bottiglia per quanto riguarda una delle Cuvée di Mâcon. Cambiando stanza si possono toccare con mano altri due ambienti, dedicati esclusivamente alle botti di legno, con una diversa capienza, da duecentoventicinque, duecentoventotto, quattrocento e seicento litri.
La scelta del vaso vinario dipende da diversi fattori, sia dalla quantità di produzione, ma anche dall’annata, dalla qualità del vino, dall’età della botte e ovviamente dal risultato che si vuole ottenere dall’élevage di una certa massa.
Parliamo esclusivamente di uve a bacca bianca, che vengono vinificate intere, per singole parcelle, fermentando spontaneamente nelle botti di legno, dopo una pressatura soffice e una prima decantazione in acciaio. Gli affinamenti possono variare, ma di media i vini vengono assemblati in acciaio prima della successiva vendemmia.
Dopo gli assemblaggi e gli imbottigliamenti, le bottiglie riposano, in cestoni, nel magazzino, etichettate di volta in volta ad ogni ordine. Dal 2005, primo anno di produzione, sono state messe via alcune partite di bottiglie, ben custodite in appositi spazi in cantina (che cominciano ad essere stretti, visto l’avvento delle nuove annate). Marcel ci svela che una delle annate che più lo ha entusiasmato è proprio la 2005, ma anche la 2014 è stata decisamente degna di nota, pur valorizzando anche le peculiarità di alcuni altri millesimi che hanno donato vini con caratteristiche uniche. Qui facciamo un piccolo furto, ma ve lo racconto dopo!
La storia dell’azienda Marcel Couturier non arriva a vent’anni, trovando come prima generazione l’omonimo produttore che, nel 2005 ha fondato la sua personale realtà produttiva. Il tutto è partito dal DNA di famiglia che un tempo allevava vacche da carne e circa un ettaro di vigna, da cui si è radicata la passione per questo settore in Marcel. L’uva prodotta veniva, un tempo, conferita tutta in una cooperativa, per poi, pian piano iniziare a fare qualche micro-vinificazione e passare nel 2005 a produrre ben settemila bottiglie. Niente male come prima annata, se non per il fatto che non ci fosse una rete commerciale e che la produzione è stata quasi tutta dedicata all’autoconsumo, o a qualche vendita sporadica e regali per gli amici. Dopo solo un anno, nel 2006, la partecipazione ad un concorso nel Regno Unito, in cui si è vinto il terzo premio, aprendo conseguentemente il mercato oltre Manica.
Oggi la produzione si attesta sulle circa centomila bottiglie e, ad affiancare Marcel, ci sono anche la figlia Cladia, che si occupa della parte amministrativa/burocratica e degli ordini, il figlio Auxance, in vigna e cantina, e un team di collaboratori fissi e alcuni stagionali.
Per assaggiare qualche etichetta prodotta da Marcel Couturier ci spostiamo nella piccola sala degustazioni, dove cominciamo con il Mâcon-Loché 2022, il vino più immediato e se vogliamo “semplice” dell’azienda, che si presenta con sentori di frutta fresca, albicocca, goccia d’oro, per un sorso fresco e di beva, con una discreta acidità, tocco minerale e sapido e moderata persistenza.
Il secondo vino è il Saint-Véran “La Cour Des Bois” 2022, il quale esprime note leggermente più timide, che si spingono all’agrume e alle erbe aromatiche, in controtendenza al palato, dove entra più pieno, pur mantenendo una buona beva e le caratteristiche fresche del primo, infuse dal terreno sabbioso-argilloso.
Per poter vedere la varietà dei terreni che sono presenti negli appezzamenti di Marcel Couturier è stata creata una rappresentazione sul muro della sala degustazioni di un grappolo di uva, dove ogni chicco indica una tipologia di terreno differente. Si possono notare i differenti tipi di argilla, più chiara o più scura, a seconda della presenza di calcare, sabbie, fossili e la profondità dei terreni.
Il terzo assaggio è di Pouilly-Vinzelles 2022, che si apre al naso con note più erbacee, che lasciano poi spazio a sentori di frutta secca, mandorla e una costante frutta a polpa. In bocca ha un buon corpo, discreta acidità, abbastanza minerale, discreta persistenza e un sottofondo amarognolo.
Proseguiamo con il Saint-Véran “Au Clos Du Chateau” 2022, che presenta al naso sentori di agrume, frutta fresca, pietra bagnata e un leggero confetto che torna in bocca, dove entra con una buona acidità, freschezza, mineralità, maggiore corpo e più persistenza, il tutto donato dai terreni di matrice argillo-calcarea.
Il quarto vino è ottenuto da tre diversi appezzamenti della zona di Pouilly-Loché (quella visitata in apertura dell’incontro), la più piccola Appellation della zona, con soli trentadue ettari vitati (dei quali quattro sono dell’azienda Marcel Couturier), per lo più caratterizzati da una roccia bianca, calcarea. Un 2022 che si presenta con note più floreali, ma anche di frutta matura, molto delicate e quasi timide, lasciando al palato un gusto protagonista in ricchezza, corpo, buon equilibrio con le parti dure e un ricordo di dolcezza infuso dalla maturità delle uve, essendo zero il residuo zuccherino.
Continuiamo con Pouilly-Fouissé “Clos Scellés” e Pouilly-Loché “Le Bourg” (ottenuto da uve di ottant’anni) entrambi 2022.
Il primo vino tende, oltre alla costante frutta, a note floreali, di crema pasticcera e sentori burrosi che tornano al palato, mentre il secondo si spinge sulla frutta secca ed emerge un tocco di idrocarburo. Entrambi godono di buona acidità, più pronunciata nel secondo vino, buona anche la mineralità e discreta sapidità, con persistenza degna di nota in tutti e due; forse il secondo da pensare maggiormente in prospettiva.
Il piccolo furto di cui vi parlavo prima è stato di una bottiglia di Saint-Véran “La Cour des Bois”, proprio dell’annata 2014. Un vino dal colore dorato che esprime sentori di frutta matura, note tropicali, di ananas, che variano poi in frutta secca e una leggera crema cotta e marzapane.
In bocca è ancora ricco in termini di spalla acida, buona mineralità, freschezza, beva e tensione, con una buona persistenza e un tocco amarognolo sul finale. Quest’ultima una variabile che Marcel non si sa spiegare, che forse dipende dalla botte.
“A volte, in alcune annate, mi chiedono come ho fatto a fare dei vini eccezionali, ma la risposta è je ne sais pas!”.
Un caro saluto a Marcel Couturier, per lui maglietta numero 335!