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giovedì, 18 Aprile, 2024

Nell’Oltrepò Pavese alla scoperta de La Casaia, Castello (Pavia)

Assieme a Roberto e Vittorio alla scoperta del progetto La Casaia, una neonata azienda di Santa Giuletta, nell’Oltrepò Pavese

14 Gennaio 2022

Dopo aver imboccato una laterale della strada principale che dall’uscita dell’autostrada a Broni, porta a Voghera, e aver percorso diverse curve in salita, si arriva a La Casaia, una neonata azienda che trova ospitalità nella più storica Cantina Lozza.

La CasaiaSiamo in via castello, a pochi metri dal vecchio castello dei Marchesi Isimbardi all’interno del paese di Santa Giuletta, più rassomigliante ad una villa veneta, con quaranta camere e rispettivi servizi, chiuso ormai da diversi anni. La vista è mozzafiato e si possono scorgere le vigne più vicine di proprietà, la chiesa del paese, ripresa per il logo de La Casaia, e un panorama a centottanta gradi che spazia da Milano (a sessanta chilometri), fino a Torino, con una gran parte delle Alpi innevate, al cui centro svetta il Monte Rosa.

Cominciamo la chiacchierata con Vittorio all’interno della sala degustazioni, che gode di una vista unica e rende ancora più piacevole l’incontro.

IL progetto è nato da amicizia e passione, trait d’union dei protagonisti di questa storia, Vittorio e Roberto, il primo impegnato a girare il mondo per lavoro, con una passione trentennale e smisurata per il vino e il cibo, mentre il secondo con le radici più stabili, impegnato a portare avanti le tradizioni di famiglia. Una nuova avventura imprenditoriale che coniuga l’esperienza di Roberto Lozza, proveniente da tre generazioni di viticoltori, con quella di Vittorio Caramella, che conta oltre 25 anni di esperienza nella gestione di aziende

Vittorio proviene da tutt’altro settore, nato come informatico, si è occupato fino ai giorni nostri di consulenza manageriale per grosse aziende del panorama nazionale ed internazionale. Circa dieci anni fa ha cominciato ad acquistare alcuni terreni vitati nell’Oltrepò Pavese, grazie ad occasioni fortuite che gli si sono presentate e vista la passione per il mondo del vino. Gli appezzamenti sono diventati dieci ettari e, grazie alla voglia di dare una svolta alla vita, è stata presa la decisione di creare un nuovo brand nel mondo del vino. L’amicizia con Roberto, ha creato il giusto match per fondare La Casaia.

La CasaiaUn nome che, dopo un pomeriggio di brainstorming, è stato scelto grazie ad un appezzamento di terra di proprietà della mamma di Roberto, al cui interno vi era una “Casaia”, una sorta di ricovero per i contadini che un tempo vi trovavano riposo e ristoro durante le giornate di lavoro, potendo pranzare direttamente sul campo, senza dover tornare a casa.

Roberto rappresenta la terza generazione dell’azienda Lozza e il suo ricordo va al nonno che un tempo partiva alle prime ore della mattina, con il fagotto ed il fiasco, per lavorare le terre e tornare a casa esausto, dopo una giornata di lavoro.

La CasaiaTra le chiacchiere un calice di Chardonnay 100% dal nome che proviene da una delle scintille che hanno innescato questa azienda: “Passione”. Vendemmia 2017 e trenta mesi sui lieviti esprimono sentori che spaziano dalla crosta di pane, fiori gialli di campo, frutta esotica, note di frutta secca. In bocca entra verticale, con una buona acidità, abbastanza minerale, una bolla fine e discreta persistenza.

Il progetto La Casaia è nato con lo scopo di poter produrre vino di territorio, già a marchio BIO, oltre a voler valorizzare e fare rete tra le più di mille aziende, per poter dare il volto che meritano queste colline lombarde a pochi chilometri da Milano, ma non molto conosciute ai più.
Uno dei desideri dei due amici è quello far conoscere l’Oltrepò sia a livello locale sia nazionale ed internazionale, sfatando le risposte di molte persone che individuano queste zone come quelle “dove ci sono scandali ogni due per tre”!

