Alla Scoperta di Mamoiada: un Weekend Enologico con Michele Mureddu, fondatore del progetto Destinazione Barbagia
19 Luglio 2024
In un caldo weekend di luglio, ci siamo avventurati nella splendida regione della Barbagia, cuore autentico della Sardegna, accompagnati da Michele Mureddu, il dinamico fondatore di Destinazione Barbagia, esplorando tre piccole cantine e scoprendo uno dei ristoranti che è diventato il punto di riferimento di Mamoiada, immergendoci completamente nell’essenza del paese e dei suoi vini.
Michele, senza studi specifici in enologia o turismo, ha sviluppato una passione sconfinata per il mondo del vino e il suo territorio, che ha preso ancora più piede dopo aver sposato Elisa nel 2015, originaria proprio di Mamoiada. “Il richiamo di questo paese è stato pazzesco”.
Inizialmente è partito con l’idea di creare alcuni posti letto, dedicandosi al property management, per aumentare la capacità ricettiva del luogo, fondando poi un progetto più ampio, denominato Destinazione Barbagia. Ad oggi, infatti, oltre a gestire diverse proprietà la sua forte passione e determinazione lo hanno portato a dedicarsi anima e corpo alla promozione di questa regione unica, unendo alle strutture ricettive tutto quello che può offrire questo territorio. Un intreccio di attività che comprende enoturismo, artigianato, ristorazione e tradizioni locali, collegate dal fine ultimo di promuovere e valorizzare questa area unica.
Mamoiada, con i suoi duemilaquattrocento abitanti, è una perla incastonata nel cuore della Barbagia. Nonostante la sua dimensione ridotta, la vocazione vitivinicola del paese è sorprendente, con trecentocinquanta ettari vitati e quaranta cantine che imbottigliano il prodotto finale. Un territorio che ha avuto un’evoluzione esponenziale dal punto di vista vitivinicolo, trasformando l’attività di produzione e vendita di vino sfuso in un’attività vitivinicola a trecentosessanta gradi con la chiusura del cerchio che porta a vendere vini imbottigliati, anche frutto di lunghi affinamenti. Se prima l’idea di base era quella del vino pronto in maniera repentina per essere venduto e consumato, oggi si è spostata la direzione su una produzione legata alla qualità, frutto anche del tempo.
Si basti pensare che nel 2016 le cantine imbottigliatrici erano solamente otto, cresciute nel 2024 a quaranta, pur mantenendo diverse decine di produttori che si dedicano allo sfuso.
Mamoiada è diventata così un punto di riferimento per il Cannonau, con produttori che si stanno dedicando per valorizzare queste terre, trovando nella viticoltura anche un’arma per evitarne lo spopolamento, principalmente tra i più giovani.
Le caratteristiche di queste terre sono principalmente legate ad un substrato derivante da un discioglimento granitico, con vigneti piantati tra i cinquecento e i quasi novecento metri sul livello del mare. Qui trovano un’ottima escursione termica tra giorno e notte oltre ad una ventilazione quasi costante, grazie al passaggio del Maestrale. Un terroir che infonde ai vini grande freschezza, mineralità, sapidità e beva, con l’aiuto delle parti dure che favoriscono l’equilibrio con le grandi alcolicità che si sviluppano. Mamoiada non ha una sottozona del vino, ma fa parte della denominazione Cannonau di Sardegna DOC, che include anche le province di Nuoro, Oristano, Cagliari e Sassari. Qui non si produce solo il rosso Cannonau, ma si incontra anche la Granatza, un vigneto autoctono di queste zone, che un tempo si pensava fosse Guarnaccia Bianca o un parente della Vernaccia, ma dall’analisi del DNA si è dimostrato che non è così, mantenendo ignote le sue origini. Una bacca bianca che un tempo si piantava tra i vigneti di Cannonau, pensando potesse dare maggior freschezza ai vini rossi, ma non è proprio così, poiché, dato il suo importante corpo, possiamo definire la Granatza come una varietà a bacca bianca travestita da rossa.
Parlando di cantine, all’ingresso di Mamoiada si può notare quella che un tempo era la Cantina Sociale, fallita e chiusa negli anni, oggi sede di una delle più grandi aziende di questo territorio, la Cantina Giampietro Puggioni. Un’azienda che con i suoi cinquanta ettari è diventata quella di riferimento del territorio, portando a far conoscere, vista la quantità di bottiglie prodotte, il Cannonau di Mamoiada nel mercato nazionale ed internazionale. Purtroppo Giampietro in quella giornata ha avuto un impegno improvviso, ma torneremo a conoscerlo in una seconda puntata.
La nostra prima tappa alla scoperta delle cantine di Mamoiada è stata Pub Agricolo (Leggi l’Articolo Dedicato), un progetto giovane e dinamico nato dall’iniziativa di un gruppo di amici con la passione per il vino. Qui abbiamo incontrato uno dei quattro soci, Dario, che ci ha raccontato come la loro produzione si distingue per l’attenzione alla sostenibilità e alla tradizione, tradizione che si ripete anche con il loro locale/non locale, da vent’anni. Pub Agricolo è un locale temporaneo che viene aperto per le festività tipiche di Mamoiada, come punto di ritrovo per le persone del paese e non.
