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sabato, 1 Aprile, 2023

Manuela Cretaz più Andrea Maurice uguale Maison Maurice Cretaz, Sarre (Aosta)

Un’unione dei cognomi di Manuela e Andrea, moglie e marito, ha fatto nascere la piccola azienda Maison Maurice Cretaz

18 Novembre 2022

Ospiti della cantina Les Granges di Nus, una chiacchierata tête-à-tête assieme ad Andrea Maurice, per approfondire la conoscenza della piccola azienda, creata assieme alla moglie Manuela, che prende il nome dai cognomi dei due: Maison Maurice Cretaz.

Maurice CretazLa famiglia di Andrea ha da sempre avuto un piccolo appezzamento vitato, come la maggior parte delle famiglie della Regione e veniva coltivato dal nonno Lie, ricordato come il signor Elia Maurice, il quale produceva vino per sé stesso. Andrea non ricorda di aver vissuto esperienze di campagna assieme al nonno, se non qualche vendemmia, più ludica che altro e nel suo passato non ha avuto alcuna esperienza agricola, avendo iniziato a lavorare molto giovane, per volontà dei genitori, in uno stabilimento di tutt’altro settore, per poi riuscire ad iscriversi all’università di architettura a Torino ed esercitare la tanto amata professione.

Alla morte del nonno, nel 1987, la piccola vigna alle porte di Aosta fu ereditata dal padre, che non gli dette troppo peso ed attenzioni e rimase quasi in stato di abbandono fino al 1998, quando Andrea iniziò ad interessarsi di questa materia, pur partendo da zero, ma con l’aiuto ed il supporto dell’Institut Agricole del capoluogo, a cui è stato chiesto supporto e qualche consiglio formativo.  Nel 2005 ha conosciuto l’attuale moglie Manuela ed entrambi convennero di adoperarsi per la rivalutazione di questo antico vigneto, nell’ottica di creare una sorta di giardino vitato, che potesse ospitare diverse varietà, non solo di uva.

Un contributo fondamentale è stato quello di Rudy Sandi, agronomo, ampelografo, storico della viticultura, una sorta di bardo valdostano, che ha invitato a ripulire e riordinare il vigneto, essendo in una zona molto vocata e storica, caratterizzata da due chilometri di muretti a secco. Un ripristino durato qualche anno, per dedicare queste superfici scoscese alla coltivazione dei vitigni autoctoni Mayolet, Petit-Rouge, CornalinPetite-Arvine

Nel 2015 il destino ha, successivamente, fatto scoprire ad Andrea un Bando della Regione Autonoma Valle d’Aosta, per l’acquisizione di una vigna a Point Saint Martin. Vedendo il posto è stato da subito amore a prima vista e dopo due notti insonni, ci fu la decisione di volersi accaparrare a qualunque prezzo quel pezzo di storia di una bellezza e potenzialità uniche nel contesto valdostano. “Da architetto, amante della bellezza intesa come promessa di felicità, era un’occasione imperdibile”.

Il bando fù vinto dal Maurice Cretaz, con non poche difficoltà burocratiche, diventando così prima custodi della vigna e poi nel 2019 proprietari del Domaine Monot.

Possedendo un terreno al centro della Regione, uno al suo estremo oriente, mancava solo la parte più occidentale per completare al meglio il quadro vitato. Nel 2016 una collega architetto offre la gestione della propria vigna a Morgex, a 1050 metri di altitudine, dove la varietà principale è il Prié Blanc, in un altro Cru, definito Domaine Cllou (da Clos, luogo chiuso).

Maurice CretazInfine è stata acquisita anche una piccola vigna urbana, a poche centinaia di metri dall’ospedale di Aosta, dove sono allevate viti centenarie a piede franco con vitigni autoctoni, talvolta sconosciuti, tra cui si trovano: Petit RougeFuminCornalinVien de NusMayolet, con cui viene prodotto una sorta di vino “blend di campo”.

Qualche anno fa è stata proposta anche un’altra vigna, denominata Vigna dei Saraceni, a Chatillon, di cui si trova qualche testimonianza in uno dei libri di Francesco Lorenzo Gatta, famoso per aver scritto il primo trattato di ampelografia al mondo. Una vigna a strapiombo sulla Dora Baltea, piantata a Nebbiolo, offerta da un amico ad Andrea, che, visto lo stato di abbandono e con quasi la totalità delle piante morte, purtroppo non venne presa in gestione.

Oggi Maison Maurice Cretaz è composta da due ettari dislocati principalmente in tre zone principali e una filosofia aziendale ben definita, che consiste non nella mera e unica produzione di bottiglie, ma nel costudire luoghi speciali e vocati, cercando di incrementare e valorizzare di anno in anno la biodiversità di ogni territorio.

