Weekend alla scoperta della Val di Cembra tra escursioni immersi nella natura, degustazioni, verticali, ottime pietanze e visite in piccole e rappresentative cantine
30-31 Luglio e 01 Agosto 2021
La frase che ho sentito maggiormente in quei tre giorni passati in Val di Cembra è stata la medesima che ho pensato anche io appena mi si è presentata davanti questa meravigliosa vallata: “passi quelle ultime due curve e poi…Wow!”. Parlare di effetto Wow può essere talvolta semplice o banale, ma la sensazione che si prova ed ho provato personalmente all’ingresso della Val di Cembra è proprio quella di uno stupore misto a meraviglia. Una meraviglia regalata dalla natura e dall’intervento umano che ne ha saputo sfruttare in maniera positiva le caratteristiche.
L’ultimo weekend di luglio sono stato invitato alla 34° edizione della Rassegna del Müller Thurgau, che si tiene ogni anno in Val di Cembra, precisamente nel paese di Cembra.
Il mio fine settimana, in ritardo di un giorno rispetto al tour originario, si è aperto con un recupero di energie, dopo il viaggio di circa due ore e mezza, a base di affettati tipici e vini locali all’Agritur Le Cavade.
Una veloce tappa prima di dedicarsi all’evento clou della manifestazione: gli assaggi dei diciassette Müller Thurgau premiati con la medaglia d’oro, ottenibile con un punteggio superiore agli ottantasette punti.
In compagnia degli altri compagni di viaggio, tra cui giornalisti affermati nel panorama nazionale, con l’aggiunta di Lucia, miglior sommelier AIS del 2020, sono stati degustati i vincitori della 18° edizione del Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau. Una serata, nello spazio “Fuori di taste” adibito nel centro del paese, condotta dal presentatore Federico Quaranta assieme alla “Donna del Vino” e Sommelier professionista Rosaria Benedetti.
I vini sono stati degustati in tre batterie da sei e cinque calici ciascuna, con a fianco un finger food per sperimentare alcune possibilità di abbinamento cibo-vino.
I diciassette Müller premiati contano undici etichette trentine, tre altoatesine, una valdostana e due tedesche:
- IGT Vigneti delle Dolomiti Müller Thurgau 2020 di Azienda Agricola Francesco Moser;
- IGT Vigneti delle Dolomiti Müller Thurgau Palai 2019 di Azienda Agricola Pojer e Sandri;
- DOC Trentino Müller Thurgau Athesis Flumen 2020 di Cantina Aldeno;
- DOC Trentino Müller Thurgau Lavis Ritratti 2020 di Cantina La Vis-Valle di Cembra;
- DOC Trentino Müller Thurgau 2020 di Cantina Rotaliana di Mezzolombardo;
- DOC Trentino Müller Thurgau Vini del Gelso 2020 di Cantina Sociale Mori Colli Zugna;
- DOC Trentino Müller Thurgau Casata Monfort 2020 di Cantine Monfort;
- IGT Vigneti delle Dolomiti Müller Thurgau 2020 di Cantine Simoni;
- DOCG Trentino Superiore Müller Thurgau Zeveri 2018 di Cavit;
- DOC Trentino Superiore Valle di Cembra Müller Thurgau 2020 di Società Agricola Zanotelli.
- Trentino Superiore Valle di Cembra Müller Thurgau Pietramontis 2019 di Villa Corniole;
- DOC Alto Adige Müller Thurgau 2020 di Cantina Kurtatsch;
- DOC Alto Adige Valle Isarco Müller Thurgau 2020 di Cantina Valle Isarco;
- DOC Alto Adige Müller Thurgau Kreiter 2020 di Malojer Gummerhof;
- DOC Valle d’Aosta Müller Thurgau 2020 di Cave des Onze Communes,
- Pfalz Qualitateswein Pfalz In the mood for Müller 2020 di Hammel e Qualitatswein
- Baden – Bodensee Müller Thurgau Trocken 2020 di Winzerverein Hagnau.
Rosaria è stata una guida d’eccellenza che ha potuto trasmettere la storia di questa uva, discendente da Riesling e Madeleine Royal, la quale ha trovato nell’enologo svizzero Hermann Müller il padre putativo.
