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martedì, 11 Febbraio, 2025

In compagnia della famiglia Folini, Francesco, Renato e mamma Florinda, Chiuro (Sondrio)

Accolto dalla famiglia Folini, nella parte di casa trasformata in agriturismo, per una degustazione di ottime pietanze e i vini prodotti dall’azienda

04 Dicembre 2021

FoliniCon un po’ di anticipo nella tabella di marcia raggiungo l’azienda Folini, che trova la sua sede all’interno della casa della famiglia, nella quale, al piano terra, è stata ricavata una sala per ospitare i visitatori a pranzo, cena o per una veloce cicchettata. Un tassello di un progetto che è contornato anche da attività per grandi e piccini, diventando oltre che azienda vitivinicola, una vera e propria fattoria didattica.

Il benvenuto è stato delle migliori, accogliendomi all’ora del pranzo famigliare, facendomi sentire partecipe di questa bella atmosfera, pur non essendoci mai conosciuti prima.

FoliniUna chiacchierata che comincia accompagnata da una selezione di bresaola del posto e un calice del neonato vino “L’Enrico” 2018 (fino al 30 novembre era in commercio il 2016), Valtellina Superiore.

I protagonisti di questo incontro sono mamma Florinda papà Renato e, come sottolinea più volte quest’ultimo, colui che ora si è preso gli oneri e onori dell’azienda di famiglia, il figlio Francesco.

Una storia che comincia nel secolo scorso, quando il nonno Enrico Francesco assieme alla nonna classe 1921, cominciarono la produzione di vino, più per sussistenza che per altro, abbinandola alle attività di una famiglia contadina dell’epoca, che doveva sfamarsi e guadagnare qualche lira. Nonno Enrico, nel dopoguerra, era un bracciante agricolo che prestava servizio in Svizzera, risparmiando qualche soldo, per potersi permettere quello che un tempo veniva chiamato “benessere”: un fazzoletto di terra e una casa, in quelle vallate dove non c’era nulla.

L’assenza della figura maschile in famiglia prevedeva che il lavoro in vigna fosse svolto dalle donne e il ricordo di Renato va ai primi anni sessanta quando, ancora bambino, veniva “addestrato” alla coltivazione e mantenimento del vigneto. “Se i grandi usavano la gerla per raccogliere le uve, noi bambini avevamo il gerlatin e ci mandavano in vigna ad imparare, anche una sola badilata di terra poteva andare bene, significava che stavi imparando il mestiere. Gli anziani erano dotati di una precisione maniacale, dovevi potare alla perfezione, rispettando le misure e non uscendo dai canoni degli archetti valtellinesi. Bisognava fare come dicevano gli anziani, non potevi essere rivoluzionario a quei tempi, altrimenti venivi additato ed escluso dai lavori; o si faceva come lo dicevano loro o non lo facevi più”.

In quegli anni le donne erano il motore dei principali lavori agricoli, essendo gli uomini impegnati in lavori anche fuori di casa, ma alcune pratiche erano destinate al sesso maschile, come per esempio la potatura.
La donna non poteva scegliere il tralcio seminativo buono, ne lasciavano tre o quattro e poi passava l’uomo a selezionarlo”.

Un ricordo anche della cantina dove i primi periodi si contavano esattamente ventisette barrique esauste, recuperate dalla Nino Negri, contenitori che sono durati per diversi anni e grazie ai quali si vinificava una parte delle uve raccolte, più che altro per consumo personale e per qualche amico.

Renato, unico figlio maschio, è stato, dopo la scomparsa del padre, quando aveva solo quindici anni, l’erede di questa realtà. Partendo già con una base fatta sul campo portò avanti l’attività di viticoltore, principalmente per conferire le uve, parallelamente alla sua attività principale in tutt’altro settore.

L’evoluzione dell’azienda Folini ha visto negli anni diverse tappe: l’ampliamento del fazzoletto di terra iniziale di “Dos Bel” e l’ingresso del figlio Francesco nel 2013, che è diventato titolare a tutti gli effetti nel 2016, anno in cui è stata data vita anche all’agriturismo. Un luogo per pranzare, cenare o fare una degustazione, accompagnata dai manicaretti cucinati da mamma Florinda e papà Renato, con un tavolone unico dove tutti possono socializzare con le altre persone, in un clima di serenità e leggerezza. Il soffitto a cassettoni di legno intagliato e le varie opere di arredamento anticipano una delle passioni di Renato che con orgoglio afferma di aver imparato da autodidatta l’arte dell’intaglio del legno.

Oggi nell’azienda Folini troviamo circa dieci ettari vitati (oltre a duemila metri di orto) principalmente sparsi tra Chiuro, Teglio, una vigna a Poggioridenti e precisamente seicentoventiquattro metri quadrati nella sottozona di Grumello.

Dei dieci ettari vengono dedicate alla produzione dei vini Folini solo le uve migliori, mentre le altre sono destinate ad essere conferite.

I primi due vini assaggiati sono in onore del nonno Enrico, mai conosciuto da Francesco, ma sempre descritto come un uomo schietto, sincero e genuino, come vuole essere questo vino. L’articolo davanti al nome è una caratteristica del dialetto valtellinese e di diversi posti della Lombardia; un articolo apostrofato che può sembrare anche un “Primo”, essendo stato il primo vino prodotto da Francesco.

