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venerdì, 19 Aprile, 2024

Due chiacchiere con Roberto Cipresso, Winemaker ed enologo di fama internazionale

Roberto Cipresso, compaesano Veneto, trasferitosi a Montalcino per coltivare la sua professione e passione, diventando un affermato Winemaker ed enologo di fama internazionale

Roberto CipressoHo avuto la preziosa opportunità di scambiare una chiacchierata con Roberto Cipresso, compaesano veneto nato a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza, Winemaker ed enologo di fama internazionale.

Una piacevole conversazione che si apre parlando della sua grande passione giovanile: la montagna!

La montagna è stata per Roberto la prima fonte di forza e d’ispirazione, una scuola che con saggezza gli ha trasmesso vere lezioni di vita, prima di dedicarsi completamente al mondo enologico.

Dopo le scuole superiori decise di frequentare la scuola di enologia di San Michele all’Adige, in Trentino, una scelta dettata dalla vicinanza dell’Istituto alle sue amate Dolomiti Trentine e al gruppo di amici del rifugio Brentei con cui era solito avventurarsi nelle uscite montanare.

La montagna, tanto amata da Roberto Cipresso, è stata purtroppo fatale ad un suo caro amico e questo incidente maturò in lui il desiderio di intraprendere un nuovo percorso di vita. Per far pace con le alte vette che gli avevano portato via una persona a lui tanto cara e per fare esperienza nel settore in cui aveva investito tempo e studio, scelse di trasferirsi in Toscana.

Spronato e referenziato dall’allora suo professore e oggi amico Attilio Scienza, decise di raggiungere una delle più importanti capitali dell’enologia italiana, Montalcino, con l’idea iniziale di rimanervi per qualche mese, per capire se il mondo del vino potesse piacergli veramente.

La sua storia d’amore con il mondo del vino dura da quasi quarant’anni e lui stesso afferma “da una passione sfrenata per la montagna sono caduto nel buco nero del mondo del vino

Erano gli anni in cui l’Italia si stava riprendendo dopo lo scandalo e crisi del metanolo, momento di svolta e di rinascita dell’enologia italiana. Nel 1987, la sua prima esperienza in Montalcino è stata nell’azienda Case Basse, di Gianfranco Soldera.
Una realtà visionaria come poche in quegli anni, che è stata un trampolino di lancio per la carriera di Roberto.

A poco più di vent’anni si è trovato protagonista nell’importante palcoscenico del mondo enologico nazionale diventando consulente per aziende vitivinicole in tutta Italia.

La montagna, dove è fondamentale analizzare ogni minima situazione, capire e prevenire l’intensità di ogni cambiamento attraverso le proprie capacità ed esperienze è stata per Roberto Cipresso motivo di educazione al mondo del vino, al quale ha applicato gli stessi principi di attenzione, osservazione e sensibilità.
La passione e la continua ricerca nel migliorarsi e nel trovare risposte a domande talvolta impossibili, si sono unite alle caratteristiche appena citate per avere un approccio sempre curioso su questo mondo decisamente infinito di sfaccettature.

La sua biografia è scritta in diversi articoli e libri e nella nostra chiacchierata scopriamo chi è e che cosa fa Roberto Cipresso al giorno d’oggi.

Roberto è sposato, ha due figli e la moglie è una nota ristoratrice di Montalcino titolare del ristorante Boccon Divino.

Oggi Roberto svela essere alle porte dei sessant’anni e ironicamente di essersi accorto di non essere immortale! Il suo obiettivo è quello di rallentare un po’ il ritmo, concentrandosi nel consolidare ciò che ha costruito finora, per lasciare una testimonianza tangibile ai suoi eredi. Una decisione dettata anche dal desiderio del più grande dei suoi figli, intenzionato a seguire la strada del padre, intraprendendo la laurea in enologia.

Un consolidamento che vede diversi progetti che andiamo a scoprire assieme.

Roberto Cipresso

Nel 1995 nasce il progetto “Cipresso43”. Il numero 43 rappresenta il parallelo che attraversa suoli e climi vocati per la produzione del vino, un filo immaginario che passa per luoghi dove hanno avuto origine le prime forme di viticoltura, la regione del Tigri e dell’Eufrate e continua per la Croazia, arrivando nella zona tra Marche, Umbria e Toscana, terre di vitigni autoctoni come il Verdicchio, il Montepulciano, il Sagrantino, il Sangiovese e il Vermentino. Si sposta poi nella coda della Corsica, va a toccare il Midi Francese (regione del Viognier e del Grenache) ed i Paesi Baschi (patria del bianco Txacoli), entra a New York e attraversa l’Oregon, terra capitale del vino made in Usa. Una linea che tocca punti carichi di energia, come Medjugorie, Assisi, Santiago De Compostela e Lourdes.