Una degustazione più profonda e meno tecnica con l’analisi degli aspetti visivo, olfattivo e gustativo, analizzati singolarmente per ogni batteria di assaggio, al fine di trovare una carta d’identità quasi comune per il Müller Thurgau.
Vino di grande lucentezza, segno di freschezza e acidità, dal color paglierino (il termine “verdolino” lo lasciamo a chi non è in piena forma), nel quale si possono trovare profumi che spaziano molto: menta, salvia, note di erbe aromatiche, fiori bianchi come tiglio, glicine, fiori di sambuco, rosa bianca, camomilla; frutta come mela, pesca, note di agrumi e, in quelli più evoluti spezie, oltre a sentori di idrocarburo.
Un naso che deve lasciarsi andare per far emergere i sentori più famigliari, individuati, in alcuni vini, da Federico Quaranta nei sacchettini profumati che la nonna inseriva negli armadi.
Al palato emergono la freschezza, verticalità, alcuni sono più amabili altri più secchi, alcuni presentano una maggior mineralità e sapidità, altri meno, l’acidità è una costante e la persistenza è quasi sempre discreta.
Conclusasi la premiazione, due o quaranta chiacchiere con Federico nello spazio di tempo denominato “Quaranta sfumature di Müller”, in cui si è parlato di comunicazione e valorizzazione del territorio; due argomenti che sicuramente potranno essere approfonditi anche a freddo, in separata sede.
Lancio un invito a Federico per una chiacchierata!
Dopo una notte di riposo con la temperatura che in Val di Cembra si abbassa anche di quindici/venti gradi, rispetto al giorno, si riparte per una giornata dall’agenda molto fitta, che comincia con una passeggiata alla scoperta delle meraviglie della vallata.
Ci troviamo in un territorio formato dallo scioglimento di un ghiacciaio, che ha lasciato dietro di sé prevalentemente una roccia particolare chiamata porfido. Il clima è caratterizzato dall’escursione termica tra giorno e notte, gli inverni sono rigidi e le estati abbastanza calde, soprattutto negli ultimi anni. Le correnti provenienti dai laghi limitrofi mantengono costantemente ventilata la valle, favorendo anche una sanità nella vigna.
Circa settecentocinque sono gli ettari vitati compresi tra i trecento e i novecento metri s.l.m. , di cui il 30% con uve Müller Thurgau, oltre a Chardonnay, Pinot Nero, Schiava, Lagrein, Gewürtztraminer, Nosiola, Kerner, in un territorio che si può definire “ardito” per la sua conformazione a terrazze, caratterizzate dalle pendenze elevate e i tipici muretti a secco. I sottosuoli sono variegati e si compongono maggiormente di roccia ed argilla, con allevamenti principalmente tra pergola, spalliera e guyot.
Una passeggiata che parte dalla chiesa di San Rocco, dalla quale, la prima domenica di luglio, si organizza ormai da diversi decenni, una processione propiziatoria per la vendemmia ventura. Il giorno seguente a ferragosto, invece, si applicava e tutt’ora si applica il primo grappolo maturo nella parte superiore della facciata principale della chiesa, rito anche in questo caso di buon auspicio e benedizione per il raccolto.
I francesi un tempo dissero che in Trentino da Trento in su non c’era nulla di bello, ma ritengo che si sbagliavano di grosso. A testimoniarlo anche le opere di Albrecht Dürer, pittore tedesco che nei suoi viaggi si fermò in Val di Cembra per dipingere alcuni acquerelli.
La nostra “processione” si è conclusa, come da tradizione alla chiesa della Madonna dell’Immacolata Concezione, dove, dietro all’altare si può notare la vergine madre che dona al Bambino un chicco d’uva.
Tappa finale del percorso la degustazione di un calice rigenerante di Gewürztraminer 2017 nell’azienda Barone a Prato, una piccola realtà della valle che produce circa seimila bottiglie per anno e vanta nella sua storia il primato di aver prodotto la prima bottiglia di Pinot Nero in Trentino nel 1885.
