Quantico, una piccola azienda nata dalla passione di Giovanni Raiti, Linguaglossa (Catania)

Quantico, un progetto che nasce dall’attività e dalla passione tramandata dalle famiglie di Giovanni Raiti e della moglie Vera

07 Marzo 2025

La pioggia non vuole cessare e la nebbia si fa sempre più fitta, ma come ultima tappa della giornata ci dirigiamo a Linguaglossa, alle pendici dell’Etna, che non si vede nemmeno per un pezzettino, per andare a scoprire l’azienda Quantico, fondata da Giovanni Raiti e dalla moglie Vera.

Accolti all’interno della casa della famiglia Raiti, dopo un saluto anche al cagnolone Quan, ci addentriamo nella storia di questa piccola realtà, che trae le origini proprio dalle attività di entrambi i genitori della coppia. Le famiglie di Giovanni e di Vera, come quasi tutti sull’Etna, avevano un piccolo vigneto per la produzione di vino finalizzato all’autoconsumo e per la vendita, nelle annate più favorevoli. Un lavoro che veniva svolto per passione, quasi a livello hobbistico soprattutto negli ultimi anni, dedicando qualche pomeriggio alla settimana, o il weekend.
Entrambi hanno così potuto sperimentare sia l’attività in vigna, sia la raccolta delle uve, con la conseguente festa di fine vendemmia, e anche i processi di trasformazione che avvenivano di seguito. Erano anni in cui i giovani tendevano a staccarsi dall’attività rurale, seguendo strade più legate alle nuove attività industriali o addirittura alla migrazione verso altre città della Sicilia o del nord Italia.

Giovanni in questo, al contrario di altri ragazzi coetanei, si è sempre contraddistinto per amare il lavoro di campagna e la trasformazione delle uve, con un’attenzione particolare all’agricoltura, settore in cui oggi svolge la sua prima professione.

Dalle reminiscenze infuse, da parte dei nonni prima, e dei genitori poi, è emerso il desiderio di creare una piccola realtà di coltivazione della vigna e produzione di vino, non solo per l’autoconsumo, ma anche che potesse essere imbottigliato e proposto sul mercato. Così, acquistando i primi appezzamenti vitati e non, nella zona limitrofa all’abitazione familiare, a Linguaglossa, è nato il progetto Quantico.

Ufficialmente non si è mai smesso di vendemmiare le uve appartenenti alla famiglia, ma l’azienda, con tanto di ragione sociale, è nata nel 2007. Nello stesso anno è stato piantato il primo vigneto, ben visibile dalla finestra di casa, con vigne di Carricante, Catarratto e qualche filare di Grillo, un impianto adiacente ad un vecchio vigneto degli anni ’40, comprato subito dopo. Di anno in anno si sono acquistate piccole parcelle da piantare o già vitate, sempre facendo attenzione alle varietà, che fossero autoctone. Uno degli impianti più grandi, creati anche in questo caso ex novo, è stato nel 2013, con seimila ettari tra Nerello Mascalese e Carricante.
Oggi Quantico conta due ettari e trenta vitati, in circa eguali parti tra bacca rossa e bacca bianca, quasi tutti in un corpo unico davanti all’abitazione, tranne la vecchia vigna di papà a duecento metri di distanza ed un’altra al di là della strada principale.
Curiosità è che tra le varietà a bacca rossa, nei vigneti più vecchi, si conta qualche pianta di Grenache, ma anche di Nerello Cappuccio e probabilmente di Sangiovese, oltre alla Minnella Nera e Bianca.
Qui troviamo terreni vulcanici profondi, in una zona bassa definita di accumulo, che hanno la capacità di drenare molto efficacemente l’acqua (ad eccezione delle aree dei rimpiazzi, dove, nelle giornate di pioggia come in quella della visita, si può notare un leggero accumulo di acqua). Nella parte più alta del vigneto e sulle terrazze, si nota una maggiore presenza di scheletro, mentre in quello vicino alla casa si trova un suolo ricco di sabbia più fine, che forma un suolo estremamente fertile, naturalmente ricco di minerali e sostanza organica

L’azienda è certificata Bio, in vigna, anche se è in fase di completamento la certificazione anche per quanto riguarda la cantina, nel 2025.
Agli inizi, nel 2007, si è cominciato a lavorare con il supporto di un amico medico, che ha promosso l’attività di analisi e monitoraggio delle onde elettromagnetiche all’interno della vigna, nell’ottica di portare la fisica quantistica in un ambiente che non fosse quello della medicina, ma della natura. Un processo durato fino al 2011, che prevedeva un check up delle piante, misurandone le onde elettromagnetiche, al fine di capire, tramite le frequenze, se ci fosse qualche problematica, quale insufficienza di azoto, stress o intossicazione da zolfo. Al fine di porre rimedio a queste ed altre situazioni di disequilibrio venivano propagati sulle piante prodotti omeopatici, semplicemente acquistandoli in farmacia.

Questa strada sperimentale ha permesso a Giovanni di avere una mentalità più ampia nella gestione delle piante, che vengono considerate quasi singolarmente, dando attenzioni e cure diverse a seconda del fabbisogno di ognuna.

Nella vigna non trovi sempre la stessa cosa, ma individui diversi!”

