Prima tappa in Borgogna per incontrare Pierre Fenals nella sua Maison En Belles Lies assieme all’amico e produttore di barrique Lorenzo Zanon
15 Maggio 2024
Dopo più di undici ore di viaggio, con un pit stop forzato al tunnel del Monte Bianco, a causa di lavori in corso che hanno fatto sì che la regolamentazione del traffico sia stata a senso alternato (consiglio di consultare il sito prima della partenza), finalmente l’arrivo in Borgogna, precisamente a Saint Aubin, dove si trova la cantina Maison En Belles Lies, capitanata da Pierre Fenals.
Ad accoglierci è proprio Pierre, assieme all’amico Lorenzo Zanon, ex direttore di diverse cantine francesi e produttore di barrique, di cui vi ho parlato qualche anno fa in un articolo (Leggi l’articolo dedicato).
Ci troviamo a sud di Beaune, al confine con la zona di Chassagne-Montrachet, dove si coltivano principalmente uve a bacca bianca, anche se l’azienda possiede vigneti in diverse aree.
Ci immergiamo subito nell’ambiente principale di Pierre Fenals, la barricaia, dove si trovano decine di barrique, principalmente da duecentoventotto litri, provenienti da diverse tonnellerie, tra cui ovviamente quella di Lorenzo Zanon!
Prima di cominciare la storia di questa realtà un assaggio del primo vino, il bianco Bourgogne Aligoté, prodotto con l’omonima uva a bacca bianca, attrice non protagonista della Borgogna, essendo lo Chardonnay il re della zona. Un 2022 ottenuto da uve pressate direttamente e lasciate a decantare in acciaio, per poi passare alla fermentazione spontanea, sia alcolica che malolattica in botte, come per tutti i bianchi prodotti da Pierre. Un vino che affina circa quindici mesi in legno, che si presenta con sentori molto freschi e agrumati, di cedro, scorza di limone, un tocco di spezia, noce moscata, polvere da sparo e un tocco d’incenso. In bocca è un vino decisamente fresco e di beva, che presenta una buona spalla acida, mineralità e discreta sapidità, con piante (frutto anche di una selezione massale di vecchie vigne) che crescono in terreni poveri, per lo più calcarei. Una curiosità è che è stata creata un’associazione per preservare e valorizzare questa varietà, “Les Aligoteurs”.
Parlando di vigna, scopriamo che Pierre Fenals possiede un totale di sette errati e mezzo, tra proprietà ed affitto, che si estendono dal nord di Beaune a Les Maranges, con una distanza territoriale che arriva fino a trentacinque chilometri. Un’area che alterna diversi tipi di suoli, come per esempio la Côte de Beaune e i differenti tipi di argilla e calcare, per passare a Mersault che vede una maggior profondità, oppure il calcare e la marna di Maranges.
La conduzione che è stata adottata da Pierre Fenals è biodinamica, con il massimo rispetto della vite e del terreno. La vigna non viene più cimata da sei anni, legando i tralci, quasi a formare degli archi, rispettando un decorso più naturale dei tralci che, come liane, vanno a crescere ed intersecarsi. Grazie a questo sistema si ha una protezione maggiore da sole e pioggia e la vite, sviluppando di più l’apparato fogliare e i tralci, spinge meno sulla produzione del frutto, ottenendo così una minor quantità di uva, ma più qualitativa.
I trattamenti a Maison En Belles Lies sono a base di rame e zolfo, anche se si cerca di diminuirne i quantitativi, avendo introdotto oli essenziali, principalmente di limone, origano, citronella (o in alternativa a quest’ultima, l’arancia), ma anche fermentati di ortica, achillea, camomilla ed equiseto. I filari sono quasi tutti inerbiti e si adottano anche i preparati biodinamici 500 e 501, oltre a quelle che possono essere altre erbe talvolta seminate, come valeriana o tarassaco.
L’azienda è stata certificata BIO per quattordici anni, ma la burocrazia e i metodi di valutazione ed analisi dell’operato non sono mai andati a genio al produttore, così da sospendere tale certificazione, comunicando più il suo valore filosofico e spirituale nella conduzione della pianta e della trasformazione dell’uva che le “scartoffie”.
Piccola pausa per assaggiare un primo Chardonnay 2022, con uve provenienti da diversi vigneti, il quale segue lo stesso processo di fermentazione e affinamento del precedente vino, ma si presenta al naso con un tocco d’agrume più intenso, il quale lascia spazio a note erbacee, ma anche una frutta più matura e un sottofondo burroso. Le barrique per l’affinamento, in questo caso, presentano anche una piccola percentuale di legno nuovo, il quale viene adottato dipendentemente dalla qualità delle uve e dall’Appellation che si sta vinificando. Al palato mantiene una buona beva, freschezza ed equilibrio, con il legno che si integra molto bene, grazie anche alla buona spalla acida, mineralità e un tocco di sapidità; maggior corpo e persistenza del precedente.