FoliniAnnata 2018 e 2016 con un affinamento simile di tre anni tra botte da sedici ettolitri e barrique, con un ulteriore riposo in bottiglia. Un primo vino più giovane e delicato con una ciliegia fresca e sentori floreali, che si spostano nella marasca, note di tabacco, sottobosco e liquirizia. Entrambi freschi e verticali, con una discreta acidità e un tannino vellutato, più marcato nel secondo assaggio.

Nel corso della degustazione/pranzo si sono uniti anche gli amici di Tastà Valtellina che si occupano di promuovere il territorio visitando i luoghi principali di questa vallata, tra cantine, agriturismi, ristoranti, locali in un progetto autofinanziato, dettato dalla passione e dalle loro origini che vogliono trasmettere a chi non conosce questi luoghi.

FoliniPer i più fortunati un bis di pasta fatta in casa, ragù da un lato e funghi dall’altro, mentre io aspetto la tartare, (non potendo mangiare la pasta) sorseggiando un calice del terzo vino: il cavallo di battaglia dell’azienda FoliniDos Bel” 2017. Un vino le cui uve provengono dal vigneto del nonno, lì dove è cominciato tutto, due ettari alla fine del comune di Chiuro che sono stati modificati dalla tecnica verticale del “Ritocchino” e quella orizzontale del “Giropoggio”, in un terreno roccioso che si trova compreso tra i trecento e i seicento metri sul livello del mare.

FoliniFrutto dell’affinamento in barrique per ventiquattro mesi si presenta più morbido dei precedenti, mantenendo comunque una buona verticalità, discreta acidità e più ricco in persistenza; caratteristiche anticipate da sentori di confettura, frutta matura, tabacco, cioccolata e vaniglia.

La filosofia nelle lavorazioni della vigna è quella di applicare le corrette tecniche moderne per agevolare il lavoro, la meccanizzazione per esempio è utilizzata solo per tagliare l’erba. “Se serve fare qualcosa lo faccio, altrimenti non lo faccio; sono in vigna tutti i giorni e cerco di interpretarne le necessità. Ascolto la natura, parlo con le piante, ma ogni tanto non mi rispondono!”.

FoliniAddentando la tartare e qualche verdura, arriva anche un quarto vino, sempre proveniente dalla vigna “Dos Bel”, un Valtellina Riserva DOCG 2016 prodotto in sole 1156 bottiglie, affinato tre anni in barrique. La frutta diventa sotto spirito e si concentrano i sentori di spezia, cioccolato, vaniglia, pur mantenendo anche in questo caso una verticalità e schiettezza nella beva.

Le etichette sono una decina e Francesco esclama ironicamente: “Perché dieci? Me lo chiedo anche io!”. La motivazione sta nel dare una giusta rappresentazione a ogni territorio ed esposizione e sperimentare quali sono le migliori interpretazioni per poi arrivare un giorno a trovare la corretta quadra nella produzione.

Una delle etichette sperimentali che sono state prodotte è stata quella di Birichino, un rosato di Nebbiolo, che ha visto un grande successo facendone esaurire le scorte di qualche centinaio di bottiglie prodotte.

Cambiando zona un balzo nell’Inferno 2017 che affina diciotto mesi in barrique, presentando note che ritornano alla frutta, tra cui mora, lampone, ma anche sottobosco e liquirizia, nota che ritorna al palato. In bocca presenta una buona freschezza, un tannino più marcato, ma non eccessivo, anch’esso dotato di una buona persistenza.

FoliniMamma Florinda ci delizia con una panna cotta e Francesco azzarda con una delle duecentosessanta bottiglie di “Azzardo” un vino unico al mondo, prodotto con uva Brugnola, un’autoctona molto rara dall’acino grosso e succoso che fa fatica a disidratarsi e viene spesso considerata uva da tavola da consumarsi durante il periodo natalizio.

Un vino dai sentori balsamici, di confettura, spezie dolci, vaniglia, dal palato comunque fresco e la piacevole beva, pur avendo un grado zuccherino elevato e un’alcolicità di diciassette gradi. Un’ottima conclusione abbinato alla panna cotta!

FoliniPrima dei saluti uno sguardo alla cantina, situata sotto alla sala dove abbiamo pranzato, nella quale si trovano alcune vasche d’acciaio, botti di legno e diverse bottiglie sia prodotte dall’azienda sia di altre cantine, riserva personale di Renato. Oltre alla consulenza di un enologo anche papà Renato supervisiona, da dipendente (come piace definirsi) i vari processi di vinificazione supportando o sopportando, questo non è ancora ben chiaro, il figlio Francesco.

FoliniBalza all’occhio un cestone con cento magnum ancora da etichettare, destinate al compleanno dei cent’anni della nonna!

Per Francesco Folini, ma in condivisione con mamma e papà che mi hanno fatto entrare in famiglia, maglietta numero 120 e alla prossima, per provare i pizzoccheri senza glutine fatti in casa da Florinda!

 

Folini

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