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giovedì, 10 Ottobre, 2024

Alla scoperta dell’azienda Romanelli assieme a Devis Romanelli, Montefalco (Perugia)

Assieme a Devis Romanelli nell’omonima cantina che svetta sul Colle San Clemente a pochi chilometri da Montefalco

13 Novembre 2021

RomanelliUna cantina che affonda le sue radici quando il nonno di Devis Romanelli acquista il podere sul Colle San Clemente, speculare alla sua abitazione, situata nella collina di fronte. Correva l’anno 1978 e in quei tempi i circa cento ettari di proprietà erano prevalentemente destinati alla coltivazione di seminativi, con una parte minoritaria dedicata ai vigneti e all’uliveto.

Negli anni ’80 le poche vigne presenti sono state tolte, per trovare spazio nel 2003 con i nuovi e attuali impianti, concentrando le energie durante gli anni ’90 nella creazione di alcuni blocchi di uliveto.

Con l’ingresso di Devis in azienda, nel 2002, c’è stata una rivalutazione degli impianti vitati, creando nella vallata sottostante all’abitazione un vigneto che si estende per circa otto ettari, che sommati all’uliveto, seminativi, bosco ed infrastrutture arriva a completare i circa trenta ettari di proprietà.

RomanelliLa giornata non è delle migliori per poter vedere il panorama, a causa della nebbia, che forse ho portato con me dalla pianura padana, ma le foto che

Devis mi fa vedere in cantina, rendono bene l’idea dell’ambiente circostante, con ogni appezzamento dedicato alla produzione della rispettiva etichetta.

Romanelli

L’accoglienza, nebbia a parte, è stata del custode e mascotte Nerone che ci ha accompagnati per quasi tutta la visita, assieme al compagno di merende Shark; una coppia di cagnolini, rispettivamente di color nero e bianco.

L’azienda Romanelli ha fin dagli inizi adottato metodologie di trattamenti, prima sulle olive, poi in vigna, affini al biologico, ottenendo la certificazione in cantina nel 2013, mentre la prima bottiglia “marchiata” uscirà il prossimo anno.
I trattamenti prevedono rame e zolfo “il meno possibile” e vengono utilizzati degli oli essenziali di arancio dolce contro l’oidio, oltre a gestire la quantità di zolfo acidificando l’acqua.
Sono state, negli anni, sperimentate diverse tecniche e utilizzati prodotti alternativi al rame ed allo zolfo, per diminuirne le quantità, come ad esempio estratti di aloe e propoli.

Gli appezzamenti vitati si estendono principalmente in due diverse zone, che vedono un sottosuolo differente: da un lato il corpo più grande di San Clemente, dove si trovano per lo più argilla e ciottoli (essendo di origine lacustre), mentre il secondo denominato “La Molinetta” a trecento metri sul livello del mare che, oltre all’argilla, vede un quantitativo di sabbia del doppio maggiore del precedente, con una capacità maggiore di drenare l’acqua.

Nei primi terreni la fertilità non manca e sarebbe inutile praticare il sovescio, lasciando un inerbimento spontaneo, erba che viene falciata e lasciata a terra. Al contrario negli altri terreni per anni si è praticata la tecnica del sovescio, con trifoglio e orzo, oltre al compost con gli scarti delle potature, per poter favorire il suo ri-equilibrio e sviluppare maggiori quantitativi di fosforo in vigna.

I risultati positivi si sono dimostrati nel corso degli anni, anche se le differenze tra i due territori si notano sul grappolo finale, più ricco nel primo caso, mentre più spargolo in quelli provenienti dagli appezzamenti in cui l’acqua viene maggiormente drenata.

Le vendemmie vengono effettuate il più tardi possibile per ottenere il massimo dalle uve, che necessitano una corretta maturazione, soprattutto nel caso del Sagrantino.

Un continuo studio dei terreni in questi quindici anni ha portato Devis Romanelli a definirne le caratteristiche principali e le potenzialità che possono avere per la produzione di un determinato vino, orientando in questi ultimi tempi lo sguardo verso i processi di cantina.

Cantina che è situata a poche decine di metri dall’abitazione, nella quale la prima parte di vinificazione delle uve, avviene in acciaio, con fermentazioni innescate da lieviti selezionati.

Per quanto riguarda il tema lieviti sono stati individuati più di cento ceppi, assieme all’università di enologia di Perugia, di cui solo tre sono risultati adatti alle fermentazioni; anche se poi la scelta, per garantire una maggior sicurezza, visti anche i tenori alcolici dei vini prodotti, è stata quella di affinarsi a lieviti selezionati.

Il legno viene dosato in maniera precisa e selezionata, con botti che variano dai dieci ai ventiquattro ettolitri, oltre ad alcune tonneau e barrique. Ogni vino deve affinare nel contenitore che possa equilibrarlo maggiormente.

