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martedì, 11 Febbraio, 2025

Nella tenuta di Loreto Aprutino assieme a Chiara Ciavolich (Pescara)

Un viaggio nella storia dell’Italia e dell’Abruzzo nella tenuta di Loreto Aprutino assieme a Chiara Ciavolich, nell’azienda che prende il nome dal cognome di famiglia

02 Settembre 2023

Un ritorno dalla Puglia che vede un’ultima tappa abruzzese, questa volta nell’azienda Ciavolich, situata nelle campagne di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara. Ad accoglierci è la titolare Chiara Ciavolich e assieme a lei ci immergiamo subito nella ricca storia di questa realtà, all’ombra di un vecchio vigneto di Trebbiano a tendone, con vista sul Gran Sasso.

Il cognome di famiglia, come si può evincere, non ha origini italiane, bensì la sua provenienza è bulgara, con le prime testimonianze della famiglia di Chiara che risalgono al sedicesimo secolo, quando i Ciavolich si occupavano del commercio della lana. Proprio in quel periodo, a causa delle invasioni turche, si trasferirono dalla loro terra madre, facendo alcune tappe in Abruzzo, prima ad Isola del Gran Sasso poi nel Chietino. L’attività di commercio della lana in quegli anni era fiorente, diventando i fornitori dei tessuti per i cavalli dell’impero di Napoleone. Grazie ai buoni guadagni decisero di investire nell’acquisto di alcuni terreni e, uno dei rami della famiglia, nel 1853 costruì la prima abitazione che comprendeva anche una cantina, a Miglianico, così da lavorare non solo i seminativi e le olive, ma anche l’uva. Oggi questo spazio, che vede le sue origini prima dell’unità d’Italia, è ancora di proprietà ed è stato adibito a museo e sala per eventi e degustazioni private.

C’è da dire che la bisnonna di ChiaraDonna Ernestini Vicini, non era molto contenta di mettere radici a Miglianico, essendo una terra di campagna e dovendo trasferirsi in un palazzo meno sfarzoso di quello da cui proveniva. La nobildonna fece vendere molti terreni al marito Giuseppe Ciavolich per potersi dedicare alla sua passione legata ai salotti letterari con i protagonisti del tempo, in un palazzo nel centro di Chieti. La stessa dama si opponeva al fatto che il figlio Giustino si interessasse di agricoltura, facendolo studiare all’accademia di Pinerolo, in Piemonte, così da diventare primo ufficiale di cavalleria nella prima guerra mondiale e reclutatore di giovani leve nel secondo conflitto. Il suo DNA, però, lo portava sempre a tornare a casa per occuparsi della vita di campagna e supervisionare i vari processi agricoli. Dalla divisione ereditaria della famiglia Vicini, ai Ciavolich arrivarono i terreni di Loreto Aprutino sui quali il padre di Chiara piantò, negli anni 60, i vigneti di Trebbiano e Montepulciano attualmente ivi condotti.

La cantina del 1853 di Miglianico è stata operativa per quasi cento anni, fino al 1943 quando ci fu l’occupazione da parte dei tedeschi, che si erano fermati sulla “Linea Gustav”, mettendo quartier generale nel palazzo.

Ciavolich resistettero nelle cantine del palazzo fino a che in dicembre arrivarono le SS e li sfollarono definitivamente.

A dicembre era appena stata conclusa la vendemmia e il vino era nelle botti, ma la famiglia dovette lasciare tutta la proprietà e fuggire. Tornò solo nell’estate del 1944. Al suo rientro si è comunque effettuata la vendemmia, da piante che erano state lasciate al loro destino.

A sedici anni, dopo il conflitto mondiale e la morte di Giustino, papà Giuseppe divenne il capo famiglia e nelle varie successioni ereditarie scelse le terre di Loreto Aprutino, dove troviamo la maggior parte delle vigne dell’azienda Ciavolich, tra cui un Trebbiano del 1974 e un Montepulciano del 1965, oltre a CococciolaPasserinaPecorinoChardonnay e Moscato.