Con le uve autoctone di Toscana, Marche e Umbria, Roberto produce cinque vini della linea “Cipresso43”:
Altrove”, un rosato da uve Sangiovese provenienti dalla sua tenuta di Poggio al Sole,
Punto Bianco”, matrimonio tra un Verdicchio Marchigiano ed il Vermentino Toscano,
Punto Rosso”, a base di Sangiovese Toscano e Montepulciano Marchigiano,
Pigreco”, Sangiovese in purezza ed infine “La Quadratura del Cerchio” risultato della co-fermentazione di tre uve autoctone provenienti dalle regioni italiane attraversate dal Parallelo 43: Sangiovese (Toscana), Montepulciano (Marche) e Sagrantino (Umbria).

Un progetto pensato attraverso il Parallelo 43 e non in un’area delimitata, un assemblaggio all’avanguardia di uve che provengono da vendemmie diverse, ma, che, grazie alle tecniche di conservazione moderna, sono state trasportate e vinificate nella cantina di Roberto.

Nel 2001 nasce Winecircus: una cantina-laboratorio all’insegna di attività di ricerca e sviluppo, dove si mette a disposizione consulenza, innovazione e supporto taylor made alle aziende vitivinicole italiane ed estere, offrendo loro la possibilità di testare limiti e potenzialità del proprio vigneto e costruire cantine adattabili ai propri possibili obiettivi.

Le consulenze all’estero che segue Roberto Cipresso spaziano in diversi paesi come: Turchia, Spagna, Argentina, Brasile, un progetto in Perù a 3700 metri sul livello del mare, nell’amata Argentina, California e Armenia.

Un terzo progetto che lo vede impegnato in prima persona è la produzione di Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino. Poche migliaia di bottiglie di entrambi prodotte rispettivamente con le uve provenienti da Poggio al Sole, ai piedi di Sant’Angelo in Colle e dal vigneto in prossimità di Sant’Antimo.

Analizzati i tre progetti principali passiamo ad un livello più etereo parlando di filosofia, o più semplicemente della sua visione del mondo del vino, che lo accompagna da sempre. Un percorso che lo ha portato ad un’evoluzione di gusti, dapprima inclini ai grandi volumi ed ampiezze del vino, trasformati poi nella ricerca dell’eleganza e della raffinatezza. La ricerca del concetto di bello in assoluto prima, per poi spostarsi sul particolare, sul dettaglio, sulla personalità che crea l’insieme. Per dirla in termini calcistici il suo ruolo è passato da quello del centravanti d’attacco al mediano, al regista della partita che crea le occasioni facilitando la squadra con un gioco che funzioni.

Dopo migliaia di assaggi, oggi cerco i segreti che si celano dietro ad un bicchiere o una bottiglia

Il vino secondo Roberto Cipresso deve rispettare il terroir in modo intimo e deve essere riconducibile al paesaggio circostante e al suo autore.

Il concetto della quadratura del cerchio, che ha dato il nome ad uno dei vini della linea “Cipresso43” riprende proprio questi principi e il voler farsi sorprendere da risultati inaspettati, talvolta stravaganti, che però sono pensati e possono contaminare positivamente anche il pensiero di altri amanti del mondo del vino.

Roberto Cipresso

Un mondo dove oggi Roberto vede troppa gente, bloggers, winelovers che professano situazioni che non sono mai state vissute o elogiano vini mai assaggiati. Il vino come status crea solo una sfrenata competizione, mettendo in secondo piano il lavoro che ci sta dietro, l’ambiente, l’ecosistema per arrivare ad una determinata etichetta. L’approccio a questo settore deve essere sicuramente psicologico, estetico, intellettuale, dettato da un’accurata preparazione e conoscenza.

Bisogna ricordare che il vino è frutto della natura e di fattori estremamente variabili come la terra, il clima, l’uva e la volontà di chi lo produce. Gli errori sono all’ordine del giorno, e talvolta da qualche incidente di percorso, magari inizialmente tanto criticato, è nato qualcosa di unico, di magico, che ha rivoluzionato la storia del vino.

Abbiate un atteggiamento positivo e curioso su questo mondo, senza creare gossip o fomentare competizioni inutili; andate a toccare il terruar e scoprire le personalità di chi sta dietro all’etichetta. Di vino buono oggi ne è pieno il mondo, ma il segreto è metterci la faccia, anche nella comunicazione, è necessario creare quel coinvolgimento, suscitare emozioni, pathos”.

Un consiglio per conoscere meglio Roberto e fare un viaggio virtuale nella storia del vino è di andare ad ascoltare l’insieme di podcast dal titolo “Divino, Storia delle Storie”, registrati assieme al giornalista Federico Boffa, che si possono trovare su Audiable.

Grazie molte caro Roberto, sperando di poter sorseggiare presto un calice di Brunello a Poggio al Sole!

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