Terra Costantino, in compagnia di Fabio Costantino per scoprire questa realtà a trecentosessanta gradi, con pranzo e degustazione finali
07 Luglio 2022
Una mattina densa di impegni, prelevato da Fabio Costantino direttamente dalla precedente azienda, Etna Urban Winery, per scoprire la sua realtà di Viagrande, in Contrada Blandano: Terra Costantino.
La provenienza del nome è lecita e la fondazione di questa realtà viene attribuita a papà Dino, che negli anni ’70 decise di acquistare alcuni dei terreni dove ci troviamo, già abitati da vecchie vigne e ampliati con nuovi impianti vitati e alcune piante di ulivo.
Per toccare con mano i terreni di Terra Costantino una passeggiata è d’obbligo! L’azienda si sviluppa tutta in salita, con alcuni terrazzamenti (le tipiche Rasole Etnee) che alternano vigne, ulivi, alberi da frutto ed altre piante, facendo così percepire di essere in un giardino ricco di biodiversità più che in un’azienda vitivinicola.
Da sempre si lavora in biologico, con tanto di certificazione ottenuta nel 2000, una delle prime aziende sull’Etna ad ottenerla. Rame e zolfo vengono utilizzati con parsimonia, anche per merito di un alleato naturale che è il mare, il quale, con la sua influenza, mantiene una buona sanità tra le piante. Per proteggere l’uva dai raggi solari si utilizza il caolino, grazie alle sue proprietà riflettenti.
Nella parte più alta si incontra uno dei due Palmenti presenti nella proprietà, mantenuto tale negli anni, senza alcuna modifica. Le strutture sono datate rispettivamente 1710/15 e 1699 e, quella incontrata è stata, nel secolo scorso, trasformata in abitazione. Una casa di una manciata di metri, con cucinino e stanza per dormire, facendo percepire la povertà in cui si viveva non più di qualche decennio fa. Questo Palmento era direttamente collegato al Palmento comunale, nel quale si conferiva una parte delle uve lavorate. Seguendo il collegamento, grazie anche ad un vecchio torrente, si possono notare i muretti a secco e le diverse conformazioni lasciate dalle colate laviche. Gli ettari vitati di Terra Costantino sono dodici in totale, di cui due, piantati ad alberello con sole uve a bacca bianca, sono situati a Milo (investimento degli ultimi anni).
Spostandoci nella parte più bassa della proprietà troviamo la cantina, una moderna costruzione progettata nel 2013 e caratterizzata da più di qualche tema legato alla sostenibilità ambientale. Innanzitutto la struttura è sotterranea, al fine di impattare il meno possibile con l’ambiente circostante; è presente un sistema di raccolta e riciclo delle acque piovane, oltre all’impianto di pannelli fotovoltaici che alimenta gran parte del fabbisogno energetico dell’azienda. Collegandosi al tema della sostenibilità Fabio, che come prima professione svolge l’attività di ingegnere, mi racconta che anche la scelta della bottiglia è stata pensata in quest’ottica, già nel 2009, optando per un vetro più leggero, di quattrocento grammi, andando contro anche alle richieste di alcuni importatori che volevano bottiglie più spesse e pesanti.
Da notare il prato circostante alla struttura, piantato non con normale erba, ma da lippia, una pianta molto bassa, che necessita molta acqua, la quale da rifugio e sostegno ad innumerevoli api.
La costruzione è stata ultimata nel 2015 e oggi si può toccare con mano una struttura a temperatura costante di quindici gradi che contiene vasche in acciaio, alcune vasche in cemento e botti principalmente di grande o medio formato. Interessante notare delle larghe fessure, protette da porte di vetro, che fanno toccare con mano il substrato di questa zona, con una roccia poco uniforme, ricca di umidità, tra la quale si possono intravedere alcune radici delle vigne che spingono verso il basso per trovare nutrimento.
Le vinificazioni seguono dei processi ben precisi, a seconda dell’annata, ma con delle linee guida generiche, come l’utilizzo delle temperature controllate, lieviti selezionati (ad eccezione dell’ultimo vino assaggiato), gli uvaggi, rispetto al blend di vini e l’utilizzo di legno con moderazione, soprattutto sui vini rossi e su uno solo dei bianchi che viene affinato in botte da venti ettolitri.
La svolta di Terra Costantino è stata dettata proprio da Fabio, che si è appassionato fin da bambino alla parte più agronomica di questo mestiere, giocando tra le vigne nella casa di villeggiatura. Dopo gli studi in altro settore, come già anticipato, nel 2008/2009, anni che si ricordano come anni di crisi, la decisione di imbottigliare quel vino che un tempo veniva prodotto e venduto solo sfuso, trainato anche da alcuni colleghi che stavano iniziando questa esperienza. Così l’azienda ha preso piede ed è arrivata a produrre circa settantamila bottiglie per anno, mantenendo la passione di Fabio più per gli aspetti di campagna che per i processi di cantina.