Anche se il programma originario prevedeva dei momenti di relax, la bellezza di vivere un territorio è quella di sfruttarne al massimo le opportunità e così, lasciato il riposo ad altri momenti, subito dopo il pranzo all’Agritur Le Cavade, ci si mette nuovamente in marcia per far una visita in cantina nell’azienda di Federico Paolazzi, nel paesino adiacente di Faver. (Prossimamente uscirà un articolo dedicato).
Finita una visita, se ne apre un’altra, questa volta per scoprire le potenzialità di invecchiamento del Müller Thurgau della Val di Cembra. Ad accoglierci è la cantina Pelz, con i tre fratelli Michele, Franco e Diego, l’enologo e la guida della verticale, il sommelier Marco Larentis.
Un percorso alla scoperta del Müller Thurgau nelle sue annate 2020, 2018, 2016, 2014, 2012, rigorosamente tappate con tappo Stelvin, scelta che è stata presa dall’azienda Pelz a partire dall’annata 2011.
Un percorso che ha fatto emergere nelle annate 2016 e 2012 due Müller ancora freschi, ricchi di sentori che dalla frutta si spostano alla spezia e idrocarburo, ereditato sicuramente dalla mamma Riesling. Una scoperta come dei vini talvolta bistrattati e relegati al semplice vino “da aperitivo” o da pesce non troppo complesso, possano riservare queste sorprese di longevità nel tempo. L’investimento da parte di questa cantina è proprio nel vino che ad oggi rappresenta la Val di Cembra, volendone trasmettere delle caratteristiche che vanno oltre l’annata e promuoverne l’evoluzione negli anni. E’ come un bambino che nasce, cresce, aumenta di l’esperienza e la consapevolezza, per poi avere la capacità di esprimersi al mondo.
Prima di salutare i tre fratelli, un veloce sguardo alla cantina, dove, a sorpresa riusciamo ad assaggiare anche il Müller 2011, un altro calice che sorprende e sfata ogni errato mito nel promuovere esclusivamente una beva giovane di questo vino.
Lasciata la cantina Petz, con qualche decina di minuti di ritardo, di nuovo allo spazio “Fuori di taste” per una chiacchierata sorseggiando i vini della Val di Cembra e i vini dei cugini di un’altra Vallata, la Valtellina.
In degustazione i vini della Val di Cembra:
- Müller Thurgau Trentino DOC 2019 – Vigna delle Forche
- Riesling 2019 – Azienda MOS
- “Kroz” Bianco IGT Dolomiti 2019 – Villa Corniole
- Pinot Nero Valle di Cembra Trentino Superiore DOC 2016 – Zanotelli
E quelli della Valtellina:
- Valtellina Superiore DOCG Inferno “Carlo Negri” 2017 – Nino Negri
- Valtellina Superiore DOCG Sassella 2016 – Rivetti & Lauro
- Sfursat di Valtellina DOCG “5 Stelle” 2015 – Nino Negri
Un momento di riflessione e non di paragone tra le due Vallate, che presentano espressioni e produzioni diverse, sia in numeri sia in tipologie di vino, al fine di poter tracciare una strada comunicativa che consenta di far conoscere e valorizzare non solo i vini della Val di Cembra, ma anche il territorio in sé e le fatiche che comporta questo territorio nelle lavorazioni. Un territorio di opportunità, con paesaggi mozzafiato, escursioni, pietanze tipiche, vino, grappa e molto altro ancora.
Solo il tempo di una doccia per poi assaggiare un vino unico nel suo genere il Lagarino spumantizzato prodotto dall’azienda Alfio Nicolodi e promesso qualche ora prima da Federico Paolazzi.
Un vino che ci accompagna, casualmente, anche nella prima parte della cena al ristorante Ca’ dei Volti di Cembra, capitanato dal giovane Guglielmo Baron, allievo dello stellato Alessandro Gilmozzi. Una location innovativa e curata, dove si possono mangiare piatti tipici della tradizione, rivisitati dallo chef, pur mantenendone un’integrità e rappresentatività del territorio.