Giuseppe ha condotto l’azienda vitivinicola in maniera marginale, dedicandosi principalmente alla sua prima attività, creata negli anni cinquanta, legata all’industria di macchinari agricoli. In una fase iniziale si iscrisse come conferitore della cantina sociale, esperienza durata solo due anni, per poi vendere uve e vino sfuso alle cantine private del territorio. La prima bottiglia, “Divus”, un Montepulciano, è stata prodotta negli anni ’80 come regalo per i clienti dell’azienda principale, senza avere l’idea di creare una vera e propria linea di vini in bottiglia. Nel 1995 in seguito ad un problema di salute ci fu una battuta d’arresto in azienda, che ha fatto indietreggiare Giuseppe, fino a vendere le proprie quote societarie dell’industria creata negli anni 60.

Una situazione di instabilità familiare, con Chiara che era alle prese con il liceo classico e successivamente gli studi in legge tra Roma e Tours, sua mamma Anna Bortoli, che non era mai stata coinvolta nelle faccende del marito, sommate alla crisi del vino sfuso e una governance anche dell’attività vitivinicola non pienamente presidiata.

Vendere tutto o trovare un degno successore?”. Questa era la domanda principale che ci si poneva in quegli anni.

La risposta si è trovata nel DNA di Chiara che ha sentito una sorta di vocazione dal mondo vitivinicolo e di quella che era la storia della sua famiglia, condita dal ricordo di lei bambina che era coinvolta nei processi di raccolta e parte di produzione. L’idea era quella di dare un continuo all’attività del padre, con una svolta importante, quella di concentrarsi sempre di più sul vino in bottiglia, fino ad eliminare la produzione di vino sfuso (parzialmente sostituita oggi con i bag in box). Così nel 2003, centocinquant’anni dopo la creazione della cantina originaria, c’è stata una nuova ripartenza per l’azienda che porta il cognome di famiglia, Ciavolich.

Oggi troviamo trentacinque ettari vitati (di cui ventisette sono a Montepulciano), oltre a circa mille ulivi di varietà Dritta, che si estendono tra Loreto Aprutino, in un corpo unico e Pianella. Nei primi appezzamenti troviamo un substrato argilloso-calcareo con una buona quantità di sabbia che viene portata dal vento, in seguito all’erosione delle vicine montagne; mentre gli altri terreni sono per lo più argillosi e calcarei, senza sabbie. In entrambi i casi si può godere dell’influenza delle catene montuose da un lato e dal mare dall’altro, con i vigneti a corpo che sono soggetti a giornate terse, molto calde, con poche nuvole, ma notti miti e un’importante escursione termica.

Gli impianti si dividono tra tendone e guyot e vengono lavorati in maniera meccanica, senza diserbanti, in una filosofia di lotta integrata, con tanto di certificazione SQNPI.

Chiara è la protagonista dell’azienda, pur non essendo parte dell’operatività di trasformazione delle uve, che è affidata al suo team in vigna e cantina. La sua figura trasmette il pensiero con cui si è rifatta nascere questa realtà, volendo tenere alto il nome di famiglia, attraverso vini che hanno un filo conduttore sia nella produzione, sia nella degustazione.

Prima degli assaggi uno sguardo agli ambienti principali dedicati alle vinificazioni, tra cui la cantina per gli affinamenti, dove troviamo alcune vasche in cemento oltre alla barricaia, tonneau e barrique, principalmente usate, dedicate quasi esclusivamente all’affinamento del rosso “Divus”. In un’altra stanza sono presenti cinque anfore di terracotta e quattro orci rispettivamente per vinificazioni ed affinamento; infine nello spazio più ampio sono presenti le grandi vasche in acciaio per vinificazioni ed affinamenti, sia per i vini Ciavolich che per i vini di una seconda azienda che porta il nome della zia Giuliana, sempre prodotti da Chiara.

Una linea dedicata alla zia Giuliana Vicini, grazie al lascito di alcuni appezzamenti, circa centocinquantamila bottiglie tra MontepulcianoRosatoTrebbianoPecorino e Cococciola.
Gli edifici principali della cantina sono stati costruiti nel 2007 così da rendere più agevoli i processi di raccolta e di vinificazione, lasciando la vecchia struttura di Miglianico.

