Una mattinata passata con Lan Kristancic, ultima generazione dell’azienda Movia, in località Ceglo, in Slovenia
Una mattina oltre confine, per scoprire più da vicino l’azienda Movia, assieme all’ultima generazione Lan Kristancic, che mi accoglie nella terrazza all’aperto, dove si può godere di una vista magnifica sui vigneti.
Solo il tempo di sedermi ed il giovane apre una bottiglia di “Puro”, in versione rosato, un Metodo Classico con uve del 2013, che viene sboccato di volta in volta al momento. Un’apertura suggestiva, in una bacinella piena di acqua e ghiaccio, grazie all’aiuto di uno strumento di ferro che leva il tappo e fa uscire i lieviti accumulati nella parte superiore della bottiglia, conservata a testa in giù. A farla da padrone sono le uve di Pinot Nero, con una piccola percentuale di Ribolla Gialla e Pinot Grigio; il contatto con le bucce è minimo, giusto per infondere un soave colore buccia di cipolla e la fermentazione viene attivata da un pied de cuve selezionato in vigna.
Un risposo del vino base per quattro anni in barrique per poi essere imbottigliato e fatto rifermentare con il mosto dell’annata corrente e i suoi lieviti naturali.
Un ingresso nel mondo dei vini Movia con una bolla dai sentori di piccoli frutti rossi, lampone, fragola, una leggera nota di crosta di pane in sottofondo. Al palato è verticale, con una bolla fine e decisa, ottima mineralità ed acidità con una lunghezza avvolgente ed elegante.
Dalla terrazza esterna si possono vedere una parte degli appezzamenti dell’azienda Movia, che ad oggi conta venticinque ettari e mezzo di vigneti distribuiti nelle zone limitrofe alla cantina. Quattro ettari sono situati a Fojana, dove trova il giusto connubio l’aria che arriva dal mare e quella che scende dalle montagne e la ventilazione non manca mai. Un’altra zona vitata è quella di Burnick, limitrofa alla precedente. I più vicini, visibili dalla terrazza, sono i territori di Vipolje sia nella parte alta sia nella parte più bassa; in questa zona si può scorgere il nuovo impianto di vitigni resistenti piwi, che risale a qualche anno fa. Si estendono poi nelle zone di Zegla e Plejivo, in quest’ultimo saranno piantati a dicembre altri quattro ettari. Tutte le microzone sono dettagliate nel sito (https://www.movia.si/it/regione-e-vigneti), dove si può approfondire anche la conformazione prevalente del sottosuolo.
I terreni sono abbastanza uniformi e vengono divisi dall’azienda per qualità, che impatta sulla destinazione delle uve. Al terzo posto i terreni più argillosi, al secondo quelli più alti caratterizzati dalla ponca e al primo posto i terreni misti di ponca, scheletro e calcare, per avere delle caratteristiche nei vini che siano il frutto di un connubio di terreni con più sfaccettature.
Le lavorazioni rispettano i canoni del biologico, con tanto di certificazione, effettuando trattamenti a base di rame e zolfo e una pulizia meticolosa sia in vigna sia in cantina. Si pratica anche il sovescio dipendentemente dalle annate e dalla posizione degli appezzamenti; si cerca, inoltre, di lasciare una bassa quantità di uva in pianta, per permettere alla vigna di risparmiare energia per concentrarsi nella qualità dei grappoli e non sulla quantità.
Il primo “bianco” che assaggiamo è il Pinot Grigio, che macera circa quattro ore sulle bucce ed affina per metà in acciaio e l’altra metà in cemento e botti di rovere. Un vino dai sentori di frutta polposa, dalla mela gialla matura alla pesca. In bocca è avvolgente, fresco, con una grande mineralità e sapidità, entra quasi dolciastro e chiude in maniera secca e prevalentemente sapida.
Lan mi spiega una tecnica che viene usata per tutti i vini durante i processi di vinificazione ed affinamento, ovvero l’estrazione della feccia fine per mezzo di una pompa. La massa prelevata viene lasciata all’aria aperta per essere ossigenata alcune ore, dipendentemente dal vino, con diverse movimentazioni, per poi essere re-inserita nel vino dalla parte alta della vasca. Un processo che permette l’ossigenazione delle fecce che impatta positivamente sulla protezione della massa, evitando l’utilizzo di solforosa, oltre ad avere un contatto periodico tra il vino e la feccia, non con battonage, ma a caduta, dall’alto. Dipendentemente dalla tipologia di uve questa attività viene ripetuta più volte nel corso dell’affinamento.
E’ il turno della Malvasia 2018, il primo vino che porta anche la firma di Lan; nel nome si può notare la lettera “L” tra parentesi: Malva(L). Una macerazione sulle bucce per circa due giorni e un affinamento in botti grandi di rovere di slavonia per ottenere un vino di territorio, con sentori fruttati ed erbacei, note balsamiche, erbe aromatiche. Mineralità e sapidità incredibili al palato che sono comunque in equilibrio, per un sorso pulito e lungo.