Non si poteva concludere la serata senza aver assaggiato un cocktail a base della grappa prodotta dalla Distilleria Pilzer. Solo il tempo della miscelazione e tutta la pioggia, che fortunatamente non è caduta durante tutta la giornata, si è riversata in quei momenti.
Un cocktail finito in hotel, per poi coricarsi a letto.
Il giorno seguente il meteo non è dei migliori e l’agenda di conseguenza è stata ribaltata, posticipando al prossimo anno l’attività a sorpresa prevista, che non svelo!
Partenza con un po’ di cultura visitando la chiesa simbolo del paese dedicata ai Santi Paolo e Pietro, costruita nel 1400 come chiesa battesimale, che ha visto più di qualche cambiamento nel corso dei secoli. Visita guidata da Eliana, appassionata ed esperta di storia ed arte locale, che ha raccontando al meglio tutte le meraviglie di questo monumento ecclesiastico.
Partendo dal presbiterio si può notare subito una piccola grotta che conservava le reliquie non identificate, risalenti al 600 d.C., un tempo interrate per proteggerle da atti vandalici o ruberie.
Affisso alla parete sinistra svetta il Cristo, la cui particolarità è quella di avere non tre ma cinque chiodi per fissarlo in maniera oggi più stabile, poiché un tempo si toglieva dalla croce e si adagiava sull’altare per essere venerato. Tradizione che non viene più portata avanti.
Gli affreschi sono maestosi, opera di una scuola friulana, con un Gesù nella parte frontale, che sembra morire sereno, attorniato dagli apostoli e numerosi simboli a richiamare ognuno di essi. La figura di Dio sul soffitto, in linea con la piccola grotta che proteggeva le reliquie, raffigurato assieme ai padri della chiesa e agli evangelisti.
Sul lato destro guardando l’altare le pitture rappresentano la vita di Gesù, partendo da Maria, bionda e senza velo che riceve il bambino attraverso una mandorla direttamente da Dio Padre. Un’immagine ormai rara, poiché Papa Valentino V fece cancellare questa tipologia di rappresentazione, ritenendo che Dio abbia donato a Maria il bambino attraverso lo Spirito Santo e non tramite un feto in carne ed ossa.
Dipinti rafforzati, nel corso degli anni, di colore, grazie ad un’importante opera di restauro, i quali si concludono con la morte e resurrezione di Cristo.
Sul lato sinistro il Giudizio Universale, risalente a duecento anni dopo le pitture nel muro speculare, intorno al 1750. Alcuni particolari attribuisco ad un allievo di Tiepolo gli affreschi, molto probabilmente a Valentino Rovisi.
Ogni particolare di questa chiesa merita un’attenta analisi e bisognerebbe impiegare più e più ore per scovare la storia di tutti i decori.
Il tempo è tiranno e gli altri appuntamenti chiamano!
Scendendo la stradina che congiunge la chiesa con il centro del paese, raggiungiamo la cantina Zanotelli, dove Orietta ci delizia con la storia della realtà famigliare che co-conduce assieme ai due fratelli ed il cugino e gli assaggi di alcuni dei vini che producono. (Prossimamente uscirà un articolo dedicato).
La mattinata si conclude con il recupero energie all’Agriturismo Paolazzi dove degustiamo un piatto tipico della tradizione Cembra, la pizza di patate e una ricca selezione di affettati locali, tutto accompagnato dal Pietra di Confine di Federico Paolazzi.
Non poteva mancare come tappa finale una visita alla Distilleria Pilzer, dopo aver incontrato più volte nel percorso Bruno Pilzer. (Anche questa visita potrà essere approfondita in un articolo dedicato).
Un’esperienza unica ed indimenticabile, in un territorio che nasconde delle meraviglie da valorizzare e comunicare nel migliore dei modi, per farlo conoscere a livello nazionale ed internazionale.
Un ringraziamento particolare agli organizzatori: Stefania, Mara, Sara, Mattia, Renzo (Presidente del Comitato Mostra Valle di Cembra) e a tutta la squadra di volontari, composta anche da molti giovani, che si sono impegnati enormemente per il successo di questa manifestazione.