Lo scopo ultimo è quello di non stressare la pianta con eccessive quantità di produzione d’uva, ma trovare il più corretto equilibrio.
Questo concetto è riportato anche nel suolo, che non viene mai lavorato eccessivamente, ma aiutato a trovare un proprio benessere, per poter creare un ecosistema ideale per la vigna. Si cerca il più possibile di salvaguardare la sostanza organica, da circa cinque anni non vengono effettuate fresature, sostituite dagli erpici e attorno alla pianta si zappa in maniera manuale. L’erba viene considerata un’alleata del benessere del substrato e talvolta si effettuano alcuni sovesci mirati; tranne nel caso del 2024, dove ci si è concentrati sui rimpiazzi, a causa dell’annata estremamente siccitosa che ha fatto morire molte piante più giovani, ma anche più mature.
Qualche anno fa è stato diviso simbolicamente l’appezzamento davanti a casa, sfalciando è interrando immediatamente il sovescio nella prima parte; lasciando ad essiccare lo sfalcio per poi interrarlo nella seconda parte ed infine lasciando le infiorescenze in vigna, come un tappetino, senza interrarle. Si è notato che nel primo caso la pianta da sovescio troppo tenera spinge in vegetazione e talvolta non è la soluzione più ideale, nel terzo caso può essere positivo per una salvaguardia dell’umidità nelle annate calde, ma portare problematiche in quelle più umide, e nel terreno di mezzo si è notato che è stata, in quel frangente, la scelta più giusta. Questi esperimenti hanno sicuramente bisogno di tener conto di una terza variabile che è il clima; in base all’annata e al fabbisogno della pianta.

Parlando in maniera tangibile di trattamenti di copertura, questi vengono effettuati solo con rame e zolfo, pur con dosi molto limitate e, nel caso dell’annata 2022, sono stati addirittura zero, al contrario del 2023, “l’anno della peronospora”, combattuta con l’eliminazione di gran parte dell’apparato fogliare, ma senza incaponirsi con inutili passaggi in vigna. La gestione della chioma e del frutto sono sicuramente altri punti di attenzione cari a Giovanni, che mira a capire quanti grappoli possono essere sostenuti da una vigna, in funzione della vigoria della pianta stessa.

L’equilibrio per l’azienda Quantico sta anche nell’ottenere un risultato sia in annate favorevoli sia in annate avverse.

Per quanto riguarda le potature si cerca di effettuare, sia per le varietà a bacca bianca che per quelle a bacca rossa, una potatura corta a tre o due speroni, per avere un numero di grappoli bilanciato per pianta. Le vigne che producono di più sono quelle di Grillo, circa trecento piante, che si attestano a un chilo e mezzo due ognuna. Il Nerello Mascalese e il Carricante arrivano a produrre settecento/ottocento grammi per pianta, che, nelle annate più favorevoli, diventano circa un chilo e mezzo. La media annua di raccolta per ettaro è di circa cinquanta quintali.

Spostando lo sguardo alle bottiglie, troviamo una produzione media per anno di dieci/dodicimila bottiglie, che si dividono in due referenze, di Etna Bianco ed Etna Rosso, entrambe DOC.
Per esplorare la produzione scendiamo le scale che dalla casa di famiglia portano alla cantina, che è entrata in funzione nel 2022 (svolgendo precedentemente le vinificazioni in cantine terze).
Qui scopriamo un ambiente che, oltre ad ospitare le vinificazioni ed affinamenti dell’azienda, è occupato dalle vinificazioni e affinamenti per conto terzi, con alcune aziende o vinificatori emergenti che hanno avuto l’idea di investire nel magico territorio dell’Etna.

Entrambi i vini di Quantico fermentano ed affinano in vasche di acciaio, con uve che arrivano in cassetta e che vengono prima diraspate, per poi essere dedicate rispettivamente alla pressa o alle vasche e successivamente fermentare, in entrambi i casi in modo spontaneo.

L’Etna Rosso si lascia di media una quindicina di mesi in affinamento in vasche di acciaio, dopo la pigiadiraspatura e macerazione a 24 gradi, la fermentazione alcolica avviene con lieviti indigeni spontaneamente, monitorando la fermentazione, con controlli visivi ed analisi a con circa cinque/sei grammi di zucchero residuo, si procede alla pressatura e si trasferisce il vino/ mosto di nuovo in vasca di acciaio, dove completa la fermentazione alcolica lenta e la malolattica, Un piccolo furto ci fa toccare con mano il Nerello Mascalese 2024, che si presenta con sentori ancora non troppo integrati di frutti rosso e frutti di bosco, puntando su una grande freschezza, sia al naso che in bocca, dove entra pieno, con una buona mineralità, sapidità, spalla acida, ma comunque un buon equilibrio e buona persistenza.

In un’altra sala troviamo le vasche dedicate ai vini bianchi, da cui rubiamo un calice del Etna Bianco, principalmente Carricante che rimane in criomacerazione una notte a sette gradi, poi va in pressa e successivamente il mosto pulito viene trasferito in un’altra vasca dove inizia spontaneamente la fermentazione alcolica. La temperatura di fermentazione è di circa 15 gradi, anche in questo caso al finire della fermentazione alcolica segue quella malolattica, ed una volta completate queste due si procede alla sfecciatura e si lascia il vino in affinamento sulle fecce fini in vasche di acciaio. Il vino al naso si presenta con una leggera riduzione, per poi lasciare spazio ad un agrume maturo, leggero fieno e camomilla, oltre ad un sottofondo sulfureo. In bocca entra pieno, ma ben equilibrato, con una buona acidità, mineralità e sapidità per una buona persistenza.

Grazie alla famiglia Raiti per averci accolti nella loro casa e cantina, curiosi di assaggiare le due bottiglie di Etna Bianco ed Etna Rosso portante con noi dopo l’incontro.

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