La seconda tappa è stata la Cantina Muzanu (Leggi l’Articolo Dedicato), dove i vini ricchi e intensi sono il risultato di un lavoro meticoloso e di un legame profondo con la terra. Fabiana e Salvatore, moglie e marito, si sono concentrati sull’unicità delle esperienze che possono offrire ad un pubblico di nicchia, con una produzione di bottiglie che negli anni è diminuita, anziché aumentare, a favore del valore esperienziale unico di questo territorio, che vogliono trasmettere a trecentosessanta gradi al cliente finale.
Dopo una mattinata intensa, di chiacchiere ed assaggi, ci siamo rilassati al Ristorante Abbamele. Qui i piatti della tradizione sarda, rivisitati con un tocco moderno, ci hanno deliziato in un ambiente accogliente e raffinato.
Lo chef Mauro, originario di Mamoiada, ha lavorato per venticinque anni fuori dalle sue terre natali, pur avendo iniziato la sua attività proprio nel locale dove ha aperto il suo ristorante, che un tempo era una pizzeria. Già a diciotto anni, dopo aver studiato all’alberghiero di Tortolì, si è trovato in una grossa brigata, a fianco di uno chef importante, che ha cambiato la sua mentalità in questo lavoro e ha aumentato la passione per la ristorazione, per poi spostarsi ad Alghero per lavorare in uno stellato e, con lo stesso chef si è trasferito a Mosca per “fargli da secondo” nell’apertura di un ristorante italiano davanti al Cremlino.
Rientrato come capo servizio, spostandosi tra la Costa Smeralda e Cagliari, nel 2018, il pensiero di voler aprire un proprio ristorante, pensando proprio alla zona del capoluogo sardo, in seguito orientando la scelta al suo paese natale, Mamoiada. Abbamele è stato inaugurato il sei dicembre 2020, con un nome che identifica l’ingrediente arcaico sardo dell’acqua rilasciata dal favo del miele, una volta pulito e lavato, aggiunto di scorza di limone e polline. Una sostanza non troppo liquida né troppo densa, dai sentori tostati, di caramello e liquirizia, con un termine che non è stato mai italianizzato, facile da pronunciare, anche dal pubblico straniero.
In quattro anni Abbamele è entrato nelle principali guide enogastronomiche locali, oltre a vincere la puntata di Quattro Ristoranti, nel luglio del 2021.
Un pranzo a base di tartare di manzo su crema di zucchine, frue, menta, cagliata acida, zucchine fritte e origano per poi passare al manzo alla brace servito su patata morbida cotta sotto alla cenere e schiacciata con buccia, pomodoro cuore di bue arrostito, olio al prezzemolo e timo selvatico (chiamato armidda).
Dolce conclusione a base di frolla con cioccolato bianco, frutti rossi e karkadè.
Ad accompagnare il tutto un Rosato di Cannonau dell’azienda Tenute Tramaloni, “Arrosa” 2023 e un Cannonau di Sardegna,
questa volta in rosso, dell’azienda Pasquale Bonamici, “De Vidda”, 2022, affinati entrambi in acciaio.
Dopo il pranzo, ci siamo diretti alla Cantina Vinzas Artas (Leggi l’Articolo Dedicato), dove abbiamo toccato con mano la Granatza e due diverse interpretazioni di Cannonau, un blend di più vigne e un prodotto da singolo vigneto, con un impianto risalente al 1920.
Finita anche l’ultima visita ci fermiamo a chiacchierare con Michele per approfondire un altro aspetto di questo territorio, oltre alla viticoltura. Una delle tradizioni principali di Mamoiada è quella dei Mamuthones e degli Issohadores, delle figure estremamente radicate nella storia di questo territorio, che rappresentano rituali antichi legati alla fertilità e alle annate agrarie. Durante il Carnevale di Mamoiada dodici Mamuthones e otto Issohadores sfilano in mezzo alla folla locale e non. Entrambi hanno il volto coperto con delle maschere create da artigiani del posto; i primi procedono con passi lenti, quasi affaticati e in silenzio mentre gli Issohadores vestono in modo colorato e danno movimento alla processione, catturando simbolicamente le giovani donne in segno di buon auspicio per una buona salute e fertilità.
Una manifestazione a cui sarà necessario partecipare, la quale si ripete ogni anno nel mese di gennaio, trovando il suo esordio nel giorno di Sant’Antonio, il 17 gennaio.
Destinazione Barbagia non è solo un viaggio tra i vini, ma un’immersione profonda nella storia, nelle tradizioni e nelle persone che rendono questo angolo di Sardegna così unico e affascinante. Michele Mureddu ha creato una rete di esperienze autentiche che permettono ai visitatori di immergersi realmente nella cultura locale, trascendendo il semplice tour enologico.
Se cercate un’esperienza enoturistica che vi faccia sentire non solo spettatori ma protagonisti di un territorio e delle sue storie, la Barbagia e Mamoiada sono la destinazione perfetta, ricordando anche che in poco meno di un’ora si possono raggiungere sia il versante orientale sia quello occidentale della Regione e godere dello splendido mare della Sardegna.