Davide Xodo, finalmente dopo più di qualche anno di conoscenza, andiamo a scoprire il passato e il futuro di questo produttore dei Colli Berici
02 Marzo 2024
Dopo diversi anni di conoscenza finalmente si concretizza l’opportunità di incontrare Davide Xodo, questa volta non a fiere internazionali, ma tra le vigne ed in cantina. L’appuntamento è a Nanto, precisamente in via Pissotto, dove Davide ha iniziato la sua esperienza di produttore, per quanto riguarda la realtà che porta il suo nome. In realtà il suo bagaglio è molto più ampio e dalle terre vicentine si è trasferito tra Milano e Torino per portare avanti gli studi in enologia, fino al 2006. Già dal 2004, però, si è affacciato al mondo dei vini “naturali”, partecipando alla prima manifestazione Vini Veri. Nel 2007 ha iniziato a sperimentare le prime vinificazioni, assieme a qualche amico tra i Colli Euganei e i Colli Berici, con un approccio sostenibile e partendo da fermentazioni spontanee delle uve. Una professione che ha portato Davide in Toscana, dove è rimasto per otto vendemmie, in una conosciuta realtà all’interno della quale si è occupato della gestione della campagna, trasformando l’azienda da convenzionale a biologica.
Tornato tra i suoi Colli Berici nel 2017, dopo un periodo di ricerca, si è presentata l’occasione di affittare alcuni appezzamenti vitati, non avendo alcuna origine contadina né tantomeno vigneti di famiglia.
Proprio a Nanto in via Pissotto, l’anziano Ermido Piva stava cessando la sua attività vitivinicola, alla veneranda età di novant’anni passati. Questa vallata, chiamata anche Val di Dio o Valvagina (dai locals) ha la caratteristica di portare a valle molta acqua, “pissa acqua” e lo si può notare bene nelle giornate di pioggia come quella passata in azienda, oltre alla sorgente naturale adiacente alla cantina.
Tornando a parlare di vigna Davide ha cominciato con i primi due ettari e mezzo, coltivati e vendemmiati per circa sessanta/settant’anni, le cui uve un tempo venivano trasformate per poi vendere vino sfuso, mantenendo così tutta la famiglia dell’anziano proprietario. Metà degli appezzamenti sono stati mantenuti come tali, mentre la rimanente parte è stata ripiantata. Nel 2018 Davide Xodo ha prodotto le prime seimila bottiglie, per passare nel 2019 a sei/sette mila, ripiantando un altro ettaro e mezzo di vigna; fino al 2020, anno in cui si è aggiunto un ettaro in affitto e le bottiglie sono diventate circa tredicimila.
Oggi si contano tre ettari e mezzo, una giusta estensione per essere gestiti e lavorati da Davide, collocati tra i cinquanta e i duecento metri sul livello del mare, in suoi prevalentemente calcarei, che presentano zone di argilla rossa ed alcune parti sedimentarie. Diverso terreno per un ettaro a poche centinaia di metri dal corpo principale, sempre a Nanto, dove nel substrato troviamo un terreno più sabbioso, di origine vulcanica.
La filosofia di conduzione della vigna è quella del rispetto dell’ecosistema dove questa vive e dona i suoi frutti, al fine di lasciare un ambiente migliore di quello che si è trovato (pur Ermido non sia stato mai un fan dei prodotti convenzionali). Non si utilizza la chimica, si cerca di calpestare la terra il meno possibile e i trattamenti vengono effettuati con rame e zolfo, integrando con alcuni estratti vegetali o a base di propoli, oltre ad alcuni preparati biodinamici, anche se non è una caratteristica con cui si può definire l’azienda.
“Se hai la terra buona non serve fare grandi cose”.
All’inizio si sono effettuati alcuni sovesci, ma ora si propende per un inerbimento spontaneo, dando spazio alle specie più autoctone, che sono in sintonia con la vite. Si cerca, inoltre, di arieggiare la terra per favorire i microorganismi che vi abitano, “facendo così percepire il suolo al vino”.
