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martedì, 11 Febbraio, 2025

Tenuta la Riserva, in compagnia delle sue tre generazioni a Castel di Lama (Ascoli Piceno)

Tenuta La Riserva, in compagnia delle tre generazioni che hanno fatto la storia di questa realtà famigliare: mamma Dina, il figlio Carlo e la nipote Laura

28 Novembre 2023

Terza tappa marchigiana, a pochi chilometri dal centro di Ascoli Piceno, dove si trova l’azienda famigliare Tenuta La Riserva, capitanata da Carlo, supervisionata da mamma Dina e con il supporto della nuova leva, studentessa in viticoltura ed enologia, Laura. Una realtà nata per un’esigenza di famiglia, una famiglia di commercianti di vino, che ha fatto appassionare Carlo, fin da giovane, al mondo dell’enologia.
Fin dall’età di dodici anni, mentre studiava all’istituto tecnico agrario di Ascoli Piceno, ha iniziato a collaborare con lo zio, titolare di una realtà vitivinicola. Nel corso degli studi ha avuto la possibilità di effettuare un tirocinio in quella che un tempo era una delle più grandi ed affermate aziende del territorio piceno, Villa Pigna, un’esperienza molto formativa soprattutto dal punto di vista dell’analisi del vino nelle sue diverse fasi.

Dopo il tirocinio il rientro nell’azienda dello zio, fino all’età di trent’anni, età in cui Carlo ha avuto la possibilità di lavorare in un consorzio formato da quattro diverse cantine sociali, nel ruolo di secondo enologo. Un’esperienza al fianco del responsabile enologo conosciuto durante il primo tirocinio, che lo ha formato principalmente sui diversi tipi di territorio, essendo le quattro realtà dislocate tra loro. Un’ultima esperienza come direttore di altre cantine sociali per poi lasciare questa strada e dedicarsi alla creazione della propria azienda, Tenuta La Riserva. Un percorso di vita che ha portato Carlo a riassumere tutte le sue esperienze in un progetto proprio, lì dove un tempo non c’era nulla, se non qualche vigneto a tendone, rimasto in eredità dal padre.
Nei primi anni si sono piantati nuovi vigneti e, dal 2010, sono cominciati anche i lavori di costruzione della cantina, presentando il più grande PSR (Piano di Sviluppo Rurale) delle Marche. Lavori che sono durati ventiquattro mesi e dodici giorni, i quali hanno consentito di effettuare la prima vendemmia nella struttura nel 2012 e uscire sul mercato con le prime bottiglie nel 2013, sfidando terremoti, crisi, pandemia e guerre.

Spostandoci in cantina notiamo che è decisamente un ambiente tecnico, modulare e didattico poiché segue in maniera lineare il preciso percorso delle uve, che, a caduta, vengono pigiadiraspate e vinificate, direttamente in pressa per le uve a bacca bianca o inserite nei vinificatori in acciaio, per quanto riguarda quelle a bacca rossa. Oltre all’acciaio sono presenti anche quattro botti in legno, della capacità di trenta ettolitri.
La proprietà conta quarantasei ettari, di cui trenta sono vitati, con impianti meccanizzati, al fine di consentire all’uomo di agevolare le lavorazioni. Le uve protagoniste a bacca bianca sono: Pecorino, Passerina, Trebbiano, Verdicchio, Sauvignon e Chardonnay, mentre per quanto riguarda quelle a bacca rossa troviamo Montepulciano, Sangiovese oltre a Syrah, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon in minima parte. I copri principali sono due, quello attorno all’azienda che si estende nei comuni di Appignano del Tronto, Castel di Lama, Castorano, e un secondo a Borgo Miriam di Offida. I terreni sono simili, a medio impasto, con quelli a corpo tendenzialmente più argillosi, mentre gli altri presentano alcune zone più sabbiose e tendenzialmente soffrono più di siccità.
La conduzione è biologica, certificata, con trattamenti a base di rame e zolfo, concimazioni organiche e l’utilizzo della tecnica del sovescio e filari alterni, piantando per lo più il favino, grazie al suo rilascio di sostanze azotate.