La produzione attuale è di circa quarantacinque bottiglie, principalmente di vini rossi, anche se si distinguono due bianchi: Trebbiano Spoletino e Grechetto. Due etichette che, per l’annata corrente, sono state immesse nel mercato a maggio 2021 e terminate a luglio. Il Trebbiano Spoletino effettua una macerazione non ossidativa, di circa due mesi in acciaio, per poi sostare sulle fecce fini altri nove mesi ed infine un ulteriore riposo in bottiglia per altri nove mesi. Il Grechetto, invece, segue una vinificazione più classica, in bianco.

RomanelliGli assaggi partono dal “Capo de Casa”, il vino che non deve mai mancare sulla tavola di casa, quotidiano, sebbene abbia quindici gradi alcolici. Blend di Sangiovese, sia toscano sia romagnolo, Sagrantino e una piccola percentuale di Merlot, uve vinificate in maniera separata per far emergere le caratteristiche migliori di ognuna, dosando l’affinamento in legno, non per tutti i vini. Vino dai sentori fruttati, con una frutta rossa, ma anche mora, fiori rossi, rosa canina, un leggero sottobosco e spezie non troppo invadenti. In bocca è ben equilibrato e l’alcolicità viene mascherata dalla freschezza, leggera acidità, buona mineralità, tannino fine e buona persistenza, un vino che può essere definito sicuramente pronto.

RomanelliDall’appezzamento “La Molinella”, nel quale risiedeva un vecchio mulino, provengono le uve per la Riserva di Montefalco Rosso 2016, con un 80% di Sangiovese (con trenta quintali di resa ettaro) e un 20% di Sagrantino. Due anni di affinamento in botte grande e due di bottiglia prima di uscire sul mercato, ne determinano le note più legate alla frutta nera, più matura, confettura, una maggior speziatura, di pepe nero e noce moscata, note di cioccolato, sottobosco. In bocca una buona freschezza ed acidità, tannino più marcato e lunga persistenza.

L’azienda Romanelli ha intrapreso un cambio di stile nelle etichette, principalmente nei quattro vini della linea con cui è iniziata l’avventura vitivinicola, vestiti con i simboli dei quattro evangelisti:

  • Marco e il leone per il Montefalco SagrantinoTerra Cupa”;
  • Luca e il bue per il GrechettoFonte Perna”;
  • Matteo e l’uomo alato per “Cocrè”, Montefalco Sagrantino Passito;
  • Giovanni e l’aquila per il “Capo de Casa”.

Dietro alle etichette anche un QR Code, per far si che il cliente ottenga tutte le informazioni sul vino bevuto.

RomanelliLa degustazione prosegue con il Leone dell’azienda, che mi riporta un po’ a casa, in terra veneziana, “Terra Cupa”, il Montefalco Sagrantino, ottenuto da uve piantate sulle terre cupe argillose. Affinato per almeno due anni tra botti grandi e barrique, sprigiona note di frutta nera, mora, una balsamicità importante, note speziate, chiodi di garofano, caffè, cacao amaro. In bocca entra strutturato, con un tannino importante, discreta acidità e mineralità, un’ottima persistenza e una prospettiva che ci porta in la negli anni futuri.

RomanelliUna vita parallela per il “Medeo” 2016, la Riserva di Montefalco Sagrantino, che prende il nome del nonno Amedeo e viene prodotto con uve di un appezzamento limitrofo. A differenza del primo emergono le note più fruttate, ma anche di sottobosco e cuoio, l’acidità percepita è maggiore, la trama tannica si sposta dalla parte laterale del precedente a quella frontale e della parte superiore del palato. Questa riserva viene prodotta solo nelle annate migliori e lo storico vede il 2011, 2012, 2015, 2016 e la 2019 in affinamento.

RomanelliUna conclusione dolce ma non stucchevole con il Passito di Sagrantino, con le uve, solo in questo caso vendemmiate a settembre e lasciate appassire nei graticci “all’aria aperta”, per un arco di tempo che viene determinato dal meteo: fine dicembre se c’è la nebbia, fine novembre se la stagione è più piovosa.

Vino che arriva a contare quasi cento grammi di zucchero per litro, ma viene ben bilanciato dall’acidità infusa da una vendemmia anticipata, rispetto ai tempi di maturazione delle uve destinate agli altri vini. La prossima volta sarà da assaggiare assieme alle pietanze consigliate: piccione, agnello, fegatelli.

La filosofia di Devis e della cantina Romanelli si può riassumere in una frase: “Le uve possono essere di due tipi: mature o non mature, se non sono mature preferisco buttarle per terra che portarle in cantina”.

Un percorso quello del giovane che non è mai finito, partendo dalla definizione degli appezzamenti vitati e dei risultati che possono dare le uve in determinate zone, fino alla concentrazione dell’ultimo periodo sui processi di cantina, che, con piccoli accorgimenti, possono cambiare radicalmente i risultati finali dei vini in bottiglia.

RomanelliPrima dei saluti uno sguardo al Sagrantino in appassimento e qualche furto dei chicchi che concentrano già una ricca parte zuccherina, ma vengono contrastati dalla trama tannica presente nella buccia di quest’uva,

Per Devis Romanelli maglietta numero 108!

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