Con la giovane Erica, una delle due Sorelle Zumbo che stanno portando avanti l’azienda fondata da nonno Salvatore, con passione, dedizione e voglia di imparare
09 Luglio 2022
Un ingresso un po’ insolito per una cantina, quello dell’azienda Sorelle Zumbo, più assomigliante ad una macelleria mista a piccolo supermercato, ma la spiegazione la scopriremo a brevissimo.
Ad accogliermi è Erica, una delle due sorelle e, seduti sui tavolini dedicati proprio all’accoglienza, ci immergiamo da subito nella storia di questa realtà famigliare.
Correvano gli anni ’70 e nonno Salvatore, esausto dalla prima attività nell’ambito dell’edilizia, in cui da poco era entrato anche il figlio Carmelo, cominciò ad investire su alcuni appezzamenti, in Contrada Santo Spirito, nella frazione di Passopisciaro, Castiglione di Sicilia, e lì pianto le prime vigne. Una partenza da zero, senza alcuna esperienza in campo vitivinicolo, segnata però dalla lungimiranza con cui sono state fatte le scelte sia in vigna sia in cantina. Una vigna a controspalliera e pergola, con l’impianto di irrigazione, più unico che raro a quei tempi e in quelle zone. La cantina sotterranea fu costruita assieme alla struttura dove ci siamo incontrati con Erica, nel 1970, e la produzione era di vino rigorosamente sfuso, con la predominanza di quello ottenuto da Nerello Mascalese e Cappuccio.
L’azienda dal punto di vista vitivinicolo aveva raggiunto, a regime, sei ettari in Contrada Santo Spirito, vinificati tutti per essere venduti sfusi e molto importante è stata anche la produzione di olio.
Un’altra attività predominante era quella dell’allevamento di bestiame con più di un centinaio di maiali e diverse vacche, così da spiegare lo strano ingresso che ci siamo trovati di fronte. Fino agli anni 2000 in azienda si poteva acquistare la carne di produzione propria, oltre al vino.
Tradizione voleva che le persone andassero a passare le giornate nell’area adiacente all’azienda, in cui Salvatore aveva previsto dei barbeque, e nove bungalow, così da permettere agli ospiti di grigliare quanto avevano in precedenza acquistato e di passare una giornata tra varie attività. Ospiti che venivano anche coccolati con ricotta fresca e pane caldo offerti dal padrone di casa.
Erica descrive nonno Salvatore come un personaggio eclettico, con un carisma emblematico, visionario, gentile, ma talvolta burbero e per le sue; sicuramente amato, visti gli scatoloni di foto mandate dai turisti che negli anni gli hanno fatto visita.
Balza all’occhio una foto dove Salvatore era assieme ad alcuni turisti tedeschi, nella sua cantina sottostante, che a quel tempo non aveva nemmeno una finestra, e si possono notare i vari salumi ed insaccati che si fanno spazio, appesi tra le grandi botti di vino; contesto che oggi sarebbe, per motivi sanitari, impossibile.
Il nonno è mancato nel 2016 e l’azienda ha avuto un momento di stand by, poiché il “one man show” di questa realtà era proprio lui, che non voleva intromissioni nell’attività, pur sempre insegnando il mestiere ad ogni membro della famiglia, anche alle nipoti femmine. Addirittura ha voluto portare a termine la sua ultima vendemmia, quando già stava male, ma la sua tenacia e caparbietà hanno avuto la meglio, fino alla fine. Papà Carmelo era ed è impegnato nella prima attività e le due figlie con poca esperienza nel settore vitivinicolo, se non un primo approccio nel supportare la nonna materna Giuseppina, che possedeva un ettaro vitato in Contrada Trimarchisa, uve vinificate in proprio, per un sostentamento famigliare.
Subentrate Erica e Ramona in azienda si decise assieme a papà Carmelo di estirpare e piantare nuovamente, nel 2008, le piante di Nerello Mascalese, per poi balzare otto anni dopo a rimboccarsi ufficialmente le maniche e ripartire con quella che era l’eredità del nonno, ribattezzando l’azienda con il nome di Sorelle Zumbo.
I sei ettari di terreno a Santo Spirito, a settecento metri sul livello del mare, sono stati formati dalla colata del 1879; oltre a questi un ettaro in Contrada Trimarchisa vede un terreno calcareo a trecento metri in meno sul livello del mare.