Dando uno sguardo alla parte esterna si possono vedere due punti di attenzione, il torrente Lama, vicino al quale si trova un vigneto di Passerina, e una chiesetta ormai inglobata dalla natura. Si tratta della chiesa di San Francesco, risalente al 1118, un edificio di epoca romana, che nella parte esterna vede la presenza di una cisterna. Un tempo i romani trasportavano il sale da San Benedetto del Tronto fino a Roma, attraverso la via Salaria o tramite il Fiume Tronto e si approvvigionavano di acqua in queste zone, creando dei piccoli insediamenti.

Parlando del nome Tenuta la Riserva, Carlo spiega che queste aree sono riserve di caccia naturali, ambienti favorevoli a lepri e cinghiali, ma anche istrici e lupi.

Un’interpretazione dei vini creata dal protagonista principale di questa realtà “il vino devo berlo, voglio pulizia e poca chimica, con prodotti fatti in vigna”. Le bottiglie sono di media cinquantamila per anno, divise in: Marche Passerina Frizzante IGP; Offida Pecorino DOCGGheorgos”; Offida Passerina DOCGFestina Lente”; Marche IGP Sauvignon, Marche IGP Passerina; Rosso Piceno Superiore DOCNer Piceno”; Rosso Piceno DOC e Marche IGP Syrah.
Assieme a Carlo e alla figlia Laura, che sta facendo il suo percorso in azienda, dopo gli studi in enologia, andiamo ad assaggiare alcune delle etichette prodotte da Tenuta La Riserva, cominciando con il Frizzante.
Un vino che resta trenta giorni in autoclave, il quale si esprime con sentori agrumati, che puntano anche al tropicale, note di fiori bianchi e un leggero sottofondo officinale. In bocca la bolla non è troppo invadente, buona l’acidità, per una discreta sapidità, freschezza e beva.

Ad accompagnare la degustazione le tipiche olive ascolane che, per tradizione e un po’ di folclore, si bagnano all’interno del calice di Frizzante, al fine di creare un abbinamento diverso dal solito e decisamente un benvenuto nelle terre picene.
Passiamo ad una seconda bollicina, un’anteprima di 100% Passerina vinificata con Metodo Martinotti, che regala sentori di agrume, note di limone, un tocco tropicale, di ananas, spunti ancora verdi, di finocchio, note erbacee e un leggero confetto in sottofondo. In bocca scalpita, con una maggiore acidità, sapidità, bolla più fine e maggiore persistenza rispetto al primo vino assaggiato.

Il mondo dei bianchi si apre con il “Festina Lente” 2022, con un nome che rappresenta un ossimoro latino, che tradotto significa “Affrettati Lentamente”, per un vino che senza indugiare vuole suscitare personalità, sensazioni intense e determinate, senza aver fretta di berlo. Passerina 100%, affinata in solo acciaio, si apre al naso con note di melone bianco, litchi, tè verde, note erbacee, per un palato ricco di acidità, freschezza, sapidità, pulizia, equilibrio e beva, oltre ad una discreta persistenza.

Una curiosità sulle etichette scelte e sulla spirale che è stata disegnata, questa vuole rappresentare il movimento di riverbero del vino all’interno del bicchiere.

Concludiamo la nostra degustazione passando al Rosso Piceno DOC 2022, che, anche in questo caso, affina in solo acciaio, un vino ricco di sentori fruttati, frutti rossi, frutti di bosco, pout purri di fiori rossi freschi, leggero inchiostro, senza note terziarie. In bocca entra fresco e di beva, con una buona acidità, verticale, tannino presente ma non irruento, con una discreta persistenza.

Oltre alla struttura a corpo, dove sarà necessario tornare con più calma ad assaggiare anche gli esperimenti di Carlo, la famiglia possiede una casa vacanze a Cossignano, con dieci posti letto totali, impianti sportivi e vista mare.
Sarà da provare anche questa esperienza, in linea d’aria e a pochi chilometri da San Benedetto del Tronto, ma intanto un ringraziamento alle tre generazioni conosciute e maglietta 292 per loro!

 

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