Un secondo calice di Chardonnay è il Bourgogne Village 2022 che proviene dai terreni calcarei, bianchi e ricchi di silice di Monthelie Village. Un affinamento maggiore in questo caso, di diciannove mesi, che concentra i sentori in note più strutturate, di pompelmo, ma anche tropicali di ananas, un tocco erbaceo e di foglia bagnata, che lasciano poi spazio ad un sentore di confetto e mandorla. In bocca entra con il ricordo di timo ed origano, meno percettibili al naso, presentando una buona spalla acida, beva, mineralità e un tocco più sapido, mantenendo una buona persistenza.
Le bottiglie prodotte da Pierre Fenal sono quarantacinque mila di media, che arrivano a cinquantamila nelle “bonne année”, suddivise in dodici diverse etichette.
Scavando un po’ nella storia del produttore si può scoprire che fare il vignaiolo fa parte della sua seconda vita, avendo passato più di trent’anni a Parigi, occupandosi di marketing e sviluppo per grandi brand della moda internazionale. Successivamente “si è installato” in Borgogna, grazie alla sua grande passione per il mondo del vino, che lo ha portato a riprendere gli studi, questa volta in viticultura ed enologia, alternando circa sette anni il lavoro in campagna e cantina presso alcune aziende della zona, così da imparare a trecentosessanta gradi questo mestiere.
Passo dopo passo sono state acquistate alcune vigne, cominciando così l’attività di vigneronne, ufficialmente nel 2009.
Passiamo ad un terzo Chardonnay 2022, Bourgogne Village, con uve provenienti da Saint-Aubin, dove i terreni presentano una grande parte di roccia. In questo caso le note erbacee aumentano, pur mantenendo un costante agrume che si fa sentire nel pompelmo rosa, con un sorso che regala maggior acidità, più freschezza, tensione e una discreta persistenza.
Passando al mondo dei rossi, assaggiamo il Côte de Beaune 2022, a base di uve Pinot Nero che vengono fatte fermentare a grappolo intero in vasche di legno troncoconiche, per parcella. Dopo la fermentazione alcolica e la pressatura si effettua un passaggio in acciaio, di circa un mese/un mese e mezzo per poi lasciare il vino ad affinare tra i quindici e i diciannove mesi in barrique, dove si svolge la fermentazione malolattica. Un vino che si presenta fresco già al naso, con note di piccoli frutti rossi, ciliegia, una leggera spezia, note sanguigne e ferrose e un tocco di rossetto. In bocca rispetta quanto percepito al naso, per un vino giovane, fresco e di beva, che regala una discreta acidità, tannino delicato che fa capolino, discreta sapidità e persistenza.
Piccola parentesi, tra le tante barrique, troviamo anche qualche anfora, di origine toscana, all’interno delle quali si effettua qualche esperimento di macerazione sull’Aligotè, con uve che restano a contatto fino ai sei mesi.
Secondo rosso di Maison En Belles Lies assaggiato è Aloxe-Corton, dove i terreni sono ricchi di argille molto fini, il quale effettua lo stesso procedimento del precedente, ma un affinamento di qualche mese in più rispetto ai quindici dell’altro. Un vino che si presenta con sentori più carichi al naso, con una frutta rossa più matura, ma anche un tocco di sottobosco, fungo, note di rabarbaro, sottofondo di vaniglia e una nota terrosa, la quale torna al palato, dove entra più pieno e muscoloso, ma comunque con una buona beva, buona acidità, abbastanza sapido e persistente. Sicuramente da assaggiare tra qualche anno per trovarne il suo maggior equilibrio ed integrazione.
Concludiamo con un terzo rosso, con uve provenienti dai terreni duri e marnosi di Marange, che solo in questo caso per il 20% non vengono diraspate. Dopo un processo di vinificazione delle uve, che contano circa sessantacinque anni, pressocchè uguale al precedente, troviamo un vino in cui tornano le note di frutti rossi freschi, con un leggero sottobosco e sentori vegetali, quasi di legno verde. In bocca è più verticale, con una buona acidità, discreta sapidità e mineralità, una buona beva e discreta persistenza.
Prima di lasciare Pierre e Lorenzo, qualche piccolo furto dalle vasche per sperimentare i diversi affinamenti della stessa massa e scoprirne le differenze. La più eclatante quella sul Pinot Nero proveniente da Maranges, affinato in una barrique di Lorenzo usata, in una seconda barrique di un altro produttore e in una terza, sempre di Lorenzo, questa volta nuova. La miglior espressione, condivisa da tutti, è stata proprio la terza, con una leggera nota marcata di legno, che però si è ben integrata al vino, valorizzandone le sue principali caratteristiche ed elevandolo!
Un ringraziamento all’amico Lorenzo e a Pierre Fenals per averci fatto scoprire la sua Maison En Belles Lies, meritando così la maglietta numero 330.