Dopo diversi studi specifici di settore e quasi dieci anni per prendere la decisione definitiva di ripartire Erica è diventata una delle due protagoniste principali dell’azienda, occupandosi della conduzione dei terreni, che vede un impatto il più limitato possibile nei trattamenti, applicando un’agricoltura sostenibile, che rispecchia gli standard del biologico.
Dopo aver esplorato i cinquant’anni di storia di Sorelle Zumbo, è il momento di assaggiare i risultati finali, con bottiglie delle prime annate ufficiali uscite sul mercato. Una scelta dettata dalla volontà di proporre in commercio dei vini stabili ed equilibrati, frutto di alcuni anni di prove per puntare ad un risultato ben preciso.
L’inizio in bianco con “Pinea” e “Settantadue”, entrambi 2018, con nomi che richiamano rispettivamente i pini presenti nel vigneto, simbolo dell’azienda e il suo anno di fondazione. Il primo vino è un blend di Inzolia, Catarratto e Carricante con un 3% di Minella; vino che affina in solo acciaio per dodici mesi esprime al naso sentori agrumati, ma anche di fiori bianchi, acacia, ginestra, oltre ad alcuni spunti fumè e iodati, per un palato minerale, sapido, con una discreta acidità e discreta persistenza. Il secondo vino è un Carricante 100% e segue un processo di vinificazione simile, anche in questo caso con un affinamento di dodici mesi in acciaio. Al palato mantiene una freschezza e verticalità paragonabile al precedente con una maggiore complessità, che si può ritrovare anche al naso con sentori di frutta gialla più matura, tendente al tropicale, spunti erbacei, e di fiori gialli più intensi.
“Ciuriciuri” 2019, letteralmente “fiori fiori” è il Rosato di casa Sorelle Zumbo, ottenuto da uve 100% Nerello Mascalese, provenienti da Contrada Santo Spirito. Uve che restano a contatto con le bucce il tempo della pressatura soffice, per poi rimanere in affinamento in acciaio per sei mesi, arrivando nel calice ad esprimere sentori di ribes rossi, fragoline, ciliegie, una nota iodata, spunti sulfurei, per un gusto che rimarca sapidità e mineralità del territorio, delicato, con una buona beva e discreta lunghezza.
Il primo rosso assaggiato è “Manata”, nome che proviene dal soprannome della nonna, legato al modo di dire siciliano di raccogliere i tralci “a manate a manate”. Un 2017 con uve di Nerello Mascalese provenienti da Contrada Trimarchisa che vengono lasciate a contatto con le bucce quindici giorni al fine di effettuare una fermentazione con lieviti selezionati e un affinamento per dodici mesi in tonneau di rovere.
Un vino da sentori delicati, di frutta rossa matura, sottobosco, rosa rossa, spunti ematici, rabarbaro, per un gusto ben equilibrato, tannino smussato, buona mineralità, spalla acida e freschezza.
Il secondo e ultimo rosso è “Andico” 2017, il cui nome richiama le vecchie vinificazioni; a base di Nerello Mascalese, proveniente da Passopisciaro e Castiglione di Sicilia, che effettuano una macerazione di quindici giorni con relativa fermentazione alcolica in vasi aperti, per poi affinare in botti di rovere francese per dodici mesi. Qui i sentori del legno sono più accentuati, con note di frutta sotto spirito, marasca, amarena, spezie, vaniglia, fiori rossi secchi, con più corpo e tannino in bocca, pur mantenendo una discreta freschezza e buona persistenza.
Prima dei saluti uno sguardo alla cantina sotterranea, riadattata secondo le normative vigenti e senza più salumi appesi. L’attrezzatura è in fase di ammodernamento, ma agli inizi si sono utilizzati gli strumenti lasciati dal nonno, con vecchie botti e pochissima tecnologia a supporto. Qui un piccolo furto dalle vasche per constatare le caratteristiche base dei due vini rossi appena assaggiati e confermarne i sentori, prima del passaggio in botte di legno.
Erica e Ramona portano avanti con tenacia e dedizione l’azienda Sorelle Zumbo, supportate anche dal resto della famiglia, che si adopera nelle più disparate mansioni. La voglia di lavorare qui non manca affatto e nella prossima uscita etnea bisognerà andare a trovare Ramona nel ristorante che gestisce sulla spiaggia di Findachello di Mascali!