Gregor Budin, alla scoperta di un giovane vignaiolo del Carso che ha iniziato questa attività da pochi anni, cambiando direzione e dedicandosi alla passione
30 Giugno 2023
Siamo sempre in località Sales, a poche decine di metri dagli amici Kristina e Matej Skerlj, dove ha iniziato la sua attività Gregor Budin, un giovane vignaiolo che ha lasciato il mestiere precedente per dedicarsi alla vigna e alla produzione di vino. Dopo quindici anni di professione in altro settore assieme al padre, la decisione nel 2015 di riprendere quell’attività che i genitori avevano skippato, dedicandosi così alla coltivazione della vigna e alla produzione del vino, che da tradizione veniva portata avanti dalle generazioni precedenti. Un inizio decisamente in salita poiché non c’era una base di studio e nemmeno la parte pratica, ma assieme a consulenti in ambito agronomico ed enologico si sta consolidando il mestiere.
Il punto di partenza è stato quello di recuperare i terreni dei nonni materni e paterni, oltre a trovare “per fortuna” qualche vigna in affitto, così da costruire barbatella dopo barbatella una nuova azienda nel panorama carsico. Oggi troviamo tre ettari e mezzo vitati tra affitti e proprietà, gestiti da Gregor in prima persona e dalla compagna Alice.
Nel gennaio 2020 si è iniziata la costruzione della struttura dove ci troviamo, in un’area rialzata, che domina la vigna. Non solo cantina, ma anche sala degustazione, tre camere e un agriturismo, creato dalle ceneri della vecchia osmiza di famiglia, aperto dieci giorni al mese. Nella parte superiore, orientata verso sud si trova l’area legata all’accoglienza, mentre nei due piani inferiori, fino ad arrivare ad una profondità di dieci metri, orientata a nord, si trova la cantina. L’agriturismo, inaugurato a fine 2022 propone cibo a chilometro zero, coltivando i propri ortaggi e allevando una quindicina di maiali per anno, oltre al vino, principalmente sfuso, prodotto da Gregor Budin.
La cantina è stata scavata ex-novo trovando spazio tra la pietra carsica ricca di roccia dura, ma con meno venatura di terra rossa in quest’area rispetto alla zona di Prepotto. Toccando con mano la parte inferiore dell’azienda, nella quale la roccia è stata lasciata a vista nei lati, si può vedere che l’acqua, insediandosi nella pietra, ha lasciato spazio alla sabbia, dove penetrano anche le radici degli alberi. Nel primo piano sotterraneo si trovano oggi vasche in cemento e barrique dedicate ai vini rossi, in un unico ambiente, anche se c’è l’idea di separare le due aree, di vinificazione/affinamento da quelle di elevazione in legno.
Le vigne si dividono sia a corpo, dove si trova principalmente la Vitovska sia in zone limitrofe, ma anche vicino Slivia, più vicine al mare, dove cresce la Malvasia, maturando circa dieci giorni prima delle altre varietà a bacca bianca. Oltre alle autoctone troviamo anche Chardonnay, “ereditato” da una vigna in affitto e un piccolo vigneto di Merlot, le due internazionali che sono più amate da Gregor Budin.
La filosofia di gestione dei vigneti è legata alla conduzione BIO, ad oggi non certificato solo per la mole di burocrazia. Non si usa un approccio interventista per un fatto personale, “mi sento bene così”, con trattamenti a base di rame e zolfo, agevolati anche dalla costante ventilazione di questa zona che aiuta alla sanità e pulizia in vigna. In questi anni di problematiche legate alla peronospora qui i danni sono arginati e limitati, anche se si combatte con l’oidio, specialmente nelle zone più limitrofe al mare.
Parlando di vinificazione, le fermentazioni per quanto riguarda le uve a bacca bianca sono controllate, anche se a tendere si vorrebbe fare il tutto in maniera spontanea, cosa già rodata per il Terrano, che viene vinificato in rosso da uve che restano ad effettuare una leggera surmaturazione in pianta, tagliando il tralcio. Questo è l’unico vino che affina per un periodo più lungo in barrique, sempre usate, al contrario delle altre due referenze prodotte, in questo caso senza macerazioni, Vitovska, Malvasia che finiscono la fermentazione in barrique usate almeno quattro anni per poi riposare, dopo marzo, in acciaio, prima dell’imbottigliamento. Prima è stata citata la vigna di Chardonnay, le cui uve si sono iniziate a vinificare lo scorso anno, 2022, lasciando il vino in affinamento per tutta l’estate in legno.
Le bottiglie prodotte nel 2022 sono state circa ottomila, divise nelle tre varietà autoctone in purezza più un blend, ma con le novità annunciate che saranno immesse a breve nel mercato. Per scoprire i vini di Gregor Budin andiamo ad assaggiare il vino più particolare, o se vogliamo quello più rappresentativo della viticoltura di un tempo, il “Loza” 2020, uvaggio di Vitovska e Malvasia, che crescono nello stesso appezzamento, assieme anche al Refosco. I primi anni si selezionavano e dividevano le uve, ma dal 2017 si produce un cru con uve che, dopo una macerazione di una settimana, fermentano assieme in tini aperti d’acciaio, pressatura, svinatura e un successivo affinamento in legno per un paio d’anni, prima di essere imbottigliato. Curiosità è che “Loza” era la vecchia casa dei nonni ed in croato (non si sa per quale contaminazione) significa “Vite”.
Al naso si presenta con note di macchia mediterranea, salvia, timo, albicocca, camomilla, spunti iodati, note balsamiche, un tocco erbaceo, fieno, miele, pepe bianco. Al palato entra sapido, con una buona mineralità, discreta acidità, pieno, fresco, leggerissimo tannino, beva e discreta persistenza.
Oggi la percentuale è leggermente sbilanciata verso la Vitovska, ma, a tendere, con le sostituzioni delle fallanze sarà sicuramente il contrario, con più Malvasia.
Per il futuro si punta a crescere in termini di numero di bottiglie prodotte, anche per la costruzione sovradimensionata che oggi lo permette, oltre ad avere a target circa cinque ettari vitati, così da mantenere una gestione famigliare puntuale e controllata. Non è facile in questa zona avere nuovi vigneti così ci si concentra di più nel rimanere nel proprio piccolo e produrre vini di alta qualità.
Sperando ci sia la possibilità di tornare a provare la cucina di Gregor Budin e magari rilassarsi una notte tra il silenzio di queste colline, per lui maglietta numero 265.