Dalla storia secolare, alle ultime tre generazioni dell’azienda Domaine Nudant, a metà strada tra Beaune e Nuits -Saint-Georges
17 Maggio 2024
Un venerdì mattina che comincia con la visita all’azienda Domaine Nudant, a metà strada tra Beaune e Nuits -Saint-Georges, in località Ladoix-Serrigny. Ad accoglierci c’è Aurelie Nudant, ufficialmente terza generazione dell’azienda, assieme al fratello Guillaume e la cognata Anne-Marie, anche se per approfondire la storia vitivinicola di questa realtà bisogna andare indietro di qualche secolo.
Alcuni documenti di famiglia indicano che gli avi dei due fratelli, già nel 1453, hanno iniziato la produzione vitivinicola in località Aloxe-Corton, spostandosi di soli tre chilometri in seicento anni.
Tornando ai secoli nostri, il capostipite della famiglia Nudant, è stato nonno André, il quale era destinato ad una vita che non era quella del vignaiolo, ma di “père blanc”, una sorta di missionario. Alla tragica scomparsa del fratello minore a causa di un incidente ha dovuto rilevare e mantenere l’azienda di famiglia.
La sua figura è stata determinante per lo sviluppo di Domaine Nudant, grazie anche alla sua visione futuristica ed innovativa, servendosi del giusto apporto tecnologico ed introducendo l’utilizzo dei trattori.
La filosofia che ha portato avanti, trasmessa poi al figlio Jean-René e ai nipoti, è stata quella di mettere al primo posto la terra, considerata l’unica ricchezza in possesso delle persone; i soldi se ne vanno, ma la terra e come si è condotta restano per sempre. Per questo motivo è necessario lavorarla in ottica preservativa e nel massimo rispetto, sia per sé stessi, sia per chi la riceverà in dono dopo la propria dipartita.
I vigneti vengono portati avanti con questi insegnamenti, avendo ottenuto nel 2019 anche la certificazione HVE (Haute Valeur Environnementale), rispettando i trattamenti del regime biologico, cercando di abbattere le dosi consentite, rimanendo sotto ai limiti. I trattamenti sono effettuati manualmente ed è quasi inutile dire che non si utilizzano elementi chimici. La campagna è presidiata da Guillaume, aiutato da un agronomo.
Oggi Domaine Nudant conta sedici ettari tra la Côte de Beaune e la Côte de Nuits con cui si producono venticinque Appellation, nelle annate più favorevoli. C’è da fare una piccola distinzione tra le due sfaccettature dell’azienda, ossia Domaine Nudant, che produce vini con uve di proprietà e Selection Nudant, un altro ramo aziendale con cui si producono vini con uve selezionate da aziende partner. Collaborazioni che durano da anni, presidiate in prima persona da Guillaume, al fine di toccare con mano la gestione sia della vigna sia dell’uva, per poi stabilire se quel prodotto finale può essere lavorato dalla sua realtà. Le bottiglie prodotte, sommando le due, si attestano sulle circa centomila per anno (parlando sempre di annate favorevoli).
Anche in cantina vediamo come protagonista Guillaume, assieme alla moglie Anne-Marie, il quale ha sempre pensato che il primo estimatore dei propri vini deve essere lui stesso e, per questo motivo, ha da sempre prodotto vini che rispettassero il territorio, senza seguire mode o regole prestabilite, mettendoci quello stile che è stato ereditato dalla famiglia. Aurelie, invece, si occupa della parte più amministrativa dell’azienda, sia della contabilità, che della burocrazia, ma anche di alcuni aspetti commerciali e delle visite. Il percorso di studi di Aurelie ha visto una parentesi anche in Irlanda, dopo la formazione in madre patria all’istituto tecnico commerciale inerente a vino e spiriti. La sua voglia di scoprire, sperimentare e fare un lavoro all’aria aperta, capendo così al meglio il mondo del lavoro, l’ha portata a fare un’esperienza di alternanza scuola-lavoro in un maneggio. Dopo aver imparato alla perfezione l’inglese e aver sperimentato un altro settore professionale, si è dedicata al settore vitivinicolo in un’altra azienda, per portare nuova expertise in quella della sua famiglia e tornare più ricca di know how.
Per quanto riguarda il lato commerciale da sempre Domaine Nudant ha puntato sulla vendita a canali privati, per un 50% della propria produzione, lasciando il 40% all’export e un solo 10% al canale Ho.Re.Ca. . Questo è da sempre stato un fattore storico e il ricordo va sempre a nonno Andrée che è stato il primo a mettere il vino in bottiglia.
Nella sala in cui ci troviamo c’è un grande caminetto che serviva per alzare la temperatura durante le fermentazioni delle uve, per portarle al compimento. Oggi in questo spazio è stata creata una sala per l’accoglienza e una parte dedicata anche allo stoccaggio di alcune bottiglie, trasferendo le vasche di fermentazione in un’altra area della cantina.
