Tajer, non un semplice “pezzo di legno” ma un simbolo di combattività e ripresa
Ho casualmente conosciuto il Tajer a forma di Veneto in una delle ultime visite in azienda dagli amici Anisa e Fabio di Enotria Tellus e, affascinato dal progetto, ho voluto saperne di più.
Contattando la pagina Facebook e dopo un paio di chiacchierate telefoniche c’è stata l’occasione di incontrare Giacomo ed Alberto, gli ideatori del progetto.
Provenienti entrambi da altri settori che esulano dal mondo dell’artigianato del legno, durante il periodo del primo lookdown nei mesi di marzo ed aprile 2020, hanno avuto l’idea di concretizzare un oggetto simbolico e funzionale per trasmettere un messaggio di combattività, ripresa, unione, in un momento di estrema difficoltà.
L’idea del Tajer, tagliere in dialetto Veneto, poichè è stato individuato come simbolo di
piacevole convivialità che unisce un popolo avvezzo alla cultura dell’aperitivo.
Un complementare di questa tradizione, un tassello del puzzle da riempire di salumi e formaggi che mette insieme le persone in momenti conviviali davanti ad un buon calice di vino, in un momento in cui i rapporti sociali erano pressochè individuali.
Per realizzare il progetto sarebbe stato sufficiente trovare un falegname che, con legno proveniente da chissà dove, avesse realizzato i taglieri. Il progetto si è spinto però oltre trovando un’azienda che utilizza legno di faggio recuperato della tempesta Vaia (episodio che ha colpito le montagne Venete nel 2018). Il legno è quasi tutto proveniente da vecchi alberi di faggio dei boschi veneti, legno massello di qualità vista anche l’età dei fusti abbattuti.
I primi prototipi sono stati regalati ad amici e parenti per testarne i riscontri, senza alcun fine di lucro e senza alcuna idea di business.
E’ proprio dai feedback positivi che il progetto è decollato e proprio queste opinioni hanno fatto si che si concretizzasse sempre di più la produzione del Tajer.
Ogni tagliere ha la stessa forma e le stesse dimensioni ma ognuno presenta linee e colori differenti poichè sono lavorati e intagliati unicamente e ognuno porta un numero identificativo dell’unicità di quel pezzo (in un tagliandino che viene fornito a parte – il mio è il numero 1412).
La scelta del legno non è cambiata pur incrementando la produzione sebbene converrebbe acquistare il legno da paesi esteri, cosa che per morale non verrà mai fatta.
Vi è inoltre una spiccata sensibilità sugli argomenti legati alla sostenibilità e all’ambiente utilizzando trattamenti di olio alimentare biologico e non sostanze chimiche.
La filosofia con cui viene affrontato il mercato non è certo quella di diventare ricchi ma il voler trasmettere il senso del progetto prima del prodotto e il vero motore sono i commenti finora molto positivi che le persone lasciano nei vari social, unico strumento di visibilità e canale di vendita. Una vendita che a Giacomo e Alberto piace fare “face to face” incontrando ove possibile i clienti o spedendo i taglieri in tutte le province del Veneto, ma perchè no senza confini territoriali.
Il Tajer non ha nessun riferimento alla politica e i due tengono a sottolinearlo pur essendoci il leone di Venezia raffigurato con la spada e non con il Vangelo.
La storia racconta che il doge di Venezia nelle città esenti tasse o che non dovevano essere insidiate di conquista lasciava la bandiera con la spada (oltre alla simbologia utilizzata in tempi di guerra).
L’adozione del simbolo del leone con la spada, poichè il tagliere è nato in un periodo di “guerra economico sanitaria” dettata dalla disperazione tra le famiglie venete e di tutta Italia.
I taglieri sono di due misure e sono caratterizzati dal marchio del leone con la spada sul fronte e il marchio “Tajer” sul retro. E’ inoltre possibile personalizzarli su richiesta e ad oggi alcuni locali hanno intrapreso questa possibilità.
Per il futuro l’idea è quella di migliorarsi sempre di più nelle piccole cose, mantenendo la qualità del progetto e ricercando di soddisfare i clienti che con il sano e vecchio passaparola, più o meno social, aiutano a promuovere il prodotto e ad alimentare la filosofia che sta alla base di questo oggetto unico.
I social hanno destato l’attenzione di personaggi veneti come Canal che ha preso a cuore questa causa, o altri profili minori che si sono resi ambasciatori a titolo gratuito di questa idea sposandone a pieno le caratteristiche uniche che la contraddistinguono.
Un’idea di due amici che è nata casualmente e spinta dall’entusiasmo e dai riscontri positivi del mercato che non vuole diventare una grande impresa, ma vuole migliorare sempre di più per diffondere la ripresa del Veneto che porterà nuovamente a brindare in compagnia, con un calice di vino e un tagliere di affettati e formaggi.