Parlando di fermentazioni, queste vengono innescate da un pied de cuve preparato di volta in volta da una pre-vendemmia con le uve di alcune zone che negli anni sono state individuate e ritenute più favorevoli di altre al fine di far partire questo processo. Le masse preparate sono più di una e vengono monitorate costantemente per qualche giorno, al fine di capirne l’andamento e la trasformazione, facendogli subire anche alcuni shock termici per approfondirne le reazioni. I pied de cuve vengono destinati poi alle fermentazioni di determinate uve a seconda della qualità del processo monitorato, selezionandone attentamente la qualità.
Il giovane si occupa sia della cantina sia della vigna, assieme ad un team di collaboratori, ed essendo nato e cresciuto in cantina ha imparato il mestiere fin da piccolo, appassionandosi a questa attività.
La storia Movia risale al diciottesimo secolo e le origini del nome si associano ad una famiglia veneziana trasferitasi nelle zone del Collio Sloveno. Nel 1820 una delle figlie dei Movia, sposò il signor Kristancic, attuale cognome della famiglia, e continuarono una tradizione contadina già avviata negli anni precedenti, dove tra i lavori principali c’era anche la coltivazione della vigna. Il nonno di Lan fu il primo a concentrarsi su questa attività, possedendo cinque ettari, che per un tempo erano già molti viste le attività che venivano condotte tutte a mano o grazie al supporto di animali da traino. L’espansione dell’azienda è avvenuta grazie ad Ales che dopo gli studi e le esperienze internazionali ha investito sulla continua ricerca e l’ampiamento dell’azienda Movia, per arrivare agli attuali ettari vitati ed una produzione di circa centoventi, centocinquantamila bottiglie per anno.
Dopo la Malvasia un Tocai Friulano, “Gredic”, prodotto con uve vendemmiate tardivamente ed affina, dopo macerazione spontanea in botti grandi di rovere francese per circa un anno. Al naso esprime sentori principalmente di fiori gialli, erbe aromatiche salvia e un tipico ricordo di mandorla. Il gusto è pieno, deciso e avvolgente, con una grande sapidità e mineralità.
E’ il turno di due Ribolla Gialla, 2020 e 2019; la prima fa una macerazione di due giorni sulle bucce e un affinamento per metà in uova di cemento e per l’altra metà tra legno grande e più piccolo, mentre la seconda, quattordici giorni di macerazione e un affinamento più lungo sempre tra il cemento ed il legno.
Due sorelle che esprimono sentori di frutta più fresca nel primo caso, per poi spostarsi sulla frutta candita, scorza d’arancio, miele e una trama balsamica in quella più macerata. Entrambe sono fresche, molto minerali con una ricca sapidità e buona acidità. Due interpretazioni di Ribolla che si completano con un ulteriore sorella maggiore che effettua una macerazione di sei mesi. Questa, come i vini rossi prodotti da Movia, saranno degustati in un secondo incontro promesso dal Lan.
Dopo gli assaggi, un po’ di storia e qualche chiacchiera, andiamo a vedere i sotterranei dell’azienda, dove è presente lo stoccaggio delle bottiglie, dalle più recenti a quelle storiche. Un labirinto di cunicoli, dove non è difficile perdersi, nel quale si trovano numerose botti di diverso formato, con una predominanza di barrique. Facciamo qualche furto dalle vasche di un Tocai che affina in anfora di cocciopesto per otto mesi e sta affinando da due mesi in barrique usata, per trovare la sua complessità e corretto equilibrio.
Tra le vasche di acciaio sono presenti anche due contenitori più insoliti, un contenitore a forma di uovo e uno a forma di anfora, entrambe in acciaio e rispettivamente “Egginox” e “Eggoist”. Due contenitori più piccoli che consentono un affinamento diverso della massa, senza angoli, per favorire un costante contatto con i lieviti che non si fermano solo nella parte sottostante della vasca.
Prima di risalire un altro piccolo furto, di Pinot Nero, che sta affinando da più di tre anni in barrique. Profumi di piccoli frutti rossi, molto fine ed elegante al naso, con un palato minerale, di territorio, un’acidità ben presente e un tannino che si fa sentire in chiusura.
Dopo aver scoperto le parti più segrete di Movia, ritorniamo alla terrazza per una conclusione con Pink Floyd in sottofondo e un Pinot Grigio Macerato “Sivi Grigio Ambra”. Quindici giorni di macerazione e un anno e mezzo di barrique di secondo passaggio per un vino che esprime al naso sentori di frutta matura, frutta secca, note di caramello, pepe bianco e una leggera spezia. Lungo, minerale e sapido, caratteristiche onnipresenti in tutti i vini Movia, grazie ad un territorio che favorisce queste peculiarità.
Un’azienda che fa parlare di sé nel panorama mondiale del vino, con una nuova generazione che crede in un progetto e si è lanciata a capofitto sul mondo enologico. Grazie a Lan per la bellissima esperienza e anche alla sorella Ela, con cui è stata organizzata; ci rivedremo sicuramente per una seconda puntata, con l’assaggio dei vini rossi e le macerazioni più lunghe.
Nel mentre maglietta numero 48 per Lan!