Andando alla scoperta degli ambienti principali di Domaine Nudant si può trovare una prima sala che contiene botti da cinquecento litri, dedicate ai vini bianchi; un formato più grande per avere meno contatto tra il vino e il legno. Le uve a bacca bianca vengono pressate, inserendo il mosto fiore all’interno di dei contenitori d’acciaio dove avviene una decantazione statica, per poi essere trasferito in tonneau per la fermentazione alcolica e malolattica. Qui il vino resta circa dieci mesi, per poi ritornare in vasca al fine di effettuare gli assemblaggi. Tutte le fermentazioni avvengono spontaneamente e l’utilizzo del legno nuovo arriva a circa il 30%, dipendentemente dall’Appellation.
Ai vini rossi sono dedicati altri due ambienti, il primo dove incontriamo vasche di cemento vetrificato e tini troncoconici dove l’uva, diraspata, effettua il suo processo di trasformazione, con un costante controllo della temperatura.
Il secondo ambiente è delimitato da una porticina molto bassa, lasciando così immaginare la statura dell’epoca.
Qui troviamo la barricaia, con una parte originale ereditata dal nonno, un lato sviluppato da papà negli anni 80/90, per poi subire un terzo ampliamento nel 2010.
All’interno della barricaia troviamo botti da duecentoventotto litri, con qualche eccezione di contenitori più piccoli, dove avviene la seconda fermentazione, malolattica. I vasi vinari vengono sanificati ogni anno per poi essere utilizzati per diversi passaggi, usando fino ad un 10/25% di legno nuovo per i Village, un 20/30% per i Premier Cru e un 35/50% per i Gran Cru, mentre si utilizza tutto legno usato per le Appellation Regional.
I vini rossi restano circa sei mesi in acciaio per l’assemblaggio, per essere poi imbottigliati e resi disponibili circa due anni dopo la vendemmia. Il desiderio sarebbe quello di tenere a maturare il vino per qualche periodo in più, ma le richieste di mercato non lo permettono, da un lato, fortunatamente. Piccola parentesi, nel 2021, a causa delle gelate, si è persa il 60% della produzione, “la natura dà, ma la natura toglie anche”.
Uno sguardo anche al magazzino, dove riposano le bottiglie nude, al fine di essere etichettate quando avvengono gli ordini. Dal 1988 si è tenuto anche uno storico di bottiglie in una sorta di libreria famigliare.
Il vino giovane viene descritto da Aurelie, amante delle metafore, come un bambino che deve essere educato, per poi raggiungere l’età della maturità, dove esprime al meglio le sue caratteristiche, fino ad invecchiare ed avere bisogno di supporto per dare ancora le giuste emozioni, dettate dall’esperienza.
Nel magazzino dell’etichettatura si è già quasi pronti con i preparativi per la festa del patrono del vino, Saint Vincent, che si celebra il prossimo 22 Gennaio.
Nel 2025 la statua del santo sarà portata proprio nel paese di Ladoix e, vista l’importanza della festività, la famiglia Nudant sta già cominciando a creare i vari addobbi per la grande celebrazione.
Tornati alla sala degustazioni, cominciamo gli assaggi con il vino più rappresentativo dell’azienda, prodotto con le uve dei vigneti più vicini alla cantina, il Ladoix Premier Cru “La Corvée” 2021. Un vino che ci regala sentori di frutti a bacca rossa, uno spunto speziato, di pepe bianco, molto delicato, che lascia spazio a sentori di sottobosco e un tocco ferroso. In bocca entra verticale, ma con un buon corpo, abbastanza sapido e minerale, ricco e di buona persistenza, con tannini molto delicati. Un vino che puoi bere subito o conservare per qualche anno, per godere della sua evoluzione.
Proseguiamo con Aloxe-Corton “Clos de la Boulotte” 2021, con uve provenienti da uno storico vigneto in affitto. Qui si esprimono più i sentori di ciliegia, un rocco di rabarbaro, note balsamiche e più ematiche. Al palato una maggiore freschezza, verticalità, tannino delicato, di beva e con una discreta persistenza.
Una conclusione con uno dei vini top dell’azienda Domaine Nudant, Echezeaux Grand Cru 2021, definito l’abito da sposa della Côte de Nuits, con i suoi sentori delicati già al naso, ben integrati tra di loro, che si esprimono nella frutta fresca, pot pourri di fiori rossi, rabarbaro, un tocco di spezia, spostandosi poi su note di tabacco e liquirizia in sottofondo. Anche in bocca un grande equilibrio, ben bilanciato, con buona acidità, minerale, abbastanza sapido e con un buon corpo, tannini setosi e buona persistenza.
“Il miglior tempo per bere questo vino è quando hai voglia di berlo!”.
Prima dei saluti una riflessione sui vini di Borgogna, che trovano sulla carta una prima facile divisione, tra vini regionali, dei Villages, Premier Cru e Gran Cru, che a loro volta sono frammentati nelle varie Appellation. “Quando sento qualcuno che mi dice non mi piacciono i vini di Borgogna, la ritengo una cosa impossibile, forse questa persona non ha ancora trovato la propria Appellation, o magari l’annata oppure il Vigneronne”.
“A causa delle numerose aziende che si sommano alle varie Appellation, senza dimenticare le annate, è impossibile bere tutti i vini di Borgogna!”
Un ringraziamento a Aurelie e a tutta la famiglia Nudant, per lei maglietta 337!