Lavoriamo per la vita, cerchiamo di infondere la vita con tutte le nostre pratiche!

I terreni degli appezzamenti sono diversificati, con quelli di Point Saint Martin che si possono definire “artificiali”, poiché caratterizzati da invasi di roccia; un tempo venivano portati a mano secchi di terra (compito che purtroppo spettava spesso alle donne), per creare una dimora più confortevole alle piante. Suoli acidi e sabbiosi che si differenziano da quelli della parte centrale della Regione e di quella a nord-ovest, dove si trova un substrato alcalino, ricco di scheletro.

Le pratiche in vigna sono “rispettose”, con un’agricoltura che prende spunto sia da alcune pratiche BIO sia legate alla biodinamica, all’equilibrio energetico e al rispetto della natura. Rame che viene ridotto il più possibile e zolfo, con alcuni elementi complementari e preparati biodinamici, come il 500, al fine di migliorarsi sempre di più e impattare sempre meno sul terreno e sull’ambiente circostante.

Dal 2014, “anno in cui ho staccato l’ultima fattura da architetto” si smisero di conferire le uve, che erano destinate ad una vicina cooperativa, e ci si iniziò ad informare su come fare il vino.

Io non sono un appassionato del vino, ma dell’Humus e della vita vegetale e animale”.

Maurice CretazUna seconda figura fondamentale per rendere possibile il progetto è stata quella di Gualtiero Crea, titolare dell’azienda Les Granges, il quale, oltre ad ospitare la Maison Maurice Cretaz nella propria cantina, ha trasmesso i suoi insegnamenti ad Andrea e Manuela, al fine di produrre un vino frutto della sola uva e una ridotta dose di solforosa.

Una frase riassume il lavoro di cantina: “Non ho mai visto un lievito selezionato, non so neanche come sia fatto, so com’è l’uva e mi impegno per portarla al suo meglio in cantina”.

La prima annata ufficiale è stata il 2016, con la produzione di circa quattromila/quattromilacinquecento bottiglie, vini presentati al pubblico a fine 2017, con un riconoscimento positivo da parte del pubblico, sia regionale sia nazionale. Le etichette sono sette e vedono due vini bianchi e cinque rossi (vinificati tutti in acciaio ad eccezione del Bos Monot da uve Nebbiolo che riposa in botte per almeno un anno). Le etichette non riportano né il vitigno né il nome dell’azienda, per valorizzare principalmente la zona di produzione. Sono “vini di climat”, concetto che entra ancora più nel dettaglio rispetto al terroir.

Un giro in cantina ci permette di capire qualcosa in più sulle vinificazioni di Andrea Maurice e toccare con occhi, naso e bocca il risultato di quanto raccontato. Le vasche sono tutte di piccolo formato, in acciaio, tranne una botte da seicento litri di rovere. Gli assaggi cominciano dai vini dedicati ai nonni “Lie”, nonno Elia, e “Min”, nonna Erminia, rispettivamente a base di Petite-Arvine e Majolet, vinificati partendo da un contatto sulle bucce di poco più di una settimana. In fase di affinamento fanno percepire le note tipiche di questo territorio, che si individuano in ottima mineralità e sapidità, spalla acida e buon corpo, pur non percependone il grado alcolico, anche se dovranno entrambi trovare il proprio equilibrio.

Maurice CretazIn vasca si possono trovare anche il Nee, blend di Petit-Rouge, Cornalin e Mayolet e il Bos Monot (nome di una estinta famiglia valdostana), unico a effettuare un passaggio in legno.

San di Bibian è il rosso del capoluogo regionale mentre il Tor è, al momento, una microvinificazione utile a valutare le potenzialità del Nebbiolo in Banques. Le degustazioni del 2021 confermano le speranze.

Maurice CretazDopo gli assaggi di Maurice Cretaz uno sguardo al futuro, nel quale c’è l’idea di investire sull’aspetto ricettivo, con un’ambizione ben precisa che consiste nel voler costruire degli ambienti di vinificazione ai piedi delle vigne, e che offrano sia la possibilità di degustare i vini prodotti sia di ospitare i clienti per una o più nottate. Il concetto alla base di queste strutture sarà quello di far entrare gli ospiti in simbiosi con questi luoghi magici e che permetta di vivere a pieno l’essenza filosofica dell’azienda Maison Maurice Cretaz.

Sarà interessante capire se un ambiente concepito in un determinato modo, con luci, profumi, colori, materiali ed energie, potrà far nascere e affinare meglio i suoi vini.

Maurice CretazNon resta che testare il tutto, nel 2023, ma intanto maglietta numero 200 per Andrea!

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