Per quanto riguarda le varietà allevate troviamo Tai Rosso, con piante giovani e vecchie vigne risalenti al 1964, Merlot, Carmenere, Garganega, Tai Bianco e da sottolineare anche una vecchia vigna di Syrah, piantata nel 1950, dopo la sua diffusione nel periodo post-fillossera, per merito della contessa Tescari, che la adottò dai cugini francesi. Qualche anno fa su consiglio di Ermido è stata piantata anche una vigna di Malvasia Istriana che “fidate che vien ben” e, dopo qualche anno di poca produzione e non eccessiva qualità, ha iniziato a dare i suoi ottimi frutti in vigna e un soddisfacente prodotto in bottiglia.
Prima di parlare dei vini, circa quindici/venti mila bottiglie per anno, uno sguardo alla cantina di vinificazione, che sta per essere ormai pensionata per spostare tutta la produzione nella seconda tappa del nostro incontro.
In quella che era la vecchia cantina di Ermido oggi troviamo alcune vasche in cemento, recuperate da cantine terze e ristrutturate sia internamente sia esternamente e alcune vasche in vetroresina, evitando sia legno sia acciaio.
Curiosità è che le vasche in cemento presentano una sorta di ganci che servivano per essere trainate con forza animale o umana (non essendoci stati muletti o altre macchine per spostarle), a dimostrare la loro veneranda età, di oltre sessanta/settant’anni.
Le etichette di Davide Xodo variano tra le dieci e le tredici, mantenendo come punti saldi quelle che si possono identificare con “le colorate”, prodotte fin dall’inizio, ovvero “Nina”, Garganega e Pinot Bianco; “Garganegade”, Garganega; Tai Rosso e Campetti, un rosso berico a base di Merlot, Carmenere e Syrah.
Viene poi prodotto un rifermentato in bottiglia “La Matta”, che riporta il joker in etichetta e cambia uvaggio tutti gli anni, tingendo di diverso colore il cappello del giullare. Un vino lanciato sul mercato dal 2019, quasi per gioco, non essendo un grande bevitore e amante di questo genere. Dal 2021, invece, sono state individuate alcune zone dove l’uva esprimeva qualcosa in più e potenzialmente poteva offrire un vino più interessante nel tempo. Così si è iniziata a produrre una seconda linea di bottiglie, vestite da etichette bianche, più classiche; da una a cinque etichette per anno, tra le trecento e le ottocento bottiglie ognuna.
Tra queste troviamo la Malvasia Istriana, il Moscato, Tai Rosso della vecchia vigna; Syrah sempre della già citata vigna settantenne e Carmenere.
Non da ultime a queste si aggiungono anche due vini più versatili, “leggeri” e da beva immediata, quali il Tai Bianco “Scafo Bianco” e lo “Scafo Rosso”, a base di Merlot e Syrah, che torneranno quest’anno, frutto della vendemmia 2023, avendo saltato la precedente annata.
Dopo aver esplorato le origini della realtà creata da Davide Xodo, ci spostiamo nella sarà nuova cantina, la quale ospiterà sia la parte di vinificazione ed affinamento dei vini, sia l’accoglienza. Ci troviamo a Castegnero (appena al di là del confine comunale Nanto/Castegnero), in una struttura nata come cantina negli anni settanta, trasformata poi nella sede di un pastificio artigianale, riconvertita oggi da Davide a cantina.
L’inaugurazione è imminente, visti i numerosi lavori di restauro che stanno giungendo al termine e il trasferimento delle vasche che avverrà nel giro di qualche settimana.
Siamo nella zona più fresca dei Colli Berici, nel suo versante orientale, dove la vista, nelle giornate di sole regala una profondità che arriva quasi a Venezia, oltre ad avere un’ampia panoramica che si estende dai Colli Euganei al Montello.