“Con papà per prendere le decisioni non ci vediamo mai in cantina, ma in mezzo alla vigna”.
La sala degustazioni è situata sopra alla cantina di vinificazione e qui cominciamo ad assaggiare alcune delle etichette prodotte, partendo però da un buon bicchiere d’acqua, viste le temperature torride. Acqua che a Venezia “marcisce i pali”, mentre in Sicilia “arugge e budella”, ovvero arrugginisce le budella.
La prima etichetta assaggiata è dell’Etna Rosato DOC “deAetna” con uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio delle vecchie vigne, con un’età di più di quarant’anni, lasciate in cella frigo per una notte, diraspate e pressate, con un minimo di contatto per donargli il colore. Affinamento in solo acciaio per un vino che profuma di petali di rosa bianca, agrumi, pesca, gelsomino, una leggera salvia e un palato minerale con spunti sulfurei, buona sapidità e spalla acida.
Il primo Etna Bianco DOC è il “deAetna” 2020 da uve Carricante 75%, Catarratto 20% e Minnella 5%, provenienti da due contrade: Cannarozzo e Blandano, le quali restano a contatto per qualche ora e vengono vinificate in bianco, con affinamento in solo acciaio. Qui si ritrovano al naso sentori di miele, fieno, frutta matura, tiglio, per un palato anche in questo caso ricco in sapidità, con uno spunto sulfureo, più lungo del precedente, ma sempre con una buona verticalità.
Il secondo Etna Bianco DOC è un 2017, con uve 90% di Carricante e 10% di Catarratto della vigna storica di Contrada Blandano, da cui prende il nome il vino. In questo caso viene utilizzata per l’affinamento anche una botte grande da venti ettolitri per alcuni mesi, oltre ad acciaio e bottiglia. Più corposo dei precedenti, con note di mela gialla, mela cotogna, spunti mentolati e tostati, oltre a note di miele e vaniglia. Al palato più “grasso”, corposo e “morbido”, con le parti dure smussate e una maggior persistenza.
Il mondo dei rossi si apre con l’Etna Rosso DOC 2020 “deAetna”, con un 90% di Nerello Mascalese e un 10% di Nerello Cappuccio, uve che restano in macerazione tra i dieci e i venti giorni, per poi essere vinificate e affinare il vino in solo acciaio. Piccoli frutti rossi, accompagnati da rabarbaro, china, note terrose, pepe bianco, rosmarino, il tipico sottofondo sulfureo, per un sorso caratterizzato dalla buona beva, sapidità, spalla acida e tannino delicato.
Il fratello maggiore è l’Etna Rosso DOC ottenuto da uve che provengono da Contrada Blandano, mantenendo la stessa percentuale tra le varietà. Assaggio del 2016, con un affinamento che spazia tra cemento e tonneau. Profumi che tendono alla marasca, note speziate, cuoio, tabacco dolce, radice di liquirizia, sottobosco, per un sorso che si mantiene fresco, tannino più marcato, buona acidità, corposo e ricco in persistenza.
La conclusione degli assaggi dei vini di Terra Costantino è con il “Rasola” 2021, che prende il nome dai tipici terrazzamenti dell’Etna; vino che viene prodotto per volontà di papà Dino “come una volta”, blend di più varietà sia a bacca rossa sia a bacca bianca. Fabio sottolinea che questo non ha uno scopo commerciale, mille bottiglie che vogliono comunicare che le origini dei vini dell’Etna sono queste, semplicità di vinificazione di uve miste e messa in bottiglia nel mese di febbraio successivo alla vendemmia, dopo un veloce affinamento in cemento o acciaio.
Un vino che si può definire da tutte le ore, da bere anche un po’ più freddo degli altri; il vino che portavano in campagna per lavorare, ovviamente prodotto con la massima accuratezza che offrono i moderni processi. Sentori di sanguinella, note di ciliegia fresca, spunti ematici e di pietra bagnata, per un gusto leggero e delicato, ottima beva, spalla acida marcata e buona mineralità.
Dopo tutti questi assaggi dei vini di Terra Costantino non poteva mancare un tagliere con prodotti tipici del territorio, tra cui salumi e formaggi, contornati da miele e confettura, oltre che da una immancabile caponata con le verdure di stagione.
Ricarica di energie per proseguire il tour tra le cantine vulcaniche!