La CasaiaIl grosso lavoro che viene fatto è quello di produrre vini di altissima qualità ad un prezzo corretto, ma la volontà è anche quella di poter portare le persone nel territorio, per poter far godere delle meraviglie che questo presenta. Un progetto ambizioso che vuole coinvolgere non solo le cantine, ma anche ristoranti, strutture ricettive, amministrazioni, per poter ottenere un indotto enoturistico, in queste terre talvolta bistrattate.

Roberto ha investito fin dagli anni ’90 nel portare le persone in cantina, sia italiani che stranieri, creando una grande sala degustazioni. Investimenti non solo nell’accoglienza, ma anche nella conduzione BIO, quando ancora pochissimi ne parlavano.

La certificazione è stata ottenuta nel 1998 e, prima di essere stata una scelta produttiva, è stata una scelta di vita, cercando di impattare il meno possibile nel lavoro in vigna e cantina, avvicinandosi alle produzioni che conducevano il nonno prima e il padre poi. I trattamenti vengono effettuati con rame e zolfo, viene applicata la confusione sessuale e si lasciano i filari inerbiti, evitando concimazioni eccessive. Parlando di terreno, in queste colline si trova prevalentemente l’argilla, oltre ad avere alcune zone più limo-sabbiose, che vengono sfruttate per la produzione di uve a bacca bianca.

La CasaiaIn cantina le fermentazioni vengono attivate con alcuni lieviti BIO, si presta molta attenzione alle temperature, principalmente per le stabilizzazioni, e si adopera un uso limitato di solforosa.

La CasaiaUno sguardo alla cantina è dovuto e si possono trovare principalmente vasche in acciaio, autoclavi per la spumantizzazione, alcune vecchie vasche di cemento degli anni ’60, alcune botti grandi e meno di una decina di barrique. Tutti i processi, dalla raccolta manuale delle uve, fino all’etichettatura avvengono all’interno della cantina.

Le etichette prodotte sono cinque, oltre allo Chardonnay Metodo Classico vengono prodotti anche una Bonarda, “Armonia” (dall’armonia del suo boccato) e tre versioni di Pinot Nero, in Bianco, “La Rosa Bianca” (uno dei principali sentori che emergono al naso), Rosato, “Una Notte” (poiché le sue bucce restano a contatto per una notte); ed infine in rosso, “La Quercia” (volendogli dare un tono importante, come quest’albero).

La CasaiaNon poteva mancare un assaggio del Pinot Nero 2017, affinato per il 70% in acciaio e per il restante 30% in botti di legno usate per circa un anno. Un naso che si apre man mano regalando note di ciliegie, violette, una leggera spezia e uno spunto ematico; in bocca è teso, verticale, pieno, con una buona acidità, discreta mineralità, abbastanza persistente, con un ritorno della nota ematica percepita al naso.

L’ospitalità dell’Oltrepò pavese si fa sentire, accompagnando i calici con un tagliere di salumi e formaggi, oltre al tipico pane chiamato “Miccone”.

La CasaiaPer il futuro sono previsti degli ampliamenti strutturali, così da poter creare un ristorante più strutturato sopra alla cantina, oltre alla creazione di eventi sia in azienda sia a livello locale, per coinvolgere più realtà possibili, anche trasversali e complementari al mondo del vino.

Un nuovo ingresso nel team sarà sicuramente quello di Rebecca, la figlia di Roberto, che sta finendo gli studi in enologia ad Udine.

Il target di produzione che vuole raggiungere La Casaia, visti gli ettari di proprietà, è quello di sessanta/settanta mila bottiglie, ovviamente strutturandosi negli anni, data la sua nascita ufficiale il 2 ottobre 2021.

La CasaiaNon resta che programmare una nuova visita per finire la chiacchierata con Vittorio e Roberto, e Intanto maglietta Winetelling numero 128!

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