La linea principale, che esce con il nome Ciavolich, invece, comprende sei diverse etichette: Cococciola Colline Pescaresi IGPColline Pescaresi Passerina IGPCerasuolo d’Abruzzo DOPColline Pescaresi Pecorino IGPAries”; Montepulciano d’Abruzzo DOPMontepulciano d’Abruzzo DOPDivus”, per un totale di circa centocinquantamila bottiglie per anno. A queste si somma una limitata produzione di una terza linea, che tendenzialmente viene prodotta nelle annate migliori, dai migliori e più vecchi vigneti, con fermentazioni spontanee o grazie a pied de cuve, denominata “Fosso Cancelli” (nome che proviene dal fosso che delimita i vigneti in cui vengono selezionate e raccolte le uve di Montepulciano). Meno di ventimila bottiglie per anno suddivise in quattro etichette che sono rappresentate da: Montepulciano d’Abruzzo DOPColline Pescaresi Pecorino IGPCerasuolo d’Abruzzo DOPTrebbiano D’Abruzzo DOP.

Dopo aver scoperto storia ed etichette dell’azienda è il momento di passare agli assaggi, nella sala degustazioni ricavata all’interno della “sarà riserva storica” delle bottiglie dell’azienda. Cominciamo con il Pecorino Aries 2022 Ciavolich, risultato di due vigneti a Pianella, del 2000 a tendone e uno del 2011 a guyot, i quali vengono vinificati separati e un 30% della massa affina qualche mese in tonneau usate. Vino dai sentori erbacei, di erba appena tagliata, basilico, mentuccia, buccia di limone, per un palato in cui emerge la nota sapida, una buona mineralità, non troppa acidità e discreta persistenza. Il suo nome è “Aries”, un chiaro richiamo alla pecora in latino, animale che è anche rappresentato in etichetta.

Sempre della linea Ciavolich il Montepulciano 2021, definito da Chiara Montepulcianino”, per la sua filosofia di produzione che vuole rappresentare un prodotto di estrema beva e non troppo corpo. Anche in questo caso due appezzamenti dei primi anni 2000 di Pianella, esposti rispettivamente a nord e uno a sud est, vinificati separatamente e poi assemblati. Un vino moderno, fresco, dai sentori di frutti rossi, frutti di bosco, una leggera nota selvatica, spunti di rossetto, note erbacee, di bastone di liquirizia. Al palato riflette la filosofia anticipata, con una buona beva, freschezza, note sapide e minerali, un tannino delicato e non eccessiva persistenza.

Passando ai vini “Fosso Cancelli” troviamo il Cerasuolo 2021, prodotto dal 2017 con un’etichetta che rappresenta tutti gli appezzamenti da cui si ottiene questa linea. Le bucce stanno a contatto per massimo ventiquattro ore per poi trasferire il mosto in anfora dove avviene anche la fermentazione spontanea e il successivo affinamento. Si presenta al naso con sentori di leggera fragola, ribes, note di origano, melograno, un leggero pepe, per un palato dalla buona beva, sempre sapido, discreta mineralità, non elevata acidità e discreta persistenza.

Infine il Montepulciano “Fosso Cancelli”, un vino pensato nel 2007, prodotto nel 2009 nella sua prima annata ed iniziato a commercializzare nel 2015. Assaggiamo il 2017, frutto della fermentazione spontanea delle uve ed affinamento in sole vasche di cemento per circa un anno e mezzo e un riposo per almeno quattro anni in bottiglia. Un vino che presenta note di frutta sotto spirito, cuoio, spunti terrosi, di sottobosco, con un sottofondo balsamico, definito “selvatico, cafone e ruspante” da Chiara. In bocca mantiene comunque una buona beva, abbastanza sapido e minerale, con un tannino delicato e una buona persistenza.

Oltre ai vini si può godere dell’ospitalità abruzzese nel silenzio delle quattro camere o nell’appartamento privato, per passare momenti di relax, anche grazie alle due vasche idromassaggio poste nel giardino posteriore della proprietà, accompagnati dai due simpatici cagnolini Stellina e Roma, i custodi del podere.

Ringraziando Chiara e sperando di tornare con più calma in terra abruzzese, per lei maglietta numero 279!

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