Non si può andare a Dublino e non visitare almeno una distilleria, in questo caso la scelta è ricaduta su Pearse Lyons Distillery
22 Ottobre 2022
Come prima volta a Dublino, dopo aver visitato la fabbrica della famosa birra Guinness, è d’obbligo approfondire almeno una distilleria e, affascinato dalla sua struttura, la decisione è ricaduta su Pearse Lyons Distillery, situata a poche centinaia di metri dalla fabbrica della birra, in Dublino 8.
L’accoglienza da parte di Bernard, ex professore di storia, nel tipo stile Irish con un assaggio di Whiskey, blend di più malti, per passare all’introduzione del luogo in cui ci troviamo, oltre al contesto positivo che sta vivendo il Whiskey irlandese nell’ultimo trentennio. Ci troviamo all’interno di una chiesa, acquistata da Pearse Lyons, nel 2013 il quale partecipò attivamente al suo processo di restauro, applicando anche una guglia in vetro a completamento del campanile nel 2016 per poi aprire la distilleria nel 2017.
La storia di questo luogo ha inizio quasi mille anni prima, nel 1170, per mano di Enrico II, il quale, per espiare il peccato del, pur negato, assassinio dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, fece costruire la chiesa di St. Catherine e la chiesa di St. James, con relativo cimitero. Un luogo di culto che nei decenni successivi si legò molto al percorso che porta a Santiago de Compostela, essendo stato un ricovero per i pellegrini in viaggio. Negli anni la chiesa ha goduto di momenti di gloria e momenti di abbandono con la sua conformazione originaria che si è modificata e ha visto tre costruzioni differenti, in seguito a distruzioni e barbarie.
L’ultima costruzione, per come vediamo oggi la struttura, risale al 1860, in base al progetto dell’architetto Joseph Welland, che aveva concepito una chiesa in stile gotico, con pianta a croce, una torre e una guglia poste sull’angolo si sud-ovest. La guglia fu abbattuta nel 1948 a causa di problemi strutturali, lasciando così una sensazione di incompletezza. A causa della carenza di parrocchiani nel 1963 St. James fu chiusa al culto e venne utilizzata fino al 2009 per scopi commerciali.
Come anticipato negli ultimi trent’anni il mondo del Whiskey irlandese sta vivendo dei nuovi momenti di gloria, grazie ad una nuova generazione di distillatori che ha creduto in questo prodotto, che ha avuto il suo tracollo nel ventesimo secolo, a causa delle guerre mondiali e del proibizionismo in America (giovando i cugini scozzesi che presidiavano il mercato canadese e l’ipotetico contrabbando verso gli Stati Uniti). Tra questi anche Pearse Lyons, un uomo d’affari immigrato negli Stati Uniti, con il sogno di tornare in patria e dedicarsi alla distillazione, mansione che aveva occupato prima di partire oltreoceano. La contaminazione con gli States non manca e gli alambicchi di rame sono stati importati dal Kentucky (sezionando il tetto della chiesa per portarli al suo interno), stato in cui sono stati fatti i primi esperimenti di distillazione, questo è il motivo per cui si trovano Whiskey più vecchi dell’apertura della distilleria.
Uscendo dalla sala accoglienza ci si immerge nel pieno del quartiere Liberties, in quello che è stato definito il triangolo d’oro o Silicon Valley di Dublino, data la presenza sia del birrificio Guinness, ma anche di alcune delle più rinomate distillerie, tra cui, da qualche anno possiamo inserire la Pearse Lyons. Tra queste possiamo citare Roe & Co e Teeling, le quali attingevano l’energia per le lavorazioni dal vecchio mulino a vento presente a poche decine di metri dalla distilleria.
A circondare St. James un antico cimitero fondato negli anni della prima costruzione della chiesa all’interno del quale si contano più di centomila anime sepolte in quasi un millennio di storia. Quando è stata acquisita la proprietà da parte di Pearse Lyons quest’area era ricoperta di piante ed erbe infestanti e, solo grazie ad un duro lavoro di ripristino, si sono riportate alla luce del sole le oltre duecento pietre tombali. Un tempo le sepolture dei corpi avvenivano uno sopra all’altro, creando così una sorta di collina.
La documentazione più antica risale alla sepoltura di St. James di Walter Soggyn, un mercante di Dublino che, nel testamento datato 1495, chiedeva di essere sepolto nella chiesa di St. James fuori dalla città. Tra i nomi noti troviamo anche quello dell’ex sindaco di Dublino Sir Mark Rainsford, che morì nel 1709, famigliare dei Rainsford dell’omonima Brewery, venduta poi ai Guinness. Uno dei monumenti più importanti è quello dedicato a Sir. Theobald Butler, morto nel 1721, il quale prestò servizio come procuratore generale sotto il re Giacomo II. Alcuni soldati morti durante la prima guerra mondiale, oltre ad almeno nove componenti della famiglia di Pearse Lyons, tra cui il nonno John Huber Lyons. L’ultima sepoltura avvenne nel 1989.
Purtroppo non si sa con certezza il numero dei corpi che riposano attorno alla chiesa, poiché gli unici modi utili al riconoscimento sono le pietre tombali e qualche manoscritto che testimonia le sepolture. Una curiosità è che anche sotto alla chiesa sono stati rinvenuti una ventina di corpi sepolti. Entrando nella struttura, oltre ad intravedere la guglia di vetro dal basso, si può godere del fascino della chiesa e delle sue vetrate, con gli alambicchi in funzione e alcune vasche con il malto in fermentazione. Gli alambicchi sono stati ri-battezzati Mighty Molly e Little Lizzie per rendere omaggio a due lontani parenti della famiglia Lyons.
Senza soffermarci troppo sui processi di distillazione si passa agli assaggi di quattro prodotti dell’azienda Pearse Lyons, con la degustazione guidata dal simpatico Jhon. Il punto di partenza è un Blend di sette anni, affinato in botti che contenevano bourbon e per due anni in botti di sherry. Sentori fruttati che alternano spezie e una sorta di piccantezza, per un palato di beva, con il liquido che non scende fino al petto ma si ferma alla fine della gola. Jhon suggerisce di inserire due gocce d’acqua, “liquido amico del Whiskey”, per sentirne i cambiamenti, in meglio, e godere di più della sua fragranza.
Il secondo assaggio è di un Single Malt di dodici anni, dai sentori più salmastri e fruttati, con ricordi di mela e banana; il gusto è più intenso e il sorso arriva al petto. In questo caso l’acqua non incentiva i sentori ed è meglio goderlo in purezza (come per i successivi assaggi).
Passiamo a un No Age, con un blend di Whiskey dai quattro ai dieci anni, che affina in diversi contenitori tostati, oltre ad un passaggio nelle barrique contenenti lo sherry. Note più avvanigliate, cremose, di cioccolato e caramello (pur non essendoci alcuna aggiunta, anche se la legge consentirebbe un massimo del 2%).
Chiudiamo con un Single Malt che affina in botti usate che contenevano il Pedro Himenez, il quale esprime sentori più agrumati, di buccia d’arancia, e speziati, con un finale più lungo. Il suo nome è “888” per richiamare la zona 8 di Dublino, l’800, anno di ricostruzione della chiesa nella sua forma attuale e il simbolo dell’infinito, che è rappresentato da un 8 orizzontale.
In attesa di poter scoprire le altre distillerie di Dublino, come si dice in Irlanda, SLAINTE!!!