In compagnia del gatto Olga, in cerca di coccole, andiamo a scoprire alcuni dei vini prodotti da Davide, accorgendoci subito un particolare che si fa notare sulle sue etichette, gli occhiali. Occhiali che sono uno dei simboli che contraddistinguono il produttore, onnipresenti fin dall’inizio della sua avventura nel mondo del vino, con la produzione di un Chianti (molto) Classico nel 2013.
Il primo vino degustato è il “Garganegade” 2022, Garganega in purezza partorita in cinque anni per trovarne la sua più corretta interpretazione. Frutto di una macerazione semi-carbonica di metà della massa che viene poi torchiata e un’altra metà delle uve lasciata intera, con i raspi, la quale resta a contatto per circa una settimana. Un vino che si presenta con sentori di fiori gialli, tiglio, frutta candita, uno spunto erbaceo che torna al palato, macchia mediterranea, leggera salvia. Vino dalla buona beva, con uno spunto erbaceo che ritorna anche al palato, trama tannica, discreta acidità, una nota sapida e non troppa persistenza.
Passiamo ad un secondo bianco, “Nina” 2022, prodotto la prima annata nel 2018, anno in cui è nata la figlia, che “amore di papà” ha dato il nome al vino. 60% Garganega, della stessa massa del precedente vino e 40% Pinot Bianco macerato una settimana presenta sentori più maturi, legati a note di miele, un tocco vegetale di foglia bagnata e mela cotogna. In bocca entra più fresco, con una maggior acidità, buona sapidità, discreta trama tannica, verticale e di moderata persistenza.
Il terzo vino è “Falesia” 2022, un blend di Tai Bianco per circa un 40%, Malvasia Istriana e Pinot Bianco, in uguali parti; uve che macerano circa due settimane. Vino dai sentori erbacei, tripudio di erbe aromatiche, salvia, origano, macchia mediterranea, ma anche pepe bianco, buccia di limone e note sulfuree. In bocca un gusto pieno ed avvolgente, che mantiene freschezza, ottima personalità, un tocco minerale e sapido, per una buona persistenza.
Passando ai rossi assaggiamo il “Sessantaquattro” 2022, un Tai Rosso in purezza che proviene dalla vigna del 1964, che ha dato il nome a questo vino. Vino che si presenta al naso con sentori di frutti rossi, spunto ematico, rosa canina, per un palato diretto, fresco, dalla buona sapidità e spalla acida, timbro dei Colli Berici, una buona trama tannica e discreta persistenza.
Ormai si è fatta sera e concludiamo la degustazione con il “Forget me not”, Carmenere in purezza annata 2022. Non ti scordare del Carmenere, una varietà molto complicata da coltivare, di cui Davide è “innamorato”. Al naso si presenta con note più mature, una parte speziata, sentori verde, quasi “legnosi”, note di sottobosco, spezia e bastone di liquirizia. Al palato aumenta leggermente l’acidità, buona sapidità e freschezza, tannino moderato e buona persistenza.
Le etichette che vestono le bottiglie di Davide sono di due tipi, più classiche e monocromatiche nei vini “selezione”, mentre più colorate in quelli “più classici”. A parte il “Garganegade” e il suo lampo energetico nelle altre referenze troviamo alcune “spennellate” di colore fatte a mano dalla compagna Veronica e riprodotte graficamente. Queste richiamano la prima etichetta del produttore, ai tempi dell’esperienza in Toscana, con un vino vestito da righe rosse su sfondo bianco.
Tutti i vini prodotti da Davide Xodo si possono definire discreti, con una grande beva, il cui sorso ne richiama un secondo e un terzo, senza stancare e con un grado alcolico sempre moderato, così da non risultare mai pesanti o troppo invadenti, pur mantenendo carattere e personalità.
Sperando di riuscire a vedere presto i lavori della nuova cantina terminati e godere della bella terrazza panoramica, per Davide maglietta 310!