Una mattinata al Ristoro Collagù per approfondire la storia dell’azienda famigliare Le Rive De Nadal, attraverso gli occhi di Franca e Sandro
02 Novembre 2011
Dopo una stradina sterrata in salita, attorniata dal bosco, si arriva finalmente al Ristoro Collagù, situato in linea d’aria, qualche chilometro più a nord del paese di Farra di Soligo. La prima cosa che si nota è lo stupendo panorama sulle colline del Prosecco, patrimonio dell’Unesco, ente che ha scelto come una delle sue foto principali per rappresentare quest’area, proprio la vista che ci troviamo di fronte.
Ad accoglierci ci sono Franca e il marito Sandro, rispettivamente un’autoctona di queste terre e un mantovano trapiantato nelle colline del Prosecco, i quali gestiscono da ormai tre anni il Ristoro Collagù, diventato il punto di degustazione rappresentativo dell’azienda Le Rive De Nadal, ma non solo.
Ci accomodiamo in uno dei tavoli disposti nella parte esterna, godendo una giornata autunnale dal sapore primaverile e con ordine andiamo a sviscerare la storia dell’azienda e di questo luogo, grazie all’esperta voce di Franca, che tra la preparazione di un piatto di salumi e uno di formaggi ci dedica il suo tempo.
L’azienda Le Rive De Nadal è oggi di proprietà dei giovani fratelli Stefano e Paolo Guizzo, che hanno ereditato la passione per la vigna e per la viticoltura dal nonno materno Natalino (da cui prende il nome, essendo chiamato Nadal in dialetto) e dagli zii Domenico e Diego fin da ragazzini, per poi approfondire anche gli studi di settore presso la scuola enologia di Conegliano. In prima battuta è subentrato alla conduzione di questa piccola azienda famigliare il primogenito Stefano e successivamente Paolo, creando quella che è l’azienda di oggi, la quale non vede come protagonista solo il vino, ma si è creata una struttura di PPL, “piccole produzioni locali”. Dalla famiglia è stata anche ereditata la passione per l’allevamento dei maiali, dedicati alla produzione di salumi, principalmente soppresse e salami, un’attività seguita principalmente dal fratello minore Paolo. La finestra di produzione nella Regione Veneto spazia dal primo novembre al ventotto febbraio e i capi allevati sono circa una trentina, per non voler diventare un’azienda specializzata solo in allevamento e produzione di salumi. I suini sono allevati tutti in azienda e vengono alimentati anche con il mais autoprodotto, da cui, tra le altre cose, si ottengono due tipi di farina, “biancoperla” e “spunciomarana”, macinate a cilindri (così da non scaldare la materia prima) con cui si producono biscotti e altri derivati.
Stefano, invece, si dedica per lo più al coordinamento della parte vinicola, lavorando in prima persona tra i vigneti, assieme alle squadre di collaboratori.
La nascita ufficiale di Le Rive De Nadal, per come la vediamo ai nostri giorni si può far risalire al 2008, per poi ampliare l’attività di PPL nel 2011, prendendo il nome da. Oggi l’azienda conta dodici ettari vitati, tra affitto e proprietà tutti nel comune di Farra di Soligo in zone diverse, sia in pianura che in collina.
Le principali aree collinari prendono il nome dai vigneti ed incontriamo, tre ettari e mezzo a “Collagù”, tremila metri a “Riva del Fal”, dove per le lavorazioni è presente una monorotaia (creta dallo zio Diego), l’ettaro di “Pastura”, settemila metri denominati “Romit” e un altro ettaro a Soligo, denominato il “Paradiso”.
I vigneti più bassi sono caratterizzati da un fondo argilloso pesante, mentre quelli più alti da una parte di argilla che lascia poi spazio a marna e roccia friabile, infondendo rispettivamente nervo e sapidità nei vini. Per esempio, a “Collagù” e “Pastura” si trovano entrambe le conformazioni, mentre a “Romit” solo la marna e poca argilla e a “Paradiso” una sola costa di roccia e la maggior parte di argilla.
Qualche anno fa l’azienda aveva iniziato la conversione al biologico, successivamente interrotta principalmente per la non selettività del piretro come antagonista degli insetti e per l’incombenza sempre maggiore della flavescenza dorata in queste zone. Si punta all’utilizzo di una chimica mirata, se necessario, per poi trattare con rame e zolfo.
La sede di accoglienza enoturistica dal 2021 è diventata il Ristoro Collagù, essendo la maggior parte dei vigneti di questa collina in gestione ai fratelli di Le Rive De Nadal. Prima del 2021 le degustazioni si svolgevano nella cantina di Farra di Soligo, grazie all’aiuto di Franca, che è stata presentata da una cantina terza, per gestire il lato di accoglienza, che stava pian piano venendo meno, visto l’incombere di sempre maggiori attività.
Il Ristoro è stato ricavato da un vecchio garage a completamento di Villa delle Rose, inserita nel contesto del Borgo Collagù, limitrofa al Santuario della Beata Vergine Addolorata, fatto edificare dall’avvocato Giulio Bottari nel 1932. La struttura è stata parzialmente restaurata, ricavando una piccola cucina, bagno e una saletta interna, grazie al giusto match tra Franca e i fratelli Guizzo.
Franca fin da bambina ha vissuto a pieno queste colline, ricordando quando portava da mangiare ai viticoltori che le lavoravano queste terre così ostiche e, crescendo, si è dedicata sia alla ristorazione sia al mondo del vino da più punti di vista, aprendo anche un locale, con un’accurata attenzione ai vini Colfondo di piccole aziende locali, abbinati ai piatti tipici della tradizione.
Il Ristoro Collagù, oltre ad essere dedicato allo spazio di degustazione dei vini Le Rive De Nadal, vuole rappresentare anche una bandiera sul territorio della DOCG Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene, facendo toccare con mano ai visitatori le impervie colline e le vigne in pendenza che vengono lavorate con amore e passione per ottenere prodotti di eccellenza, che, ahimè, talvolta vengono denigrati solo per l’accomunarsi del nome Prosecco con altre realtà non curanti di tale sforzi e attenzione alla qualità.
La proposta enogastronomica di Ristoro Collagù parla chiaro e viene anticipata dalla frase “Dove la Fretta non è di casa”, frase ben evidenziata nel menù. È necessario potersi soffermare ad ammirare questo luogo con calma e tranquillità, la stessa che si ritrova nelle bottiglie di vino Colfondo, che hanno bisogno di un tempo maggiore per la loro produzione, grazie al lavoro dei lieviti che innescano una seconda fermentazione in bottiglia. Questo è sicuramente il vino simbolo della zona e non deve aver fretta di essere consumato, anche grazie alla maggiore longevità che può offrire.
Parlando di produzione Le Rive De Nadal conta una media di circa trenta/trentacinque mila bottiglie annue, con sole tre etichette, di cui due vogliono essere le ambasciatrici della storia del territorio del Prosecco, proponendo due vini a rifermentazione naturale in bottiglia. Troviamo, quindi, un Vino bianco Frizzante Colfondo “1.11”; un Prosecco DOCG Frizzante Rifermentato in bottiglia “1.11 Fal” e un Prosecco Superiore DOCG Spumante Brut “Greme”, l’unico prodotto con Metodo Martinotti; con la seconda fermentazione che avviene, ad oggi, in una cantina terza.
I primi due vini prendono il nome dalla data di nascita di nonno Natalino, nato il primo di novembre.
Tra le chiacchiere assaggiamo il Colfondo “1.11” che presenta con accentuati sentori di erbe aromatiche, salvia, rosmarino, timo, ma anche frutta, tra cui mela, pera, fico, un tocco di spezia, fiori gialli appassiti e un sottofondo di lievito. In bocca ritorna la nota di erbe aromatiche, con una bolla cremosa, dalla buona mineralità, discreta sapidità e spalla acida e una nota amarognola nel finale, concludendo comunque con un buon corpo e persistenza.
Ad accompagnare non poteva mancare un tagliere di salame e soppressa di produzione dell’azienda e alcuni formaggi, forniti dai vicini produttori locali.
Per scoprire il volto più moderno di Le Rive De Nadal, degustiamo anche il Metodo Martinotti “Greme”, un Brut che si presenta più timido e delicato al naso, con note di mela, pera, gelsomino, rosa, entrando in bocca con un sorso abbastanza pieno, una bolla fine, con la frutta che torna, presentando discreta mineralità e sapidità, freschezza e moderata persistenza. “Greme” prende, invece, il nome da questo termine che significa impervio, ostico, come le difficili colline da cui provengono le uve.
Prima di lasciare il Ristoro Collagù, oltre a godere degli ultimi raggi di sole, scopriamo che il giorno dell’incontro è il penultimo giorno di apertura, lasciando un destino ancora incerto per il prossimo anno, a causa della volontà dei proprietari della collina di far cessare tale attività e afflusso; tema di cui non vogliamo entrare in merito.
Ci auguriamo che questo spazio immerso nelle vigne patrimonio dell’Unesco possa trovare un seguito ed essere bandiera di uno splendido territorio, tanto magnifico allo sguardo, tanto ostico da lavorare, per ottenere il Prosecco con la P maiuscola.
Augurandoci di incontrare in qualche altra occasione Franca e il marito Sandro, maglietta numero 363!